Il commento alle letture di domenica 27 agosto 2017 a cura di don Enzo Pacini cappellano del carcere «La Dogaia» di Prato.
Le chiavi servono per aprire le porte
Forse tutti ricordiamo quando, a un certo punto della nostra vita, abbiamo ricevuto dalla famiglia le chiavi di casa, un gesto che certificava una certa responsabilità nei confronti degli altri, una delle soglie di ingresso nell’età adulta.
Forse oggi le cose sono un po’ cambiate, spesso anche bambini hanno le chiavi perché i genitori lavorano e non vi sono i nonni in famiglia, ma prima non era così. Avere le chiavi era appunto il riconoscimento di una maturazione avvenuta, ed anche una responsabilità, occorreva fare attenzione a non perderle, a chiudere la porta al momento opportuno, e certamente segnava anche un ampliamento del raggio di azione della propria libertà, potendo entrare e uscire per ogni necessità. Anche nella liturgia di oggi si parla di chiavi, il brano evangelico è quello classico a fondamento del ministero petrino (Mt 16,13-20) e spesso si parla, anche a livello teologico, di «potere delle chiavi».
Certo c’è un aspetto di potere, evidentemente, se non ho la chiave resto fuori, se non ho la «password» non posso accedere a determinati servizi, ma forse vi sono anche altri elementi da considerare. Vi è una grande responsabilità: non basta, per sicurezza, aprire meno possibile (ricordiamo la reprimenda nei confronti del servo che nasconde il talento -Mt 25,26-); neppure sentirsi così padroni di un tale potere da sottoporre al proprio capriccio il suo esercizio (cf. 1Pt 5,3): ricordiamo le parole sferzanti di Cristo contro gli scribi che hanno «tolto la chiave della scienza» (Lc 11,52) ostacolando il cammino altrui. Se Cristo viene nel mondo per aprire una nuova via di comunicazione fra l’uomo e Dio, se è Lui l’Agnello che è «degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli» (Ap 5,9), significa che il compito della Chiesa è di testimoniare e favorire questo incontro, annunciare l’apertura dell’anno (e non a caso della porta) della misericordia, come è recentemente avvenuto con il Giubileo; non si tratta di un potere fine a se stesso.
Per questo significa prendere sul serio le difficoltà, i cambiamenti, le contraddizioni degli uomini del nostro tempo, esercitare un servizio non facile perché, più che porre argine a un mondo minaccioso, significa annunciare una speranza a cui il mondo ha forse rinunciato. Significa continuare a osare, a guardare ad ogni uomo con gli occhi di Dio per annunciare «l’altissima vocazione» (GS 22) cui ciascuno è chiamato, significa resistere alla tentazione di chiudere le porte per mantenere l’illusione di una Chiesa di perfetti per aprire, come molte volte ribadisce Francesco, le porte della Chiesa sulle strade del mondo.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
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XXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Is 22, 19-23; Sal.137; Rm 11, 33-36; Mt 16, 13-20
Mt 16, 13-20
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 27 Agosto – 02 Settembre 2017
- Tempo Ordinario XXI, Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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