Facciamo un gioco, proviamo a leggere questa parabola da prospettive diverse.
Prova a rileggere il brano mettendoti nei panni del papà. Io avverto in lui tutta l’ansia di chi vuole bene. Un’ansia che noi spesso non comprendiamo e che tante volte ci annoia, quando si manifesta nella mamma che si preoccupa per noi, nel papà che ci mette in guardia da certe scelte sbagliate. Tante volte, incuranti dell’amore che ci circonda, facciamo scelte egoiste ed affrettate.
Tutti possiamo sbagliare. Rendersi conto di aver sbagliato è difficile, ma ancora più difficile è tornare sui propri passi e chiedere aiuto a chi ci ha sempre voluto bene. Qui Gesù ci rincuora. Paragona l’amore di Dio a quello di un padre in pensiero per il figlio. Possiamo leggere la storia mettendoci al posto del fratello più grande. Tante volte, per orgoglio, non accettiamo le scuse degli altri, magari sentendoci fieri di essere nel giusto, vantando un atteggiamento di superiorità nei confronti di chi ha sbagliato. Come se l’amore di Dio o di un genitore si potesse meritare.
Infine, molto più semplice è leggere la storia dalla prospettiva del figlio che sperpera tutti i propri beni. Potremmo dedurre molteplici lezioni di vita a partire dalle sventure di questo ragazzo. Tuttavia credo che un messaggio risuoni più forte di tutti: se anche tu ora dovessi trovarti incastrato in una scelta sbagliata non temere di tornare sui tuoi passi.
Qualcuno è a casa che ti aspetta e non ti giudicherà. Qualcuno è pronto ad amarti aldilà di ogni tua fragilità, nonostante ogni tuo errore.
Vanessa Neglia e Marco Prete Diocesi di Brindisi