Il commento alle letture di domenica 25 agosto 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.
“Non chi dice: <<Signore, Signore!>>…”
Per la salvezza Gesù quindi non richiede soltanto un’adesione formale a lui. La sequela del Maestro implica opere concrete di giustizia e di amore. Come esorterà Giovanni: “Figlioli, non amiamo a parole nè con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3,18). Il messaggio di Gesù in tal senso è chiarissimo.
Non basta una religiosità esteriore, meramente cultuale. Gesù “passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: <<Signore, sono pochi quelli che si salvano?>>. Rispose: <<Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori>>” (Lc 13,22-30).
Non basta neppure fare miracoli o profetare in nome di Cristo: occorre fare agli altri ciò che si vorrebbe fosse fatto a noi: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano…! Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere. Non chiunque mi dice: <<Signore, Signore>>, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: <<Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?>>. Io però dichiarerò loro: <<Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità>> (Mt 7,12-23).
E il portare buoni frutti e l’operare la giustizia significano l’attenzione concreta e fattiva verso i bisognosi. Dirà in proposito Giacomo: “Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: <<Amerai il prossimo tuo come te stesso>>, fate bene; ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori… Il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio. Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: <<Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi>>, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: <<Tu hai la fede ed io ho le opere>>; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza calore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull’altare? Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: <<E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia>>, e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l’uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gc 2,8-26).
Per salvarsi non basta quindi la sola fede: la contraddizione tra la “salvezza per fede” di cui parlerà Paolo (Ef 2,8; Rm 3, 28; 4,2) e la “necessità delle opere” sostenuta da Giacomo (Gc 2,14-26) è solo apparente. Non c’è opposizione tra i due: Agostino così afferma: “Ille (Paolo) dicit de operibus quae fidem praecedunt, iste (Giacomo) de iis, quae fidem sequuntur” (“Paolo parla delle opere che precedono la fede, Giacomo di quelle che conseguono alla fede”). Certamente non occorrono per la salvezza le opere delle Legge, basta Gesù Cristo: “Indipendentemente dalla Legge si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai profeti” (Rm 3,21). Ma al contempo aderire a Cristo è poter dire: “Non son più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20); e l’uomo nuovo che si realizza in Cristo produce il frutto dello Spirito, l’agape, la carità (1 Cor 13). Si potrebbe evitare subito ogni apparente contraddizione tra Paolo e Giacomo se quando Giacomo afferma: “la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26), si sostituisce, nella comprensione, alla parola “opere” il termine “frutti”: “la fede senza frutti è morta”.
“La giustificazione per sola fede è, nel concetto di Paolo, un dato assoluto non meno della giustificazione per le sole opere… Proprio la grazia della giustificazione abilita l’uomo ad assolvere <<l’esigenza giuridica della legge>> (Rm 8,4: cfr in generale i capitoli 6-8). Il cristiano deve essere quindi consapevole che tutto viene dalla fede, ma che tutto dipende anche dalle opere. Per l’Apostolo insomma la giustificazione per la fede e il giudizio divino secondo le opere si compongono in unità nell’agire divino. L’unità di giudizio e di grazia si manifesta concretamente in questo, che Gesù Cristo è insieme colui che giudica e colui che salva dal giudizio” (P. Altahus, La Lettera ai Romani, Paideia, Brescia, 1970, pg. 49).
Gesù afferma a proposito della peccatrice: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato” (Lc 7,47). Infatti, dirà Pietro, “la carità copre una moltitudine di peccati” (1 Pt 4,8). Anzi, secondo la parola di Gesù, tanti si salveranno solo perchè avranno aiutato i poveri anche senza conoscere il Cristo: “Ogni volta che avete fatto una di queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me” (Mt 25,40). Così come non avranno accesso alla salvezza molti che, pur non conoscendolo, non lo avranno servito nei bisognosi e nei sofferenti (Mt 25,44-46).
Da: C. MIGLIETTA, CONDIVIDERE PER AMORE. La chiamata dei cristiani alla povertà, Gribaudi, Milano, 2003, con prefazione di Arturo Paoli
Letture della
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 66,18b-21
Così dice il Signore:
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Salmo 116 (117)
R. Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.
Seconda Lettura
Il Signore corregge colui che egli ama.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,5-7.11-13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Parola di Dio
Vangelo
Verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13, 22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore