Il commento alle letture di domenica 26 Aprile 2020 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.
Da: C. MIGLIETTA, L’EUCARESTIA SECONDO LA BIBBIA. Itinerario biblico-spirituale, Gribaudi, Milano, 2005, con presentazione di S. E. Mons. Giacomo Lanzetti
Parola e Pane esperienza del Risorto
“La Chiesa non solo sostiene l’importanza delle Scritture, ma assicura che nella loro proclamazione c’è una reale presenza di Cristo. Sebbene diversa, è una presenza vera come quella eucaristica: << Non ardeva forse il nostro cuore quando egli, lungo la via, ci parlava e ci spiegava le Scritture?>> (Lc 24,32), si deve intendere che se ciò non fosse avvenuto, essi non sarebbero stati in grado di riconoscere Gesù allo spezzare del pane” (P. Bernier).
Il famoso racconto dell’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35), pur partendo da un fatto reale, è mirabile catechesi eucaristica che sottolinea la presenza di Cristo nella Parola come nel pane e nel vino, e ne illustra gli inscindibili rapporti reciproci. Il parlare dei due discepoli in cammino è una vera omelia nella quale Cristo si fa presente: “Essi discorrevano (<<omìloun>>) l’uno con l’altro di tutto quello che era accaduto… Mentre discorrevano (<<ev tò omileìn>>), Gesù stesso si accostò e camminava con loro” (Lc 24,14-15). Gesù si rivela dalla meditazione delle Scritture dell’Antico Testamento: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!… E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,25-27); ma anche dall’ascolto della parola del Nuovo Testamento: “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno” (Lc 24,6-7); ed è il Risorto che “apre la mente all’intelligenza delle Scritture” (Lc 24,45). Preparati dalla spiegazione delle Scritture, i discepoli di Emmaus, tipo di tutti i fedeli, “lo riconobbero… quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro” (Lc 24,30-31). Luca allude chiaramente alla liturgia eucaristica come momento principale dell’incontro con Cristo: “La Parola e il Sacramento iniziano congiuntamente all’esperienza del Signore risorto” (M. Masini).
Parola e Pane nutrimento del discepolo
“Parola e pane sono il nutrimento del credente di tutti i tempi… La cena di Emmaus è un prototipo della cena cristiana che si celebra in qualsiasi parte della Chiesa. Spesso gli invitati non se ne rendono conto… ma l’evangelista li esorta ad acuire la loro vista, fino a scoprire il grande commensale con cui stanno a banchetto” (O. da Spinetoli).
Questo avviene lungo la “via”, “il cammino” (Lc 24,13.17) della nostra vita: anche quando ce ne andiamo “tristi” (Lc 24,17) lontano da Dio, anche quando “si fa sera e il giorno ormai declina” (Lc 24,29) nella nostra esistenza, “Gesù in persona si accosta e cammina con” noi (Lc 24,15), anche se i nostri “occhi sono incapaci di riconoscerlo” (Lc 24,15). Gesù “entra” nella nostra vita “per rimanere con” noi (Lc 24,29). Se la vita del credente è una “via” a volte difficile, pericolosa, triste, egli non è mai solo: al suo fianco si pone il Risorto, pronto a rincuorarlo, a scaldargli il cuore con la forza della Parola, a sostenerlo con l’Eucarestia, a farsi da lui riconoscere. Certo, può “sparire dalla nostra vista” (Lc 24,31), ma non senza averci fatto “ardere il cuore nel petto” (Lc 24,32), riempiti dello Spirito Santo promesso dal Padre (Lc 24,49), resi capaci di “partire senza indugio” (Lc 24,33) e di proclamare l’Evangelo (Lc 24,33-35), “con grande gioia… lodando Dio” (Lc 24,52-53).
Ogni celebrazione dell’Eucarestia deve essere come l’incontro con Gesù dei discepoli di Emmaus: si parte dalla vita di ogni giorno (“conversavano di tutto quanto era accaduto”: Lc 24,14), la si confronta con la luce e la forza della Parola, ci si unisce a Cristo nello spezzare del pane e si è ributtati nella vita per essere dono e missione.
“L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”
La Chiesa ci partorisce alla fede dotandoci di due “gambe” per il nostro cammino: l’Eucaristia e la Scrittura. Ed è per questo che il nostro procedere sulla “via” (At 9,2) del Signore spesso è zoppicante: ci manca la “gamba” della Bibbia!!! E anche la nostra comprensione eucaristica spesso è parziale, intrisa di devozionismi sterili, perché non adeguatamente alimentata dalla grande linfa delle Scritture.
Eppure la Chiesa auspica: “Affinché la mensa della parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia” (Sacrosantum Concilium, n. 51). Occorre pertanto che grande risalto sia dato alla liturgia della Parola: la Chiesa raccomanda di accompagnare la lettura del Vangelo con i ceri e l’incenso; occorre che le letture bibliche siano proclamate con chiarezza, calma e passione, e che le omelie siano radicate sulle Scritture, e di esse siano spiegazione e traccia di attualizzazione.
Inoltre “è importante conoscere il contesto dei racconti biblici che ascoltiamo ogni domenica. I brani delle Scritture, infatti, sono estrapolati dal loro contesto. Quello che ascoltiamo è un frammento di questo o quel vangelo, spesso in forma abbreviata. Molti passi dell’Antico Testamento ci risultano strani e poco familiari. Ricollocarli nel loro contesto, significa accogliere la Bibbia come qualcosa di vivo che si rivela gradualmente… Se questo è vero, tuttavia possiamo rimediarvi… Più cresce la nostra dimestichezza con la Bibbia e più sapremo coglierne i vari collegamenti” (P. Bernier). Per questo il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma: “Il Sacro Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli… ad apprendere <<la sublime scienza di Gesù Cristo>> (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. <<L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo>> (S. Girolamo)” (Dei Verbum, n. 25).
“Anche se solitaria, ogni lettura della Scrittura è ecclesiale, con un sapore liturgico, eucaristico. L’Eucarestia, in cui l’incontro si completa, la rischiara. Il fidanzamento della Scrittura trova il suo significato nella nuzialità eucaristica, la Parola nel silenzio dell’amore” (O. Clément).
Carlo Miglietta