Il commento alle letture di domenica 26 Maggio 2019 a cura di p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.
Lo Spirito Santo, maestro che insegna e ricorda
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli…». Inquadriamo le parole che ascoltiamo questa domenica, nel loro tempo e luogo. Siamo nel cenacolo. È l’ultima cena. Gesù ha annunciato il tradimento di Giuda. I discepoli sono turbati. Gesù vuole rassicurarli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio… Io vado a prepararvi un posto». A Tommaso rivela: «Io sono la via, la verità e la via». A Filippo, che gli chiede: «Mostraci il Padre», Gesù risponde: «Chi ha visto me ha visto il Padre». A Giuda (non il traditore), che gli chiede: Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo? Gesù risponde: «Se uno mi ama…». È da qui che ha inizio il brano del vangelo che ascoltiamo questa domenica.
Gesù afferma: «Se uno mi ama osserverà la mia parola». Il vero, autentico amore si dimostra nel mettere in pratica la parola di Dio, nel fare la sua volontà. Al nostro piccolo, povero amore, Dio risponde col Suo amore di Padre: «Il Padre mio lo amerà!» Di più: Gesù ci fa una rivelazione superna: «Il Padre mio lo amerà e noi – Trinità – verremo a lui e stabiliremo casa dentro di lui!» Incredibile! Si diventa templi viventi di Dio. E ciò che nessun tempio, per quanto grandioso possa essere, potrà mai dire, noi lo possiamo: Trinità santissima, ti amo!
Santa Elisabetta della SS. Trinità ha costruito la sua spiritualità e santità su questa rivelazione: «Dio in me, io in Dio. Ho trovato il mio cielo sulla terra, perché il cielo è Dio e Dio è nell’anima mia. È tutta la Trinità che dimora in noi e sarà la nostra visione nel cielo. Voglio essere una lode di gloria alla Trinità. Un’anima che dimora in Dio; uno specchio che riflette Dio in tutto ciò che Egli è».
Gesù continua il discorso, annunciando la discesa dello Spirito Santo. Lo continua a più riprese, sempre aggiungendo qualcosa della sua missione. Qui ci rivela che il Padre «lo manderà nel suo nome»: Gesù è mediatore del dono dello Spirito Santo. Lo chiama «santo», perché la sua missione specifica è proprio quella di santificare: i santi sono i capolavori dello Spirito Santo. I salvati sono il frutto dell’opera dello Spirito Santo. Gesù lo chiama «Paràclito», termine greco che significa: avvocato, chiamato accanto per… aiutarti, difenderti, illuminarti, guidarti, salvarti… Ti sta accanto a tuo favore. Gesù lo chiama «maestro» e dice che la sua missione sarà quella di insegnare «ogni cosa». Gesù aveva detto ai discepoli: vi sono realtà che ora non potete comprendere, le capirete dopo. Questo «dopo» è, appunto, la venuta dello Spirito Santo. La sua missione non sarà solo quella di ricordare -riportare alla memoria – ma di far penetrare sempre di più nella ricchezza e profondità dei tesori di grazia, rivelati. Per opera dello Spirito Santo abbiamo la santità nella Chiesa, la Tradizione nella Chiesa, il Magistero nella Chiesa, l’opera della redenzione che si perenna nella Chiesa, tramite l’evangelizzazione e i sacramenti.
Questo breve brano termina con un grande dono; Gesù dice: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». Sottolineiamo questo «mia»: la pace che Gesù dona è la pace del cuore, liberato da ogni risentimento di rivalsa; è la pace dell’anima: ricolmata di fede e di carità; è la pace nella vita, vissuta nella certezza di un Dio Padre, che sempre ci protegge e veglia sul nostro cammino e scrive con noi la nostra vicenda umana, la nostra avventura terrena.
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p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.
Vice parroco e assistente dell’Ordine Francescano Secolare.
Dati aggiornati al 04/05/2019
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