DISCORSO SULLA CADUTA DI GERUSALEMME (Lc 21,5-38)
Il genere apocalittico
Il genere apocalittico (da apo-kaluptein = s-velare, togliere il velo del mistero) รจ una rimeditazione sugli annunci profetici riguardanti gli interventi di Dio nella storia, ma soprattutto una rilettura immaginifica della teologia del โGiorno di IHWHโ: esso sarebbe stato il momento del giudizio finale di Dio contro le nazioni infedeli e contro lo stesso Israele peccatore (Is 13,6-13; Sof 1,14; Gl 4,14-20; Zc 14,1; Ml 3,14-19…), ma anche di salvezza dei giusti dopo un periodo di tribolazione e di afflizione, con retribuzione terrena o futura (Dn 9; 11; 12…). In un tempo di crisi e di oppressione, si rinnova la speranza in Dio che, tramite il suo Messia, interverrร per sconfiggere gli empi e far trionfare i buoni. Nella letteratura apocalittica si fa uso di linguaggio simbolico, di visioni, e si attribuiscono i testi a grandi personaggi dell’A.T. (Esdra, Baruk, Mosรจ, Isaia, Abramo, Giacobbe, Enoch…)
Il lungo discorso che si legge in Luca 21 appartiene al genere apocalittico: vengono descritti gli ultimi tempi come tempi di guerre e di divisioni, di terremoti e di carestie, di catastrofi cosmiche. Questo linguaggio ampiamente presente nel discorso di Gesรน, non รจ il messaggio, ma semplicemente il mezzo espressivo che tenta di comunicarlo. Nessuna di queste frasi deve essere presa alla lettera.
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Il discorso apocalittico nasce dalla convinzione che la storia cammina, sotto la guida di Dio, verso una salvezza piena e definitiva. Le delusioni e le continue contraddizioni della storia non riusciranno mai a demolire tale speranza, anzi serviranno a purificarla e a insegnare che la salvezza รจ, al di lร dellโesistenza presente, opera di Dio e non solo dellโuomo.
Il discorso apocalittico invita i credenti โ che ora sono i cristiani coinvolti nelle persecuzioni e amareggiati dallโodio del mondo โ a rinnovare la loro fiducia nella promessa di Dio e a perseverare nelle scelte di fede e a non cadere in compromessi: โneppure un capello del vostro capo perirร โ.
I fatti
Il discorso di Gesรน in Luca 21 รจ un intreccio di fatti, di rivelazioni, di esortazioni.
I fatti:
- La distruzione del Tempio (21,5-6).
- Falsi profeti si spacceranno per il Cristo e annunceranno che la fine รจ vicina (21,7-8).
- Ci saranno guerre e rivoluzioni, popolo contro popolo e regno contro regno (21,9-10).
- Ci saranno terremoti, carestie, pestilenze (21,11).
- Persecuzioni dei credenti, traditi persino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici (21,12-19).
- Devastazione di Gerusalemme e fine del mondo giudaico di allora (21,21-24).
- Segni nel sole, nella luna e nelle stelle (21,25-26).
Questi avvenimenti – eresie, guerre, persecuzioni, fenomeni cosmici โ non esauriscono il panorama della storia e delle sue contraddizioni, ma Gesรน li considera come situazioni tipiche e ricorrenti, situazioni che il discepolo deve essere pronto ad affrontare.
Le rivelazioni
- Gerusalemme sarร calpestata dai pagani finchรฉ i tempi dei pagani non saranno compiuti (21,24). Alcuni interpretano che cโรจ un tempo limitato in cui i pagani domineranno Gerusalemme (cfr Ap 11,2). Ma probabilmente Luca si riferisce al โmistero di Israeleโ di cui parla Paolo. Paolo, nella lettera ai Romani, in un capitolo, lโundicesimo, che abbiamo troppo spesso trascurato con conseguenze drammatiche nelle relazioni cristiano-ebraiche, ci rivela quale sia il โmistero di Israeleโ e il suo destino, e quale lโatteggiamento i cristiani debbano avere verso il popolo eletto. In Rm 11,25-32 Paolo comunica il mistero: tutto Israele nel futuro escatologico verrร salvato. Quando tutte le genti avranno accettato di far parte della Chiesa, allora anche tutto Israele si convertirร : โDio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principioโฆ Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente noโฆ Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perchรฉ non siate presuntuosi: l’indurimento di una parte di Israele รจ in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarร salvatoโ (Rm 11,2.11.25-29). E la conversione di Israele coinciderร con la resurrezione finale: โSe pertanto la loro caduta รจ stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarร la loro partecipazione totaleโฆ! Quale potrร mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?โ (Rm 11,12.15). Se la riprovazione dโIsraele รจ stata la salvezza dei popoli pagani, la loro accettazione da parte di Dio sarร la fine dei tempi, la riconciliazione ultima universale, la salvezza messianica escatologica (Rm 11,15).
- Allora vedranno il Figlio dellโuomo venire su una nube con grande potenza e gloria (21,27); quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il Regno di Dio รจ vicino (21,31): nella prova, nel dolore, il credente sa che Gesรน รจ il Salvatore; รจ nella sofferenza che Dio si fa piรน vicino a noi. La designazione โFiglio dellโuomoโ proviene da Dn 7,13-14 e annunzia una figura messianica che pur partendo da umili origini (figlio dellโuomo significa uomo comune), รจ chiamato a salire fino allโAntico dei giorni o Altissimo (Dn 7,13-14)โฆ Si tratta della piรน alta concezione a cui i profeti siano arrivati parlando del futuro salvatoreโฆ Il Figlio dellโuomo รจ il plenipotenziario di Dio, il salvatore, il liberatoreโ (O. Da Spinetoli). La nube accenna alla divinitร del Figlio dellโuomo (At 1,9). La parola liberazione (โapolytrรฒsis) รจ una chiosa tipica di Luca. La venuta del Figlio si identifica con la liberazione.
- Non passerร questa generazione prima che tutto avvenga (21,32). L’attesa dell’avvento del Regno di Dio, nel Nuovo Testamento, รจ circoscritta entro i confini temporali della generazione che aveva avuto modo di incontrare personalmente Gesรน: il Regno era aspettato nel tempo della vita stessa di Gesรน, o alla sua morte, o alla sua resurrezione, o comunque dopo non molto da essa. Anche in Giovanni, Gesรน nell’ultima cena promette: โVado a prepararvi un posto; quando sarรฒ andato e vi avrรฒ preparato un posto, ritornerรฒ e vi prenderรฒ con meโ (Gv 14,2-3). E il quarto Vangelo si conclude con la convinzione, basata su una parola di Gesรน, che la venuta ultima del Signore si sarebbe realizzata prima della morte del discepolo amato (Gv 21,22-23; cfr 1 Gv 2,18).
La Parusia, l’avvento del Signore, sono considerati imminenti dai primi cristiani: Paolo scrive ai Tessalonicesi, verso il 50 d.C.: โQuesto vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo, e che saremo ancora in vita per la venuta del Signore…, noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti… tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e cosรฌ saremo sempre con il Signoreโ (1 Ts 4,15.17). Per questo Paolo ai Corinti consiglia il celibato perchรฉ โormai si รจ fatto breveโฆ: perchรฉ passa la scena di questo mondo!โ (1 Cor 7,24.29-31). Giacomo scrive: โLa venuta del Signore รจ vicinaโ (Gc 5,7-8).
Ma il tempo passa… e il Signore non viene! La prima comunitร cristiana entra in una crisi drammatica: i โsanti di Dioโ, gli โelettiโ fanno esperienza del peccato, anzi della stessa morte, senza avere visto l’arrivo del Signore. โSchernitori beffardiโ cominciano a dire: โDov’รจ la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazioneโ (2 Pt 3,3-4). E si tentano varie risposte: โChi mangia e beve (dell’eucarestia) senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. E’ per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono mortiโ (1 Cor 11,29-30); โVi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesรน Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi cosรฌ facilmente confondere o turbare… quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrร avvenire l’apostasia e dovrร essere rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizioneโ (2 Ts 2,1-8); โIl Signore non tarda nell’adempire la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsiโ (2 Pt 3,9). E si sottolineano nei Vangeli gli inviti alla pazienza e alla vigilanza (Mt 24,42) โpoichรฉ lo sposo tardaโ (Mt 25,5), โil padrone tarda a venireโ (Lc 12,45). Si comincia perรฒ a dire che โquanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padreโ (Mt 24,36). Al momento dell’Ascensione, agli apostoli che chiedono a Gesรน: โSignore, รจ questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?โ, ed egli risponde: โNon spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua sceltaโ (At 1,6-7).
Nasce allora una riflessione nuova: il Regno di Dio si รจ giร instaurato nel mistero pasquale di Gesรน, nel suo โpassaggioโ da questo mondo al Padre attraverso la sua passione, morte, resurrezione e ascensione: รจ questo l’evento che ha determinato una volta per tutti la sconfitta del male e il trionfo di Dio, e che ha fatto di coloro che seguono il Cristo un popolo santo, di veri figli di Dio.
I discorsi apocalittici del Nuovo Testamento (Mt 24,1-44; Mc 13,1-37; Lc 21,5-36) avevano presentato la venuta del Figlio dell’uomo come collegate all’โabominio della desolazioneโ, alla distruzione di Gerusalemme e del tempio e alla fine del mondo. Luca non parla di abominioโ, ma solo di โdesolazioneโ (โerรจmosisโ: 21,20). Il profeta Daniele, parlando dell’โabominio della desolazioneโ (Dan 9,27), aveva detto che al termine delle settanta settimane ci sarebbe stata l’uccisione dell’Unto del Signore, la profanazione del tempio e l’interdizione del culto. I cristiani cominciano a capire che Gesรน, facendo riferimento a tale profezia (Mt 24,15; Mc 13,14), aveva voluto configurare proprio la sua morte, ordita dai capi religiosi, dai responsabili del tempio, come la massima profanazione del tempio stesso, che avrebbe prodotto l’abbandono del giudaismo e delle sue pratiche cultuali (Mt 23,38; Mt 24,16-20; Mc 13,14-18), e aveva voluto cosรฌ proclamare cosรฌ la fine dell’economia antica, simboleggiata dallo squarciarsi del velo del tempio (Mt 27,51; Mc 15,38; Lc 23,45); la sua morte era stata inoltre il momento della catastrofe cosmica, come annunciato dai segni che l’accompagnarono: le tenebre, il terremoto, la resurrezione dei morti (Mt 27,45.51-54; Mc 15,38; Lc 23,45).ย
Proprio nelle lettere scritte alle comunitร d’Asia (Colossi ed Efeso, tra il 61 e il 63, dalla prigionia di Roma), in mezzo a cui nascerร l’Apocalisse, Paolo afferma che i beni fondamentali del Regno Messianico, il dono dello Spirito, la resurrezione, una nuova vita divina, sono giร realizzati. Il battezzato รจ giร morto e risorto in Cristo (Col 2,12-13; 3,1); il credente รจ giร collocato con Gesรน nei cieli (Ef 2,5-6 )!
In tal senso nasce poi, secondo la lettura moderna, il testo dell’Apocalisse: siamo โgiร โ salvati, โgiร โ redenti, โgiร โ possessori dei beni del Regno, la grazia, la vita di Dio, la vittoria sul peccato e sul male, anche se, ancora imprigionati nella dimensione spazio-temporale tipica della creaturalitร , โnon ancoraโ li gustiamo esperienzialmente: per ora solo nella fede partecipiamo a questo evento, finchรฉ la nostra morte, liberandoci dalla nostra dimensione terrena e lanciandoci nell’eternitร di Dio, ci permetterร di vivere in pienezza la salvezza e l’incontro con Dio. Per l’Apocalisse, grande messaggio di speranza, nella Croce e Resurrezione giร si รจ realizzato il โgiorno del Signoreโ, e nella nostra morte noi entreremo nella dimensione di Dio, in cui, fuori dallo spazio e dal tempo, il โgiudizio particolareโ di ciascuno di noi e il โgiudizio universaleโ coincidono.
- Quel giornoโฆ come un laccio si abbatterร su tutti (21,35). Il ritorno del Figlio dellโuomo non sarร preceduto da segni premonitori prevedibili e rassicuranti: giungerร allโimprovviso. โNellโora che non immaginate il Figlio dellโuomo vieneโ (Lc 12,40); โIl padrone di quel servo arriverร un giorno in cui non se lโaspetta e a unโora che non saโ (Lc 12,46). Ciรฒ che conta, dunque, รจ stare attenti a non lasciarsi sorprendere.
Le esortazioni:
- Non lasciatevi ingannare (21,8).
- Non vi terrorizzate: non รจ subito la fine (21,9).
- Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perchรฉ la vostra liberazione รจ vicina (21,28): Dio vi libera dal dolore!
- Non preparate la vostra difesa: io vi darรฒ parola e sapienza cosicchรฉ tutti i vostri avversari non potranno resistere nรฉ controbattereโฆ Nemmeno un capello del vostro capo andrร perduto (21,14-18).
- Con la perseveranza salverete la vostra vita: lโโypomonรจโ, che รจ sopportazione e pazienza (21,19).
- La Chiesa si separi dal giudaismo: inizia una nuova economia: โColoro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la cittร se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in cittร โ (21,21).
- I vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioniโฆ e affanni della vita (21,34).
- Vegliate in ogni momento pregando, perchรฉ abbiate la forza diโฆ comparire davanti al Figlio dellโuomo (21,36). Il regno di Dio si รจ instaurato una volta per tutte nell’incarnazione, morte e resurrezione di Gesรน, nell’โoraโ (Gv 13,1) in cui egli รจ passato da questo mondo al Padre, e con lui ha fatto fare Pasqua, cioรจ passaggio, anche a noi. Ma se ciรฒ si รจ giร realizzato nella fede โuna volta per tutteโ (Rm 6,10; Eb 7,27; 9,12; 1 Pt 3,18), per noi che restiamo ancora nella creaturalitร , soggiacendo ai limiti dello spazio e del tempo, c’รจ ancora l’esperienza della sofferenza e della morte: per questo talora nei Vangeli questo regno รจ presentato come evento non ancora realizzato (Mt 7,21; 8,11; 13,43; 19,23; 25,34; Mc 14,25; 1 Cor 6,9-10; Ef 5,5; 2 Pt 1,11…). Nella fede siamo giร salvati, partecipi della vita stessa di Dio, del suo regno glorioso; nell’esperienza quotidiana siamo ancora sotto il segno della creaturalitร e dei suoi limiti. Per questo preghiamo: โVenga il tuo regnoโ (Mt 6,10; Lc 11,2), chiedendo a Dio che sperimentiamo presto anche nella nostra dimensione storica quanto si รจ giร realizzato nell’eternitร di Dio, la vittoria definitiva sul male e sulla morte da parte del Figlio. ร il grido del credente che implora: โMaranร tha: vieni, Signore!โ (1 Cor 16,22), come la Sposa dell’Apocalisse (Ap 22,17.20). Che giร ora, nella nostra vita, possiamo partecipare, nella fede, alla vittoria di Cristo sul male e sulla morte, che giร ora la nostra vita sia piena della gioia del regno! Nell’attesa dell’incontro definitivo con il Signore che si realizzerร con la nostra morte, quando usciremo dallo spazio e dal tempo per andare incontro a Dio nella sua eternitร .
Il commento alle letture di domenica 28 novembre 2021 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.