Il commento alle letture di domenica 28 Luglio 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ “Buona Bibbia a tutti“.
Il “Padre nostro”, modello di preghiera
Spesso invece la nostra preghiera, soprattutto nel momento della sofferenza, non riesce ad essere lode, ma si limita ad un superstizioso e pagano elenco di richieste. Anche noi dobbiamo quindi direย con umiltร :
“Signore, insegnaci a pregare!” (Lc 11,1).
E nel Nuovo Testamento il Signore Gesรน stesso verrร incontro alla richiesta dei suoi discepoli, insegnando loro una “preghiera modello”, il “Padre nostro” (Mt 6,9-13; Lc 11,1-4). Nella prima parte del “Pater”, l’invocazione รจ al contempo lode a Dio e richiesta che presto per noi si realizzi il suo progetto d’amore.
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a) Padre nostro, che sei nei cieli
Innanzitutto Dio non รจ l’Assente, l’Essere impersonale: รจ colui al quale io posso parlare, che ascolta la mia voce, con cui posso entrare il colloquio. Anzi egli mi รจ “Padre”: la paternitร รจ l’icona piรน usata, con quella sponsale, nella Bibbia, per esprimere che Dio รจ amore: noi non siamo a lui indifferenti, ma siamo l’oggetto della sua benevolenza, siamo preziosi ai suoi occhi “come la pupilla del suo occhio” (Dt 32,10; Sl 17,8), siamo suoi figli amatissimi (Es 4,22; Dt 1,31; 14,1; Est 8,12; Sl 103,13; Pr 3,12; Sap 9,4; 16,26; Ger 31,20; Os 11,1; Gv 1,12; 11,52; Mt 5,45; Ef 1,5; Gal 3,26; 4,6-7; Rm 8,12-17; 1Gv 3,1-2; Ap 21,7…). Tutti siamo suoi figli: il “nostro” che Matteo aggiunge (Mt 6,9) ci ricorda questa universalitร dell’amore di Dioย che abbraccia tutti gli uomini, anzi ogni creatura e tutto il creato:
“Poichรจ tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato…
perchรจ tutte le cose son tue, Signore, amante della vita” (Sap 11,24.26).
Tutti quindi possono chiamare Dio “Padre”, anzi “Abba’” (Rm 8,15; Gal 4,6), cioรจ “Papi”, “Papino”, il piรน tenero vezzeggiativo dei bimbi.
b) Sia santificato il tuo nome
Al Dio “Papi” innanzitutto chiediamo che
“sia santificato il tuo nome” (Mt 6,9; Lc 11,2):
siamo probabilmente di fronte ad un “passivo divino”, cioรจ ad uno di quei modi ebraici per evitare di nominare il nome di Dio invano, e che quindi puรฒ vedere Dio come complemento d’agente; potremmo tradurlo: “Fa’ che sia manifesta la santitร del tuo nome”. La “santitร ” traduce l’ebraico “qedushah“, derivante da una radice che dignifica “separare”, “tagliare”. Il termine richiama l’assoluta alteritร di Dio, la sua trascendenza: Matteo rafforza questo concetto ricordando che il Padre nostro a cui ci rivolgiamo รจย “nei cieli”:
“Padre nostro, che sei nei cieli” (Mt 6,9),
cioรจ in una dimensione diversa dalla nostra: i suoi pensieri e le sue vie non sono le nostre (Is 55,9-10).
Di converso, con questa invocazione chiediamo a Dio di comprendere la nostra alteritร da lui: che cioรจ noi siamo creature, e come tali limitate, finite, mortali. E’ la richiesta di comprendere, soprattutto nel momento del dolore, che non รจ Dio a mandarci il male e la morte, ma che esse fanno parte della nostra condizione creaturale, che sono il modo di essere di noi che siamo “sulla terra” e non “nei cieli”. Ma รจ al contempo la domanda di capire che la nostra alteritร da lui non รจ una punizione, ma il suo dono piรน bello, l’unico modo per poterci permettere di essere suoi partners nell’amore, capaci con lui di dialogo e di relazione.
c) Venga il tuo regno
Ma la “santitร ” di Dio, la sua alteritร da noi non restano inaccessibili. L’affermazione in Osea
“Io sono Santo in mezzo a te” (Os 11,9)
indica giร nell’Antico Testamento la possibiltร che Dio venga in mezzo a noi a farci partecipi della sua santitร , della sua vita divina, della sua beata immortalitร . Dio “soffre”, come abbiamo detto, di vedere il suo amato, la creatura, oppressa dalla finitudine e della morte. E fin dalla creazione progetta l’incarnazione del Figlio, per la quale sussumerร il limite umano nella sua dimensione divina. Tutto il tema dell’Alleanza, nella Bibbia, altro non รจ che il richiamo all’hesed di Dio, al suo amore tenero e misericordioso che cerca di relazionarsi con l’uomo in un rapporto paterno e sponsale.
Nasce in Israele l’attesa del “giorno di JHWH”, dell’avvento definivo del “Regno di Dio” (Ez 20,33; Mi 4,7):
“Lodai e glorificai colui che vive in eterno,
la cui potenza รจ potenza eterna
e il cui regno รจ di generazione in generazione” (Dn 4,31);
il regno di colui che vive nella dimensione dell’eternitร vuole farsi storia, uscire “dai cieli” per entrare nelle generazioni degli uomini. Nella profezia (Is 2,2-5; 9,1-6; 11,1-9; 32,1-5; Mi 5,1-3; Zc 6,12-13…) e nella teologia della sovranitร regale (2 Sam 7, 8-16; 1 Re 8,25; Sl 2; 89; 110; 132…) si fa strada l’idea di un Messia che instaurerร il Regno di Dio (Gen 17,16; 49,8-14;1 Sam 2,10; Sl 72; Ger 23,5-6; 33,14-16; Dn 2,44; Zc 12,7-10…).
Ma รจ in Gesรน Cristo che
“รจ dunque giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20);
รจ in Gesรน che
“i ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi acquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri รจ predicata la buona novella” (Mt 11,5),
realizzando l’attesa di Israele (Is 26,19; 29,18-23; 35,5-6; cfr Lc 4,17-21 e Is 61,1-2):
“Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciรฒ che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciรฒ che voi udite, ma non l’udirono” (Lc 10,24).
Per questo Gesรน predica:
“Il regno dei cieli รจ vicino” (Mt 4,17; Lc 21,31),
“Al Padre vostro รจ piaciuto di darvi il suo regno” (Lc 12,32),
ed esorta i suoi discepoli:
“Predicate che il regno dei cieli รจ vicino” (Mt 10,7).
Ormai, in Gesรน, Dio si รจ fatto “vicino” agli uomini, la divinitร si fonde con l’umanitร , e noi partecipiamo della vita di Dio pur nell’alteritร da lui. Gesรน lo esplicita rispondendo ai farisei, che lo interrogarono:
“”Quando verrร il regno di Dio?”… Rispose: “Il regno di Dio รจ in mezzo a voi!” (Lc 17,20.21).
E’ interessante che Matteo (Mt 11,5), dichiarando compiuto in Gesรน il regno messianico, cita la profezia di Isaia che collega la realizzazione del “giorno del Signore” con la glorificazione del suo santo Nome:
“Udranno in quel giorno
i sordi le parole di un libro;
liberati dall’oscuritร e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno.
Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i piรน poveri gioiranno nel Santo di Israele…
Perchรจ il tiranno non sarร piรน, sparirร il beffardo…
Vedendo il lavoro delle mie mani tra di loro,
santificheranno il mio Nome,
santificheranno il Santo di Giacobbe
e temeranno il Dio d’Israele” (Is 29,18-23).
Il regno di Dio si รจ instaurato una volta per tutte nell’incarnazione, morte e resurrezione di Gesรน, nell'”ora” (Gv 13,1) in cui egli รจ passato da questo mondo al Padre, e con lui ha fatto fare Pasqua, cioรจ passaggio, anche a noi.
Ma se ciรฒ si รจ giร realizzato nella fede “una volta per tutte” (Rm 6,10; Eb 7,27; 9,12; 1 Pt 3,18), per noi che restiamo ancora nella creaturalitร , soggiacendo ai limiti dello spazio e del tempo, c’รจ ancora l’esperienza della sofferenza e della morte: per questo talora nei Vangeli questo regno รจ presentato come evento non ancora realizzato (Mt 7,21; 8,11; 13,43; 19,23; 25,34; Mc 14,25; 1 Cor 6,9-10; Ef 5,5; 2 Pt 1,11…). Nella fede siamo giร salvati, partecipi della vita stessa di Dio, del suo regno glorioso; nell’esperienza quotidiana siamo ancora sotto il segno della creaturalitร e dei suoi limiti. Per questo preghiamo:
“Venga il tuo regno” (Mt 6,10; Lc 11,2),
chiedendo a Dio che sperimentiamo presto anche nella nostra dimensione storica quanto si รจ giร realizzato nell’eternitร di Dio, la vittoria definitiva sul male e sulla morte da parte del Figlio. E’ il grido del credente che implora:
“Maranร tha: vieni, Signore!” (1 Cor 16,22),
come la Sposa dell’Apocalisse (Ap 22,17.20).
Che giร ora, nella nostra vita, possiamo partecipare, nella fede, alla vittoria di Cristo sul male e sulla morte, che giร ora la nostra vita sia piena della gioia del regno! Nell’attesa dell’incontro definitivo con il Signore che si realizzerร con la nostra morte, quando usciremo dallo spazio e dal tempo per andare incontro a Dio nella sua eternitร .
d) Sia fatta la tua volontร come in cielo cosรฌ in terra
Chiedendo .poi:
“Sia fatta la tua volontร
come in cielo cosรฌ in terra” (Mt 6,10),
invocazione presente solo nella versione di Matteo, altro non facciamo che implorare da Dio che si compia per noi il suo progetto di salvezza, che รจ proprio l’incarnazione fino a morire del Figlio per farci partecipi della vita divina con la sua resurrezione: รจ il tema evangelico della “volontร ” del Padre (Gv 6,38-40; 8,42; 10,17-18; 12,49-50; 14,31; 18,11; 19,30; Mt 26,39…), cui corrisponde la meditazione paolina sull'”obbedienza” del Figlio (Ef 2,5-9; Rm 5,19…). Noi chiediamo a Dio che il suo piano di salvezza si realizzi per noi giร nel nostro oggi, e che tutti giร fin d’ora ne diventino partecipi nell’adesione al Cristo, che ci rende capaci di passare dalla morte alla vita (Rm 6,4-11; Col 1,12-14.20; 3,3-4).
e) Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Se le invocazioni della prima parte del “Padre nostro” sono in fondo soprattutto una lode per il progetto d’amore di Dio, oltre che una supplica perchรจ tutti gli uomini lo accettino nella propria vita e rispondano nell’amore all’offerta d’amoreย di Dio, qualche problema in piรน ci pongono le istanze della seconda parte, che sono delle vere e proprie richieste.
Innanzitutto noi chiediamo a Dio:
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11; Lc 11,3: “ogni giorno il nostro pane quotidiano”):
noi riconosciamo che tutto ci viene da Dio: il termine “pane” per gli ebrei indica il nutrimento in genere, ciรฒ di cui necessitiamo (Gen 28,20; 47,15…). Noi dipendiamo completamente dalla Provvidenza di Dio, confessiamo di essere creature che sussistono per la liberalitร del Creatore, e gli chiediamo il nostro sostentamento, che proviene da lui, e non unicamente dai nostri sforzi. Anche se il pane รจ frutto della nostra fatica (“Chi non vuol lavorare neppure mangi”: 2 Ts 3,10),
“Se il Signore non costruisce la cittร
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la cittร ,
invano veglia il custode.
Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darร ai suoi amici nel sonno” (Sl 127,1-2).
Ma attenzione: il pane che Dio ci dร non รจ riconducibile alla logica del “mio” e del “tuo”, ma del “nostro”: Dio dร il suo pane a tutti gli uomini come famiglia umana. Se poi c’รจ chi muore di fame mentre altri soffrono per i problemi collegati all’obesitร , ciรฒ รจ da ricercarsi nel peccato degli uomini. Chiedere quindi a Dio il “nostro” pane significa farsi carico della fame dei fratelli, significa impegnarsi a partecipareย i nostri beni con chi non ne ha, significa battersi contro ogni sperequazione ed ingiustizia sociale, contro un sistema malvagio che rende troppo ricco il venti per cento della popolazione mondiale e troppo povero il restante ottanta per cento. Non si tratta solo di dare il supefluo, ma di impegnarsi davanti a Dio per la vera solidarietร ed unitร della famiglia umana, da Dio convocata al banchetto terreno, segno e profezia di quello celeste (Is 25,6; 55,1-3; Mt 22,2; 26,29; Ap 19,9), in cui tutti “non avranno piรน fame, non avranno piรน sete” (Ap 7,16).
“Quotidiano” (Mt 6,11; Lc 11,3), “epiousion“, che compare solo qui in tutto in Nuovo Testamento, puรฒ significare “per il giorno che viene”, cioรจ per l’oggi, se lo si fa derivare da epi-ienai: in tal caso รจ un rafforzativo di “dacci oggi”, o “dacci ogni giorno”, per aprirci ad una fiducia illimitata. Ma se lo si fa derivare da epi-einai, puรฒ significare “necessario per l’esistenza”:ย in questo caso รจ domanda a Dio di tutto ciรฒ di cui abbiamo bisogno per la nostra vita, รจ affidare a lui tutto il nostro essere; ma puรฒ anche tradursi “sovrasostanziale”, ed in tal senso vi sarebbe una chiara allusione all’Eucarestia, Pane di Vita, corpo di Cristo, “farmaco di immortalitร ” (Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20,2: PG 5,661), indispensabile per la vita eterna (Gv 6,53-56). Chiediamo cioรจ a Dio anche il dono dell’Eucarestia, mistero per cui si fa presente a noi Dio stesso, il Figlio diventa tutt’uno con la nostra carne mortale per farla partecipe della sua immortalitร , si fonde con la nostra finitudine per farci partecipi dell’infinito di Dio, vero Viatico verso il Regno, in cui pienamente parteciperemo della vita divina.
f) Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
“E rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,10; “E rimetti a noi i nostri peccati, e infatti anche noi li rimettiamo a ogni nostro debitore”: Lc 11,4):
chiediamo qui a Dio di inglobarci nel suo piano di salvezza. Noi confessiamo a Dio la nostra limitatezza, il nostro peccato, il nostro bisognoย di lui, di essere incorporati in Cristo,
“per opera del quale abbiamo la redenzione,
la remissione dei peccati” (Col 1,14; Ef 1,7).
Il riconoscerci limitati e peccatori รจ il primo indispensabile passo per entrare nel suo mistero di amore, prendendo coscienza della sua tenerezza che ci salva e rispondendo di sรฌ alla sua misericordia.
Ma perchรจ “come noi li rimettiamo ai nostri debitori”? Perchรจ il perdono di Dio รจ condizionato al nostro perdonarci tra di noi? Non siamo qui nella logica mercantile del “do ut des”, tipica di tante religioni: siamo qui ancora una volta al cuore del cristianesimo. Chiedere a Dio qualcosa significa sempre immediatamente farcene carico, cominciare a viverla: per questo possiamo chiedere a Dio riconciliazione solo se siamo diventati riconciliazione con i nostri fratelli. Piรน volte Gesรน esplicita questa logica:
“Siate misericordiosi come รจ misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarร perdonato; date e vi sarร dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarร versata nel grembo, perchรจ con la misura con cui misurate, sarร misurato a voi in cambio” (Lc 7,36-38);
“Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perchรจ siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Mt 5,44-45);
“Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerร anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerร le vostre colpe” (Mt 6,14-15);
e Gesรน racconta la parabola del servo spietato, cui il Padrone condona un debito immenso, e che non sa perdonare un piccolo debito di un altro servo, concludendo:
“Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perchรจ mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu avere pietร del tuo compagno, come io ho avuto pietร di te?”. E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finchรจ non gli avesse restituito tutto il dovuto. Cosรฌ anche il mio Padre celeste farร a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore il vostro fratello” (Mt 18, 23-35);
“Se dunque presenti la tua afferta sull’altare e lรฌ ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lรฌ il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).
Il vero amore verso Dio รจ sempre l’amore per i fratelli:
“Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, รจ un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non puรฒ amare Dio che non vede. Questo รจ il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello” (1 Gv 4,19-21).
Solo se siamo riconciliati con i fratelli possiamo quindi essere riconciliati con Dio: e la preghiera di essere perdonati da lui diventa impegno di perdono verso tutti gli uomini.
g) Non ci indurre in tentazione
“E non ci indurre in tentazione” (Mt 6,13; Lc 11,4):
la “tentazione” รจ certamente un tema costante nella Bibbia: poichรจ l’amore รจ un atto libero, รจ “voler” bene, si puรฒ sempre dire di no all’alleanza proposta da Dio, si puรฒ sempre rifiutare la sua offerta. La possibilitร di dire di no a Dio, di cercare altrove che in lui ciรฒ che per l’uomo รจ bene e felicitร , รจ presente fin dall’esperienza di Adamo ed Eva (Gen 3), di Abramo (Gen 22,1-19), di Giobbe (Gb 1,9-12; 2,4-6), dell’intero Israele (Dt 8,2-5). La tentazione fa parte del nostro essere liberi (Gdt 8,25-27): รจ la conseguenza del nostro essere “a immagine e somiglianza” di Dio (Gen 1,26), capaci di amore e quindi di atti volontari. In questo senso Dio ci “manda” la tentazione: ci ha dato cioรจ la possibilitร di rapportarci o no con lui in una libera scelta. Anche Gesรน, vero uomo, ebbe questa possibilitร : per questo si dice che
“fu condotto dallo Spirito (ndr.:!!!) nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Mt 4,1).
Ma se รจ reale la tentazione, che significa chiedere a Dio di non “indurci” in essa? “Tradurre con una sola parola il termine greco รจ difficile: significa “non permettere di entrare in” (cfr Mt 26,41: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione”), “non lasciarci soccombere alla tentazione”.
“Dio non puรฒ essere tentato dal male e non tenta nessuno al male” (Gc 1,13);
al contrario , vuole liberarcene. Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduceย al peccato. Siamo impegnati nella lotta “tra la carne e lo Spirito”. Questa richiesta implora lo Spirito di discernimento e di fortezza” (Catechismo della Chiesa Cattolica, op. cit., n. 2846). Noi chiediamo cioรจ a Dio quello Spirito che egli non nega mai, e che ci rende capaci di dire “Abbร , Padre!” (Gal 4,6) e “Gesรน รจ Signore” (1 Cor 12,3), di aderire quindi con fede al suo piano d’amore. Ancora una volta, la richiesta fatta a Dio รจ affermazione della nostra disponibilitร ad aprire il nostro cuore a lui.
h) Liberaci dal male
“Ma liberaci dal male” (Mt 6,13):
ย apรฒ toรน poneroรน: รจ molto controverso se derivi dal neutro ponerรฒn, il male, o dal maschile ponerรฒs, il maligno, cioรจ satana (cfr Mt 13,19 in parallelo a Mc 4,15 e Lc 8,12). Nel primo caso, chiediamo che si compia presto per noi il piano di Dio che prevede che noi superiamo ogni dolore, ogni sofferenza, la morte, per vivere della sua stessa vita in Cristo. Nel secondo caso invochiamo di essere liberati da satana, il diavolo (da dia -ballo, dividere, colui che vuole dividerci da Dio , tra di noi e in noi stessi), “omicida fin da principio…, menzognero e padre di menzogna” (Gv 8,44), “che seduce tutta la terra” (Ap 12,9), “principe del mondo” (Gv 14,30). E forse piรน probabile la seconda interpretazione: ” 13b deve essere considerato alla luce di 13a: secondo J. Jeremias la parola “tentazione” non si riferisce “alle piccole tentazioni quotidiane”, bensรฌ “alla grande tentazione finale… , satana al posto di Dio…”.ย Se dunque 13a implora cosรฌ apertamente aiuto contro il demonio, allora il genitivo poneroรน in 13b andrร inteso come maschile: l’orante chiede di essere strappato da questa potenza (K. G. Kuhn). Su questo I. A. Bengel …: “la sesta e settima domanda sono intimamente legate” -quasi una formulazione negativa e una positiva- “talchรจ alcuni le ritengono una sola e unica domanda”. Su Mt 6,13 Bengel cita Hiller: “Il maligno non ha ancora cambiato idea dal tempo di Adamo: รจ e rimane il maligno, nemico di Dio e di Cristo e di tutti coloro che credono in Dio e in Cristo”” (L. Coenen, E. Beyreuther, H. Bietenhard, Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Dehoniane, Bologna, 1976, pgg. 963-964).
Ma sappiamo che nell”ora” di Gesรน, in cui “elevato da terra, attira tutti a sรจ” (Gv 12,31), “il principe di questo mondo” รจ stato “gettato fuori” (Gv 12,31), e sconfitto una volta per tutte. E chi sta con Dio non soggiaceย piรน alle forze del male:
“Chi รจ nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1 Gv 5,18-19);
Quindi l’uomo giร puรฒ partecipare, nella fede, alla vittoria definitiva di Gesรน; il cristiano perciรฒ invoca di aderire pienamente a Cristo, di sfuggire alla possibilitร di opporsi a Dio, perchรจ nel tempo presente ancora abbiamo la possibilitร di rifiutare Dio:
“Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1 Pt 5,8-9).
Chiedereย a Dio di liberarci dal “male-maligno” significa professare la nostra volontร di aderire alla salvezza, e aprire il nostro cuore al Figlio venuto sulla terra a sconfiggere il dolore, la sofferenza, il peccato, la morte.
Globalmente quindi “la preghiera modello”, il “Padre nostro”, ci insegna nelle setteย domande di Matteo (Mt 6,9-13) e nelle cinque forse piรน antiche domande di Luca (Lc 11,2-4) a chiedere la nostra conversione, la nostra adesione piena a amorosa al
“mistero della sua volontร ,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui (ndr: nel Figlio) prestabilito
per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioรจ di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra
In lui siamo stati fatti anche eredi” (Ef 1,9-11).
La preghiera di domanda
Nel Salterio abbiamo visto portare a Dio richieste concrete; ma nel “Padre nostro” Gesรน ci ha insegnato che la preghiera รจ essenzialmente lode e richiesta della nostra conversione. Alla luce della rivelazione di Dio in Cristo, che senso ha ancora la preghiera di domanda, se Dio รจ un Padre buono che a tutti provvede con un piano di infinita misericordia? Infatti Gesรน ci dice:
“Pregando, poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di essere ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perchรจ il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,7-8).
Ma d’altra parte lo stesso Gesรน ci esorta:
“Chiedete e vi sarร dato, cercate e troverete, bussate e vi sarร aperto. Perchรจ chi chiede ottiene, chi cerca trova, a chi bussa sarร aperto” (Lc 11,9-10);
e perciรฒ racconta la parabola dell’amico importuno, che ottiene esaudimento dall’altro, giร a letto con i bambini, non
“per amicizia, … ma per la sua insistenza” (Lc 11,5-8).
Gesรน ci invita a
“pregare sempre, senza stancarsi” (Lc 18,1),
e racconta a proposito la parabola del giudice disonesto che dร udienza alla vedova solo perchรจ questa non smette di importunarlo (Lc 18,2-8).
Ma allora come conciliare l’invito a non sprecare parole, perchรจ il Padre sa giร tutto, con quello di pregare incessantemante? E poi: Dio ha bisogno di essere “stancato” dalle nostre preghiere per esaudirci? E ci esaudirร solo per la nostra cocciutaggine e non per amore? Anzi, รจ un “disonesto” (Lc 18,6), che ascolta solo chi lo stressa e non per giustizia? Con che criterio allora Dio esaudisce le nostre preghiere? Conta quindi la loro quantitร , se non addirittura le “raccomandazioni” di questo o di quel Santo piรน “potente” degli altri? Anche i rapporti con l’Altissimo viaggiano con la logica perversa delle relazioni umane, spesso improntate solo sulla petulanza quando non addirittura su bustarelle e tangenti?
a) Una preghiera del tempo irredento
Innanzittutto, mentre la preghiera di lode non cesserร mai, perchรจ farร parte della nostra dimensione paradisiaca (i santi cantano in cielo il “cantico nuovo” (Ap 5,9-10.13), il cantico di Mosรจ (Ap 15,3) e il cantico dell’Agnello (Ap 15,3-4), oltre ad altri inni a Dio (Ap 19,1-3.6-8)…), la supplica fa ancora parte del tempo irredento, nasce dall’uomo non ancora compiuto. E’ l’uomo che รจ ancora sotto la minaccia delle tenebre, che ancora non riesce a scorgere il piano di Dio, che porta a lui le sue domande.
Anche il Nuovo Testamento ci testimonia continuamente la preghiera di domanda: il centurione
“avendo udito parlare di Gesรน, mandรฒ… a pregarlo di venire e di salvare il suo servo” (Lc 7,3);
“Giairo, capo della sinagoga, … lo pregava di recarsi a casa sua, perchรจ aveva un’unica figlia, che stava per morire” (Lc 8,41-42);
il padre dell’epilettico implora:
“Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio” (Lc 9,38);
i dieci lebbrosi pregano:
“Gesรน Maestro, abbi pietร di noi!” (Lc 17,13);
e il cieco di Gerico:
“Gesรน, Figlio di Davide, abbi pietร di me!” (Lc 18,28);
uno dei due ladroni sulla croce:
“Ricordati di me quando sarai nel tuo regno” (Lc 23,42);
la donna siro-fenicia
“lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia” (Mc 7,26);
“La suocera di Pietro era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei” (Mc 1,30);
“e gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano” (Mc 7,32);
“gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo” (Mc 8,22);
Maria e Marta mandano a dire a Gesรน:
“Signore, ecco, il tuo amico รจ malato” (Gv 11,3)…
Gesรน stesso esorta a pregare il Padre “perchรจ mandi operai alla sua messe” (Mt 9,38), perchรจ nel momento della grande tribolazione “la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato” (Mt 24,20),
“per non entrare in tentazione” (Lc 22,40); ed egli stesso prega “perchรจ non venga meno la fede” di Pietro (Lc 22,32), perchรจ passi da lui il calice della Passione (Lc 22,41-42; Gv 12,27), perchรจ il Padre perdoni i suoi crocifissori (Lc 23,34), perchรจ mandi ai suoi il Consolatore (Gv 14,16), per tutti i suoi discepoli nella stupenda “preghiera sacerdotale” dell’ultima cena (Gv 17).
E Paolo esorta:
“Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessitร esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche” (Fil 4,6);
e Giacomo:
“Chi รจ malato, chiami a sรจ i presbiteri della chiesa e preghino su di lui” (Gc 5,14).
b) Un dialogo con il Papร
Ma
“Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,8);
“Chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherรฒ il Padre per voi: il Padre stesso vi ama!” (Gv 16,26-27):
perchรจ allora la preghiera di domanda?ย
Questo รจ giร un fatto stupendo: Dio รจ colui che mi ascolta, รจ l’Amico con cui confidarmi, รจ il Papร buono a cui posso rivolgermi in ogni circostanza, certo di essere capito. Il nostro Dio non รจ colui che tace, ma รจ colui che per noi si รจ fatto Verbo, Parola incarnata (Gv 1,14), con cui posso avere dialogo. Posso sottoporre a lui ogni mio problema, ogni mia ansia, ogni mia angoscia, certo che saranno compresi nel suo Amore. E’ quindi giusto e gesto d’affetto che io gli parli, che gli sottoponga quelle che mi sembrano le mie necessitร .
c) Richiediamo il nostro massimo bene?
Ma perchรจ talora Dio non ci esaudisce? Una delle risposte che ci dร la Scrittura รจ che spesso ciรฒ che chiediamo non รจ il bene piรน grande per noi: anche la guarigione, la fine di una prova, il superamento di quella difficoltร che tanto ci angustia, talora agli occhi di Dio non sono il massimo bene per noi. Talora siamo come il bimbo che chiede al papร la caramella o di giocare con l’accendino, ma che si vede negare le sue richieste perchรจ il padre sa che il figlio potrebbe fare indigestione o bruciarsi con il pericoloso giocattolo. Al bimbo le sue richieste sembrano grandi beni, nell’ottica sapiente del genitore queste non sono il meglio per lui.
Spesso la logica lungimirante di Dio รจ diversa dalla nostra: e ciรฒ che a noi appare una inconsolabile sciagura puรฒ essere agli occhi di Dio occasione di un dono migliore:
“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherร .
Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace…
Quanti confidano in lui comprenderanno la veritร ” (Sap 3,1-8);
“Il giusto, anche se muore prematuramente, troverร riposo.
Vecchiaia veneranda non รจ la longevitร ,
nรจ si calcola dal numero degli anni;
ma per gli uomini la canizie sta nella sapienza;
e un’etร senile รจ una vita senza macchia.
Divenuto caro a Dio, fu amato da lui
e poichรจ viveva fra peccatori, fu trasferito.
Fu rapito, perchรจ la malizia non ne mutasse i sentimenti
o l’inganno non ne traviasse l’animo,
perchรจ il fascino del vizio deturpa anche il bene
e il turbine della passione travolge una mente semplice.
Giunto in breve alla perfezione,
ha compiuto una lunga carriera.
La sua anima fu gradita al Signore;
perciรฒ egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio.
I popoli vedono senza comprendere;
non riflettono nella mente a questo fatto
che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti
e la protezione per i suoi santi…
Le folle vedranno la fine del saggio,
ma non capiranno ciรฒ che Dio ha deciso a suo riguardo
nรจ in vista di che cosa il Signore l’ha posto al sicuro” (Sap 4,7-17).
“Perchรจ i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8-9).
Solo Dio sa qual รจ il supremo bene per noi. E la nostra preghiera non cambia il suo parere, nonostante alcuni antropomorfismi dell’Antico Testamento, come in occasione dell’episodio in cui Abramo parrebbe voler distogliere Dio dall’intenzione di distruggere Sodoma (Gn 18,18-32), o quando Mosรจ fa recedere Dio dal proposito di sopprimere il popolo idolatra (Es 32, 9-14):
“Io sono il Signore, non cambio” (Ml 3,6).
Inoltre se Dio cambiasse idea per la nostra preghiera, o avrebbe pensato qualcosa di non bene per noi prima della nostra supplica, o avrebbe deciso qualcosa che non รจ il massimo bene per noi dopo la nostra invocazione: รจ ciรฒ รจ impossibile, perchรจ l’Amore non puรฒ che volere il massimo bene per l’amato.
“Noi non sappiamo che cosa sia conveniente domandare…, ma lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26).
Spesso quindi non siamo esauditi perchรจ non chiediamo a Dio “i beni per noi convenienti”, anche se quella grazia a noi pare indispensabile per la nostra felicitร . Durissimo รจ al proposito l’apostolo Giacomo:
“Non avete perchรจ non chiedete; chiedete e non ottenete perchรจ chiedete male, per spendere per i vostri piaceri. Gente infedele!… O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? Ci dร anzi una grazia piรน grande” (Gc 4,2-6).
Questo Dio che ci ama alla follia, che addirittura รจ “geloso” di noi, ci esaudisce sempre, ma talora con “una grazia piรน grande” di quella che noi gli chiediamo. La fede รจ proprio credere al suo Amore, che la sua volontร altro non รจ che il massimo bene per noi:
“Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerร ogni cosa insieme con lui?” (Rm 8,32).
Abbandonarsi quindi totalmente a lui รจ giungere quindi al sommo bene, alla piรน vera realizzazione di noi stessi.
ย
- d) Chiedere il “miracolo”?
Ma parliamoci chiaramente: anche se sappiamo
“che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28),
la morte di una persona cara, la malattia, le tragedie di questo mondo restano male oggettivo; anche se Dio sa trarre da esse un bene piรน grande per noi, ci possiamo sempre chiedere come mai Dio, onnipotente, non ci dia beni piรน grandi lasciandoci anche i … beni piรน piccoli. La risposta che spesso non chiediamo a Dio il nostro massimo bene, se pur puรฒ darci talune consolazioni, non ci soddisfa certo. E nessuno, credo, potrร dire che, seppur misteriosamente, la morte di un bambino o lo sterminio di un popolo siano in ogni caso un bene. Nel mistero del mancato esaudimento delle nostre preghiere c’รจ quindi spazio per il concetto che spessoย Dioย ha preparato per noi beni maggiori, ma ciรฒ non basta a confortarci di fronte al mancato ottenimento di certe sacrosante richieste in ordine alla salute, alla vita, all’onesta prosperitร .
Il problema รจ ancora una volta un altro: come abbiamo piรน volte cercato di esplicare, l’alteritร da Dio รจ per noi grande dono, perchรจ ci permette di incontrarlo in un ambito di amore. Ma รจ un dono che contempla purtroppo sofferenza e morte. Dio non bara dicendo che questa finitudine creaturale รจ un bene: egli sa che essa รจ un male, e per questo si pone accanto a noi che soffriamo mandando a noi il suo stesso Figlio che, incarnandosi, morendo e risorgendo, vince per noi malattia e morte e ci fa partecipi della vita divina. Questa รจ la “volontร di Dio” (Gv 6,38-40.42; 10,17-18; 19,30; Mt 26,39; Eb 10,5-7…), il suo progetto creazionale per noi, che trova il suo compimento nel mistero dell’incarnazione: e l’incarnazione del Figlio, che ci permette di superare la nostra finitudine, รจ il massimo dono di Dio. Certo, a Dio non รจ impossibile il “miracolo”, l’intervento straordinario sul libero corso della natura e della storia. Ma lo stesso Gesรน, di fronte ai milioni di malati, di sofferenti, di morti del suo tempo, non ne guarรฌ e risuscitรฒ che pochissimi: perchรจ il vero dono per tutti sarebbe stata la sua stessa vita, che avrebbe, nel mistero pasquale della sua morte e resurrezione, sconfitto ogni malattia a la stessa morte: e di ciรฒ i vari “miracoli” non erano che un piccolo “segno”.
Il credente puรฒ anche quindi chiedere a Dio il “miracolo”, di intervenire sospendendo per un attimo il limite creaturale, in qualche modo la nostra alteritร da lui: ma deve credere che proprio questa alteritร ci permette di amare Dio, e soprattuttoย che in ogni caso il vero “miracolo” che Dio sempre opera per tutti รจ il dono del Figlio che ci fa risorgere con lui.
ย
- e) Pregare รจ chiedere: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontร ” (Lc 22,42)
La vera preghiera del credente, nel dolore, รจ allora di essere incorporato al mistero del Cristo Salvatore, di aderire cioรจ al progetto di Dio, alla sua “volontร ”. Pregare รจ quindi chiedere a Dio l’accettazione della sua volontร . Il criterio fondamentale della preghiera cristiana รจ proprio:
“Sia fatta la tua volontร ” (Mt 6,10).
Gesรน nel Getsemani chiede sรฌ che
“passi da lui il calice” della Passione (Mt 26,39; Mc 14,36; Lc 22,42);
nel testo di Marco sembra chiedere decisamente il miracolo:
“Abbร , Padre, tutto รจ possibile a te” (Mc 14,36);
in quello di Luca la richiesta รจ piรน sfumata:
“Padre, se vuoi” (Lc 22,42);
in Matteo Gesรน pare conscio che il Padre ha voluto vincolarsi all’alteritร degli eventi creaturali:
“Padre mio, se รจ possibile…” (Mt 26,39).
Ma in ogni caso conclude decisamente:
“Non sia fatta la mia, ma la tua volontร ” (Lc 22,42; cfr Mc 14,36; Mt 26,39).
E nel brano di Giovanni che i biblisti considerano corrispondente ai testi sinottici sul Getsemani, Gesรน addirittura non chiede piรน nulla al Padre, ma solo professa la sua obbedienza alla sua volontร :
“Ora l’anima mia รจ turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome!” (Gv 12,27-28).
La preghiera di essere capaci di compiere la volontร di Dio, che quindi รจ l’unica autentica orazione, sempre viene esaudita:
“Questa รจ la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontร , egli ci ascolta. E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere giร quello che abbiamo chiesto” (1 Gv 5,14-15).
Giovanni ci dice quindi che ciรฒ che noi domandiamo a Dio secondo la sua volontร , Dio ce lo ha giร concesso: ciรฒ significa che chiedere di compiere la volontร di Dioย รจ in realtร interrogarsi se si sta facendo o no il suo volere, รจ mettersi di fronte a Dio per disporsi ad obbedirlo, certi di ottenere da lui la forza divina per fare quanto egli richiede. Pregare รจ quindi chiedere a Dio la conversione, l’accettazione del suo piano su di noi, l’obbedienza alla sua Parola: e nella misura in cui la nostra preghiera รจ sincera scopriamo che Dio ci ha giร dato questa grazia.
ย
- f) Pregare รจ chiedere lo Spirito Santo
Nella preghiera quindi apriamo il nostro cuore e ci lasciamo trasformare dalla potenza di Dio. E’ per questo che di fronte al brano di Matteo:
“Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darร una pietra? O se gli chiede un pesce darร una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto piรน il Padre vostro che รจ nei cieli darร cose buone a quelli che gliele domandano” (Mt 7,9-11),
Luca, il medico (Col 4,14), forse piรน attento al grande tema del dolore, cambia, nel suo testo parallelo, “le cose buone” in “lo Spirito Santo”:
“il Padre vostro celeste darร lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lc 11,11-13);
la vera preghiera di domanda รจ richiedere lo Spirito Santoย che ci trasformi secondo il piano di Dio!!! ย Preghiera รจ quindi chiedere la trasformazione del cuore di chi prega perchรจ sia conforme alla divina volontร : nella preghiera non chiedo a Dio di cambiare i suoi piani, chiedo che Dio mi cambi secondo i suoi piani! La vera preghiera รจ quindi sempre richiesta dello Spirito Santo perchรจ ci plasmi, ci trasformi secondo il piano di Dio, incorporandoci al Cristo, realizzando in noi “i disegni di Dio”;
“Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili: e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poichรจ egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Rm 8,26-27).
Dioย quindi sempre esaudisce la nostra preghiera dandoci non questo o quel bene, ma il sommo bene, lo Spirito Santo, pienezza di ogni dono, che ci fa comprendere ed amare il mistero di Dio:
“Vi insegnerร ogni cosa e vi ricorderร tutto ciรฒ che vi ho detto” (Gv 14,26);
“Convincerร il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16,8).
Veramente la preghiera รจ allora
“cercare il regno di Dio e la sua giustizia”,
cioรจ lo Spirito stesso di Dio, certi che
“tutto il resto vi sarร dato in aggiunta” (Mt 6,33).
Da: C. MIGLIETTA, PERCHEโ IL DOLORE? La risposta della Bibbia, Gribaudi, Milano, 1997
Letture della
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Non sia adiri il mio Signore, se parlo.
Dal libro della Gรจnesi
Gen 18, 20-32
In quei giorni, disse il Signore: ยซIl grido di Sรฒdoma e Gomorra รจ troppo grande e il loro peccato รจ molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui รจ giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!ยป.
Quegli uomini partirono di lร e andarono verso Sรฒdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinรฒ e gli disse: ยซDavvero sterminerai il giusto con lโempio? Forse vi sono cinquanta giusti nella cittร : davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con lโempio, cosรฌ che il giusto sia trattato come lโempio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherร la giustizia?ยป. Rispose il Signore: ยซSe a Sรฒdoma troverรฒ cinquanta giusti nellโambito della cittร , per riguardo a loro perdonerรฒ a tutto quel luogoยป.
Abramo riprese e disse: ยซVedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la cittร ?ยป. Rispose: ยซNon la distruggerรฒ, se ve ne troverรฒ quarantacinqueยป.
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: ยซForse lร se ne troveranno quarantaยป. Rispose: ยซNon lo farรฒ, per riguardo a quei quarantaยป. Riprese: ยซNon si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse lร se ne troveranno trentaยป. Rispose: ยซNon lo farรฒ, se ve ne troverรฒ trentaยป. Riprese: ยซVedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse lร se ne troveranno ventiยป. Rispose: ยซNon la distruggerรฒ per riguardo a quei ventiยป. Riprese: ยซNon si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse lร se ne troveranno dieciยป. Rispose: ยซNon la distruggerรฒ per riguardo a quei dieciยป.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 137 (138)
R. Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dรจi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
ย
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltร :
hai reso la tua promessa piรน grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.
ย
Perchรฉ eccelso รจ il Signore, ma guarda verso lโumile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano. R.
ย
La tua destra mi salva.
Il Signore farร tutto per me.
Signore, il tuo amore รจ per sempre:
non abbandonare lโopera delle tue mani. R.
Seconda Lettura
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossรฉsi
Col 2,12-14
Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
ย
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
Parola di Dio
Vangelo
Chiedete e vi sarร dato.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11, 1-13
Gesรน si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: ยซSignore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoliยป. Ed egli disse loro: ยซQuando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”ยป.
ย
Poi disse loro: ยซSe uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: โAmico, prestami tre pani, perchรฉ รจ giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgliโ; e se quello dallโinterno gli risponde: โNon mโimportunare, la porta รจ giร chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i paniโ, vi dico che, anche se non si alzerร a darglieli perchรฉ รจ suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerร a dargliene quanti gliene occorrono.
ย
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarร dato, cercate e troverete, bussate e vi sarร aperto. Perchรฉ chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarร aperto.
ย
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darร una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darร uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto piรน il Padre vostro del cielo darร lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!ยป.
Parola di Dio