Il commento alle letture di domenica 17 Marzo 2019 a cura di don Enzo Pacini cappellano del carcere ยซLa Dogaiaยป di Prato.
La trasfigurazione che annuncia la Pasqua
La seconda domenica di Quaresima, come ogni anno, ci propone il brano della trasfigurazione, stavolta nella versione di Luca (Lc 9,28-36) . Potremo domandarci il perchรฉ di questa consuetudine poichรฉ, mentre il racconto delle tentazioni nella prima domenica sembra una scelta quasi obbligata, nellโottica di un tempo di ascesi, di confronto con il nemico che vorrebbe spingerci lontano da Dio, non sembrerebbe cosรฌ immediato il rapporto con il racconto della trasfigurazione. Questo episodio si colloca nellโavvicinarsi dellโesodo di Cristo che stava per compiersi a Gerusalemme, e si configura come una sorta di ยซouvertureยป di questo dramma ma che, come spesso accade nei componimenti musicali, anticipa un tema che verrร ripreso in modo pieno e solenne nella conclusione: la luce della Pasqua รจ giร in qualche modo annunciata, anche se dovrร realizzarsi tutto il faticoso percorso della passione. Ma oltre a questo riferimento ve nโรจ uno piรน diretto alla nostra vita di credenti; infatti, a differenza delle tentazioni, vi รจ anche la presenza dei discepoli che ne sono testimoni, unโesperienza, almeno in teoria, illuminante e fortificante, ma in realtร ben piรน problematica e contraddittoria.
Si tratta di un momento forte, di contatto col divino, e infatti vi sono gli elementi presenti anche in racconti similari riguardanti lโintervento di Dio: nella prima lettura (Gen 15,5-18) abbiamo lโoscuritร , il torpore di Abramo, il terrore che lo assale; nel Vangelo il sonno, la nube oscura che intimorisce i discepoli, vi sono richiami al torpore che assale Adamo al momento della creazione della donna (che non ha la funzione di ยซanestesiaยป ma dice ancora una volta la grandezza dellโazione di Dio che lโuomo non puรฒ contemplare senza esserne in qualche modo scioccato โ cf.Gen 2,21-), ma anche la paura di Mosรจ che si vela il volto per non guardare verso il roveto ardente (cf. Es 3,6), e in fondo il sonno dei discepoli nel Getsemani (cf. Mt 26,43) non dirร tutta la loro incapacitร di porsi di fronte a un mistero che li sovrasta e li paralizza? Ecco, se la prima domenica di Quaresima ci mette di fronte a una situazione di conflitto con un nemico che si adopera per farci inciampare, qui il discorso si fa piรน complesso: Dio stesso non รจ affatto facile da avvicinare, nรฉ รจ cosรฌ semplice e lineare schierarsi al suo fianco, in modo militante, per la vittoria del bene (anche se Paolo inviterร a indossare le armi di Dio, la corazza dello Spirito, per spegnere i dardi del maligno โ cf. Ef 6,13-17).
Ma la Bibbia รจ sempre sorprendente e non si presta a diventare un semplice manuale per demagoghi religiosi, ci dice che รจ necessario maturare un profondo rapporto con Dio, che mette in questione tutte le nostre certezze: Dio รจ luce, ma per i nostri occhi limitati la troppa luce puรฒ farci lโeffetto opposto, puรฒ impaurire, rendere perplessi, vaneggiare come Pietro che non sa quel che dice. Un aspetto controverso รจ proprio questo: che qui si annuncia e si manifesta la luce divina che promana da Cristo, cosรฌ come la parola del Padre che approva e lo raccomanda come suo inviato, eppure questa luce si spegnerร sulla croce, la sua parola si spegnerร nel silenzio della ยซconsegna dello Spiritoยป (cf. Gv 19,30), il Padre che qui presenta il Figlio diverrร assente nellโesperienza dellโabbandono. Cosรฌ lโattesa della trasfigurazione del nostro corpo (Fil 3,17-4,1) si incontra con la fatica del credere giorno per giorno, attesa e fatica che รจ parte integrante del cammino verso un rapporto autentico e vitale con il Padre.
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Cappellano del carcere, vicedirettore dellโufficio pastorale dei migranti (per la pastorale dei nomadi), consulente ecclesiastico diocesano Movimento Apostolico Ciechi, segretario del vicariato Prato Sud-Est.
Dati aggiornati al 14/02/2019
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