Il commento alle letture di domenica 18 Novembre 2018 a cura di don Enzo Pacini cappellano del carcere «La Dogaia» di Prato.
Gesù ci annuncia una nuova primavera
Avvicinandosi alla fine dell’anno liturgico, le letture della celebrazione domenicale (prima lettura Dn 12,1-3; Vangelo di Marco 13,24-32) prendono un colore drammatico, con tinte forte e contrastanti come un bosco in autunno, che conserva contemporaneamente la bellezza di questa tavolozza cromatica e la malinconia, come fosse il canto del cigno di una vita che, almeno in apparenza, si va spegnendo. Sappiamo che non è così, che la natura si sveglierà a primavera, che vi sarà una rinascita. Ma per l’albero della storia?
La storia personale, la storia del mondo intero, conoscerà un percorso simile, oppure le tinte fosche, sanguinose, dei contrasti, del venire a galla in modo irreversibile di contraddizioni insanabili, confluiranno semplicemente in un nero assoluto, nella perdita di ogni speranza, di ogni futuro? Per la Bibbia, abbastanza evidentemente, non è così. Si tratta di dolori del parto, quanto di più vitale si possa umanamente pensare (cf. Rm 8,22) , si tratta di cantarle chiare, di chiamare le cose con il proprio nome, anche se qualcuno potrà prendersela per questo, come se Dio dicesse: «guardate che le cose stanno in questo modo. Mi dispiace se i vostri schemi saltano, se le ideologie che dovevano portare libertà e redenzione fanno acqua, se il denaro sul quale avete scommesso la vostra vita è andato in polvere, se le speranze nella tecnologia e nel progresso vi si sono rivoltate contro, ma è così. E se è così, allora, guardate da un’altra parte».
Ed ecco che, paradossalmente, proprio in mezzo alla narrazione dell’esplosione dei contrasti che ribalteranno anche la luna e le stelle (come dice il profeta Isaia, citato da Gesù -cf. Is 13,10-), Cristo inserisce un’immagine delicatissima: il ramo di fico che diventa tenero e germoglia nuove foglie. Questo contrasta radicalmente con la visione di un altro profeta, Abacuc, che parla con toni simili dello sconvolgimento conseguente non a un sommovimento naturale ma per l’intervento di Dio a favore del suo popolo, per cui nel giorno del Signore «il fico non germoglierà» (Ab 3,17). L’annuncio di Cristo quindi non si limita ad affermare una somiglianza con il mondo naturale, per la quale anche la storia personale e del mondo conoscerà (dopo questa parentesi oscura) una nuova primavera, egli dice molto di più: gli sconvolgimenti dei piani degli uomini, sono essi stessi primavera, essa non verrà dopo che tutto ciò sarà accaduto, è proprio il lievito che fermenta, che non può essere contenuto, è il vino nuovo che rompe gli otri vecchi, peggio per loro (cf. Mc 2,22). E’ un mondo vecchio che viene sconvolto perché incapace di contenere la novità di Cristo.
È vero che a tutti noi, probabilmente, questo non sembra affatto un annuncio gioioso, ma forse perché non abbiamo preparato sufficienti otri nuovi per accogliere il vino nuovo di Cristo, abbiamo provato a rattoppare quelli vecchi, a cercare sicurezze a buon mercato, a rimandare a domani le scelte necessarie. Ed ecco che in ogni tempo siamo chiamati a navigare in questi frangenti, a volte rischiosi e pericolosi, ad essere cantori di speranza non al fuori di questo mondo ma proprio in e per questo mondo, portando anche il peso di una storia caotica e violenta che noi stessi abbiamo contribuito a creare ma nella quale possiamo individuare anche i fremiti del germoglio che sboccia. Chiediamo di poter guardare l’orizzonte con occhi chiari della fede.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
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- Colore liturgico: Verde
- Dn 12, 1-3; Sal.15; Eb 10, 11-14. 18; Mc 13, 24-32
Mc 13, 24-32
Dal Vangelo secondo Marco
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 18 – 24 Novembre 2018
- Tempo Ordinario XXXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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