Commento alle letture di domenica 15 Settembre 2019 – p. Samuele Duranti

Il commento alle letture di domenica 15 Settembre 2019 a cura di p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.

Quel fratello maggiore che ragiona come noi

Il Vangelo di questa domenica riporta le tre parabole di Gesù sulla misericordia. Gesù le dice perché deve difendersi dall’accusa di ricevere i peccatori e addirittura di mangiare con loro! Le prime due parabole della pecora smarrita e della moneta perduta sono molto simili: le due cose sono perdute e le due persone vanno alla ricerca, al termine c’è la festa.

La parabola del Padre Misericordioso, o del Padre incompreso, ha delle peculiarità proprie: «Chi di voi, interroga Gesù, se ha cento pecore e ne perde una non lascia le 99 nel deserto e va in cera di quella perduta, finché non la ritrova?!». Sorprendente questo Pastore che si accorge subito della pecora perduta. Se ne avesse avute 10 o 20 lo avrei capito: ma su 100 com’è che se ne accorge subito?! È il Pastore che conosce le sue pecore e le chiama una ad una per nome! S’incammina alla ricerca, affronta fatica e stanchezza, disagi e sacrifici, non si dà pace finché non la ritrova. Una volta ritrovata se la pone sulle spalle per sentire il calore della lana e il battito del suo cuore. Non la fa camminare. Tutto contento corre a chiamare gli amici ed i vicini per fare festa: «Gioite con me! Ho ritrovato la mia pecora». Sentiamo in quel «mia» tutto l’affetto: ora che ha trepidato la ama ancora di più: ora che l’ha fatto soffrire. La parabola si conclude con una dichiarazione incredibile: «c’è più festa in cielo per un peccatore convertito, che per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione!».

Queste sono le feste in cielo! La parabola della moneta perduta è gemella: questa moneta, che forse fa parte della collana, è rovinata nel buio di un angolo della casa. Subito la donna mette in moto la ricerca: accende la lampada, spazza attentamente dappertutto, non si dà pace finché non ha la gioia di averla ritrovata. Allora come il Pastore, chiama a raccolta lei amiche vicine perché si rallegrino con lei e facciano festa. Ed anche qui abbiamo una conclusione stupefacente: «c’è gioia davanti agli angeli di Dio anche per un solo peccatore che si converte».

Voli di angeli in cielo, in danze di gloria. La parabola del Padre misericordioso è la più nota: né d’altra parte c’è qui spazio per commentarla. Il figlio giovane pretende la sua parte di eredità che il padre poteva benissimo negargli. Ma lo accontenta. Raccolto il gruzzolo si allontana. Lontano no avrà più gli occhi del padre. La vita lo chiama: vivere! Levarsi tutte le voglie! Assaporare tutti i piaceri! Solo che, finiti i soldi, si spengono le luci, tacciono le canzoni; gli amici lo abbandonano. E si ritrova nudo e affamato, ridotto perfino a badare ai porci. Da questa situazione miserevole, ripensa alla casa di suo padre e prende la decisione: «mi alzerò, ritornerò, confesserò a mio padre che ho peccato. Chissà che mi tenga almeno come suo garzone… E si mise in cammino. Ed era ancora lontano» (notiamo questo lontano)… non poteva dunque riconoscerlo, ora ridotto ad un lurido barcollante straccione; non poteva, ma il cuore saltato in gola, gli gridava che quello era suo figlio. Ed allora fece quello che nessun uomo adulto deve fare (ci rimette in dignità): uscì fuori, si mise a correre. Commosso fin nel profondo delle sue viscere, di amore paterno; si getta su di lui, lo abbraccia, lo copre di baci, non gli fa neanche finire la confessione. «Preso, presto!» comanda a tutti: «il vestito più bello, i sandali nuovo, l’anello, uccidete il vitello ingrassato per questo ritorno. L’orchestra inizi i canti e le danze. Facciamo festa tutti!».

Ci accorgiamo che questo padre, durante l’assenza del figlio, non ha fatto altro che preparare la festa del ritorno… Sappiamo del fratello maggiore che non capisce: ragiona come noi: «Ha rovinato tutto il patrimonio e gli fa anche festa?!» Se anche lui non ha perdonato, non è entrato, è ancora fuori… Come Dio Padre perdona a noi, anche noi perdoniamo.

Fonte

p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.
Vice parroco e assistente dell’Ordine Francescano Secolare.
Dati aggiornati al 04/05/2019

QUI TUTTI I COMMENTI AL VANGELO DI P. SAMUELE

Letture della
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Il Signore si penti del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Dal libro dell’Esòdo
Es 32,7-11.13-14

 
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
 
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
 
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
 
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 50 (51)

R. Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
 
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
 
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.

Seconda Lettura

Cristo è venuto per salvare i peccatori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 1,12-17

 
Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
 
Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
 
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 1-32
 

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
 
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
 
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
 
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
 
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
 
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore

Oppure forma breve: Lc 15,1-10

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