Il commento alle letture di domenica 31 Maggio 2020 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.
FESTA DI PENTECOSTE
Letture: At 2,1-11; 1 Cor 13,3-7.12-13; Gv 20,19-23
“[19] La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.
[20] Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
[21] Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
[22] Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo;
[23] a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,19-23).
Da: C. MIGLIETTA, EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA. Perché (e come) essere Chiesa secondo la Bibbia, Gribaudi, Milano, 2010, con presentazione di S. E. Mons. Guido Fiandino
Una Chiesa pneumatologica
Luca negli Atti menziona ventun volte “lo Spirito il Santo”, con l’articolo in greco (“tò pnèuma tò àghion”), sedici volte parla dello “Spirito Santo”, senza articolo, nove volte si parla dello “Spirito”, senza aggettivo; due volte si dice: “lo Spirito del Signore” e una volta “lo Spirito di Gesù”. Almeno venti volte si dice che i cristiani sono “pieni di Spirito Santo”. “In poche parole, si ricava l’impressione che l’inizio e l’espansione del movimento cristiano stiano sotto il segno dello Spirito Santo” (R. Fabris[1]).
Se “la Pentecoste cristiana non deve essere considerata come l’atto di nascita della Chiesa…, indubbiamente, però, è l’ora decisiva della missione universale della Chiesa, l’ora in cui questa comunità viene dotata di una forza straordinaria e di una presenza soprannaturale per compiere, nei secoli, la sua missione universale” (S. T. Stancati[2]).
Nell’Antico Testamento troviamo spesso esempi di relazioni strette tra due personaggi, di cui uno muore o scompare di scena e l’altro ne prende il posto raccogliendone lo spirito: Mosè e Giosuè[3], Elia ed Eliseo[4]… Gesù aveva promesso l’effusione dello Spirito Santo dopo la sua dipartita: “Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: <<Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno>>. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv 7,37-39); “E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16,7). Alla sua morte in croce, Gesù aveva effuso lo Spirito sui credenti (“Emise lo Spirito”: Gv 19,30); ed è lo Spirito il grande dono del Risorto nelle sue apparizioni: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,22). Gesù, prima di ascendere al cielo, aveva ancora promesso lo Spirito Santo: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8).
Quello che Gesù aveva definito “un altro Paraclito” (Gv 14,16) è un altro Gesù: il Paraclito è la presenza di Gesù quando Gesù è assente.
Il racconto della Pentecoste[5] sottolinea come lo Spirito trasformi una comunità chiusa e pavida in una Chiesa evangelizzatrice, capace di parlare e di essere capita da uomini di tutte le razze. Inoltre la Chiesa diventa la comunità escatologica tutta di profeti promessa ad Israele: “Vi darò un cuore nuovo, e metterò dentro di voi uno Spirito nuovo… Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36,26-27); “Spanderò il mio Spirito sulla tua progenie e la mia benedizione sulla tua prosperità: cresceranno… come salici lungo i corsi d’acqua” (Is 44,3-4); “Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio Spirito” (Gl 3,1-2).
La Chiesa è sempre guidata e retta dallo Spirito: “La Chiesa… cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9,31). Pietro accusa Anania e Saffira, che non hanno pienamente condiviso con la comunità il ricavato della vendita di un campo, di “mentire allo Spirito Santo” e di essersi accordati “per tentare lo Spirito Santo” (At 5,3.9). E’ lo Spirito Santo che dice al diacono Filippo di “raggiungere il carro” (At 8,29) dell’etiope, funzionario della regina Candace, per annunziargli l’Evangelo; e alla fine di questo incontro “lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il Vangelo a tutte le città” (At 8,39-40). Così è lo Spirito che ordina a Pietro (“Alzati, scendi e va’”: At 10,20) di accogliere gli inviati del centurione Cornelio, presso cui si reca per proclamargli il Vangelo di Gesù: e infine “lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso” (At 10,44). E’ lo Spirito che “disse: <<Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati>>“ (At 13,2-3), che vieta a Timoteo e Paolo di “predicare nella provincia di Asia” (At 16,6). Questa presenza continua dello Spirito permette agli apostoli di affermare di fronte al sinedrio: “Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui” (At 5,32); o di dire, insieme agli anziani, dopo il primo “Concilio di Gerusalemme”: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (At 15,28).
“Il dono dello Spirito per sé non è legato a nessuna struttura o istituzione umana, neppure al rito del battesimo” (R. Fabris[6]). Significativo è quanto avviene mentre Pietro sta parlando a casa di Cornelio: “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: <<Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?>>. E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo” (At 10,44-48).
La stessa struttura “gerarchica” della prima Chiesa è opera dello Spirito: Paolo ricorda ai presbiteri di Efeso che “lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue” (At 20,28).
“Nella Chiesa delle origini la presenza dello Spirito santo era una presenza intima alla Chiesa, direttiva, decisionale, che forniva la forza divina necessaria all’evangelizzazione ma che era anche sorgente di prodigi e guarigioni… La Chiesa cristiana delle origini si distingue per il suo cristocentrismo e per il suo pneumatocentrismo, cioè sulla consapevolezza di essere fondata sugli eventi pasquali di Gesù Cristo morto e risorto, e sulla discesa e presenza continuata e attiva dello Spirito Santo, ricevuto dal Risorto… Lo Spirito e il Cristo costituiscono, dunque, i due soggetti trascendenti della Chiesa del Nuovo Testamento, soggetti che la comunità non ha mai perso di vista perché consapevole che se questo accadesse la Chiesa perderebbe la sua stessa identità. E’ questo veramente un dato basilare dell’ecclesiologia biblica: la consapevolezza della Chiesa neotestamentaria di non appartenere, in maniera radicale, a nessun passato religioso e culturale, ma di procedere direttamente da un’azione molteplice e sconvolgente di Dio, compiuta in Gesù Cristo e nello Spirito Santo. La Pasqua e la Pentecoste sono, pertanto, gli eventi necessari, fondamentali e basilari per tutto il cammino che la Chiesa dovrà compiere, fino alla fine dei tempi” (S. T. Stancati[7]).
[1] Fabris R., Atti degli Apostoli, Borla, Roma, 1977, pgg. 117-118
[2] Stancati S. T., Ecclesiologia biblica e dogmatica, Editrice Domenicana Italiana, Napoli, 2008, pgg. 32-33
[3] Dt 34,9
[4] 2 Re 2,9.15
[5] At 2,1-40
[6] Fabris R., Atti degli Apostoli, Borla, Roma, 1977, pg. 124
[7] Stancati S. T., Ecclesiologia biblica e dogmatica, Editrice Domenicana Italiana, Napoli, 2008, pg. 44-46
Carlo Miglietta