Il commento alle letture di domenica 22 Settembre 2019 a cura di p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.
L’amministratore astuto ci insegna l’uso dei soldi
Diceva Gesù ai suoi discepoli: c’era un uomo ricco che aveva un amministratore e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi…
È la parabola dell’amministratore disonesto; meglio chiamarla dell’amministratore astuto, perché l’insegnamento di Gesù focalizza proprio questo aspetto dell’amministratore: accorto, avveduto, calcolatore e pronto, abile a rimediare la sua situazione. Si direbbe: machiavellico.
È una delle parabole più conturbanti, se vengono fraintese; va dunque intesa bene. E svolge il rapporto che il discepolo di Gesù deve tenere nei confronti della ricchezza. Quel male con cui si può fare tanto bene. E però, dipende dall’uso che se ne fa. Perfino l’iniqua ricchezza può essere messa a servizio del bene, se utilizzata per farsi amici nel cielo. C’è un amministratore che è accusato di rovinare il patrimonio del suo padrone. Deve rendere conto e subito sarà licenziato. Presto corre ai ripari. In un soliloquio vaglia le vie d’uscita: non posso zappare, è troppo faticoso per me; non mi va di andare ad elemosinare, è troppo umiliante per me. Formula, così, un piano d’azione. Disonesto per disonesto, lo è fino in fondo. Ormai non ha più nulla da perdere. Chiama i debitori e se li fa amici, così domani lo accoglieranno in casa loro. Ad uno che deve al padrone 100 barili d’olio dice: prendi la ricevuta e scrivi 50. Ad un altro che deve al padrone 100 misure di grano, dice: prendi la ricevuta e scrivi 80. Ingenti sconti. Ingente furto. A scapito del padrone, il quale, venuto a sapere il tutto, loda quell’amministratore disonesto, perché ha agito con scaltrezza.
Ecco, qui sta il nocciolo della parabola, il cuore dell’insegnamento. L’amministratore agisce da «fronimos» (dice il testo greco), un vocabolo che indica la lucidità di chi avverte la gravità della situazione; la prontezza nell’affrontarla e il coraggio di attuarla. E il nostro amministratore è munito di tutte e tre queste qualità. È il modo in cui ha agito, l’impegno che ci ha messo, la sollecitudine con cui ha preso le sue drastiche decisioni, questo (!) il padrone (Gesù!) elogia. Ma aggiunge con amarezza: purtroppo i figli delle tenebre nei loro affari sono molto più solleciti e scaltri dei figli della luce, che non sono così risoluti e pronti e avveduti.
Gesù comanda di farsi degli amici con le opere buone, usando per il bene l’iniqua ricchezza. La ricchezza è detta iniqua perché accumulata malamente, sfruttando gli altri (ingiusta all’origine); o iniqua perché strumento per opprimere gli altri (iniqua nell’uso). L’insegnamento di Gesù si conclude con una massima quanto mai incisiva, lapidaria, che continene un trattato sull’uso dei soldi. Nessuno può servire (rendersi schiavo di) due padroni, fra loro decisamente opposti e contrari, assolutamente diversi: Dio e la ricchezza. Se uno imposta la vita tutta e unicamente sull’accumulare ricchezza, inevitabilmente cancella Dio dal proprio vivere, pensare, operare. Se la ricchezza diventa un idolo, che fagocita mente e cuore, corpo e anima, energie e volontà, tutto (tutto!) il resto conta più nulla: né Dio, né la coscienza, né gli affetti più cari, né i legami più stretti. Ma questo è il fallimento estremo, perché la morte strapperà tutto. Perché solo le nostre opere ci accompagneranno. Fatevi degli amici con la ricchezza, anche se disonesta. Usatela bene!
p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.
Vice parroco e assistente dell’Ordine Francescano Secolare.
Dati aggiornati al 04/05/2019
QUI TUTTI I COMMENTI AL VANGELO DI P. SAMUELE
Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.
Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7
Il Signore mi disse:
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 112 (113)
R. Benedetto il Signore che rialza il povero.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo. R.
Seconda Lettura
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 2,1-8
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
Parola di Dio
Vangelo
Non potete servire Dio e la ricchezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-13
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 16,10-13