Il commento alle letture di domenica 15 settembre 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ “Buona Bibbia a tutti“.
DA: C. MIGLIETTA, LA MISERICORDIA DI DIO. Percorso biblico per lโAnno Santo della Misericordia, con presentazione di S. E. Mons. Guido Fiandino, Gribaudi, Milano, 2015ย
Al capitolo quindici del suo Vangelo, Luca presenta tre parabole che hanno in comune la nota della misericordia divina verso i peccatori: egli ci offre in tal modo lโintima natura, il perfetto esempio della buona notizia: il Vangelo nel Vangelo.
โGli si avvicinavano i peccatoriโ
Lโannuncio di Luca โsi potrebbe sintetizzare con <<Vangelo di gioia>> nel senso di <<annuncio di gioia>> perchรฉ il comportamento di Gesรน รจ scandaloso agli occhi del perbenismo moralistico e puritano: egli accoglie, sโintrattiene e parla e mangia con la <<feccia dellโumanitร >> del tempo suo. Tutti coloro che erano al suo tempo condannati, evitati, emarginati, vilipesi, violati e anche odiati diventano i privilegiati del suo Vangelo, i beniamini della sua predilezione ai quali annuncia un messaggio pieno di speranza e di gioiaโ (P. Farinella[1]).
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Lโannotazione introduttiva alle tre parabole del capitolo 15 ricorda che lโaccoglienza dei peccatori era un comportamento abituale di Gesรน, come suggerisce il verbo allโimperfetto: โSi avvicinavano a lui (รจsaneggรฌzontes) tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarloโ (Lc 15,1).
Era questo un elemento scandaloso del comportamento di Gesรน, che gli provoca aspre critiche dagli avversari[2]: โI farisei e gli scribi mormoravano: <<Costui riceve i peccatori e mangia con loro>>โ (Lc 15,2). Si tratta di un comportamento che spesso irrita i โgiustiโ: non soltanto quelli del tempo di Gesรน, ma anche i cristiani successivi. โSecondo la tradizione ebraica, da un peccatore bisognava tenere una distanza di almeno due metri, bisognava evitarli, non era possibile contattarli neanche per invitarli alla conversione, e bisognava pregare Dio che li distruggesseโ (A. Maggi[3]). Se poi proprio un peccatore voleva convertirsi, doveva farlo a prezzo di dure penitenze, di voti, di osservanze. Doveva in qualche modo โpagareโper le colpe commesse. I farisei erano preoccupati che Dio non fosse sufficientemente severo e inflessibile verso gli empi. Era quindi per loro inaccettabile il comportamento misericordioso di Gesรน, che annuncia invece un Dio Padre tutto contento, che altro non anela che il ritorno dei suoi figli perduti. Ecco quindi il disprezzo verso Gesรน: evitano persino di nominarlo: โCostuiโฆโ (Lc 15,2).
Scrive Reviglio: โCiรฒ che va sottolineato รจ che erano i peccatori e i pubblicani ad avvicinarsi a Gesรน: notavano in lui tanta rettitudine, linearitร , unite a bontร e misericordia. Per questo si sentivano attratti. Non era tanto Gesรน che si avvicinava ai peccatori, ma questi che si avvicinavano a lui! Interroghiamoci: perchรฉ i <<peccatori>> non si avvicinano a noi? Forse perchรฉ siamo anche noi un poโ come i farisei. Se ci vedessero buoni, umili, sereni, i <<peccatori>โฆ si sentirebbero attrattiโฆ Invece, non di rado noi facciamo gli scandalizzati, giudichiamo, condanniamoโ[4].
โLe persone che vivono nel peccato hanno paura di trasgredire la legge religiosa per avvicinarsi al Signore, perchรฉ gli รจ stato insegnato che commettono sacrilegio. Gesรน li invita invece a trasgredire. Se hai il coraggio di trasgredire, non una maledizione, ma una benedizione verrร su di te. Quello che agli occhi della religione รจ un sacrilegio, agli occhi di Gesรน รจ un gesto di fedeโ (A. Maggi[5]).
Cโรจ una netta contrapposizione tra pubblicani e peccatori da una parte e farisei e scribi dallโaltra. I primi โsi avvicinavanoโ (Lc 15,1), erano in cammino verso Gesรน: gli altri sono fermi nella loro concezione religiosa statica e tradizionale. I primi โascoltavanoโ (Lc 15,1) Gesรน, gli altri โmormoravanoโ (Lc 15,2) contro di lui. I primi hanno bisogno della Parola del Signore, i secondi lo giudicano e lo accusano. I peccatori si rallegrano della Lieta Novitร , i farisei si chiudono nella tradizione stantia. I peccatori si โlasciano riconciliareโ (2 Cor 5,20) con Gesรน, i farisei ne rifiutano il messaggio innovatore.
โCostui mangia con loro!โ
Non solo Gesรน accoglie i peccatori, ma addirittura mangia con loro. Cโรจ qui un chiaro riferimento alla questione che tanto angustiรฒ la prima Chiesa: se fosse possibile condividere la mensa con i pagani: fu lo scontro feroce, di cui accenneremo in seguito parlando della parabola del figlio prodigo, tra gli etnico-cristiani, quelli cioรจ provenienti dal paganesimo, e i giudeo-cristiani, ebrei convertiti. โPer comprendere questo allarme da parte delle persone pie, bisogna rifarsi alla cultura ebraica, nella quale il pranzo veniva condiviso, mangiando tutti in unico grande piatto: quindi al centro della tavola cโera un piatto dove tutti quanti mettevano la mano per mangiare, e se uno di questi invitati era una persona infetta, รจ chiaro che la sua infezione si trasmetteva al piatto e tutto il piatto diventava infetto e tutti quanti contraevano questa infezione. Se uno dei commensali รจ un peccatore, la sua impuritร contagia tutti gli altri. Ecco spiegato perchรฉ denunciano Gesรน che mangia con i peccatori. Anche Gesรน รจ impuro perchรฉ contagiato mangiando con i peccatoriโ (A. Maggi[6]).
Siamo a una rivoluzione copernicana: in tutte le religioni, gli uomini offrono sacrifici di purificazione per essere accolti dal loro Dio. Gesรน invece non richiede sacrifici o penitenze, ma solo che noi incontriamo lui, accogliamo lui: sarร lui a purificarci, a santificarci, a metterci in relazione intima con lui e con il Padre. Gesรน ogni giorno continua a mangiare con noi peccatori nellโEucarestia; quali che siano le nostre colpe, a lui basta che accettiamo di mangiare da lui il pane e il vino che ci trasformano, cosรฌ che da lontani diventiamo vicini, da peccatori diventiamo giustificati, da schiavi diventiamo figli!
Dio รจ gioioso!
Ha detto Papa Francesco: โLe tre parabole della misericordia: quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta, e poi la piรน lunga di tutte le parabole, tipica di san Luca, quella del padre e dei due figli, il figlio <<prodigo>> e il figlio che si crede <<giusto>>, che si crede santo, tutte e tre queste parabole parlano della gioia di Dio. Dio รจ gioioso. Interessante questo: Dio รจ gioioso! E qual รจ la gioia di Dio? La gioia di Dio รจ perdonare, la gioia di Dio รจ perdonare! Eโ la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la gioia di una donna che ritrova la sua moneta; รจ la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed รจ tornato in vita, รจ tornato a casa. Qui cโรจ tutto il Vangelo! Qui! Qui cโรจ tutto il Vangelo, cโรจ tutto il Cristianesimo!โ[7].
Tutte le tre parabole infatti sottolineano la gioia di Dio per la conversione del peccatore. Al termine della prima si dice: โCi sarร piรน gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversioneโ (Lc 15,7); allla fine della seconda: โCโรจ gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converteโ (Lc 15,10); nella terza il Padre comanda: โFacciamo festa, perchรฉ questo mio figlio era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovatoโ (Lc 15,23-24). Anzi, nella conclusione dellโultimo racconto il Padre afferma con forza: โBisognava (รจdei) far festa!โ (Lc 15,32): โLa necessitร della festa sta nella novitร inaudita del Vangelo che annuncia un Dio che perdona, risana, guarisce, salva, dona il suo Figlio per la salvezza del mondoโ (G. Benzi[8]). Il tema della gioia percorre tutto il capitolo 15 di Luca, ricorrendo ben otto volte[9].
Il discorso quindi non รจ morale ma teologico: lโattenzione delle parabole non รจ sul pentimento dellโuomo, ma sulla gioia di Dio. Non viene piรน presentato un Dio severo e accigliato che attende di punire i cattivi, ma un Dio allegro e festante perchรฉ vuole riabbracciare i suoi figli perduti. LโEvangelo riguarda non i cammini di pentimento dellโuomo, ma la โnovitร โ di un Dio che cerca il peccatore, che vuole riportarlo a sรฉ, che esulta per la relazione riallacciata con lui.
Due sole parabole
In genere si considerano tre parabole distinte: la pecora smarrita[10], la moneta perduta[11] e infine la cosiddetta parabola del figlio prodigo[12]. In realtร , a ben analizzare il testo, ci troviamo di fronte a solo due parabole: una, quella del ritrovamento di ciรฒ che si era perduto, declinata prima al maschile (il pastore e la pecora) e poi al femminile (la donna e la moneta), lโaltra del padre misericordioso. Infatti, anche dal punto di vista sintattico, si legge prima: โGesรน disse loro questa parabolaโ (Lc 15,3), a cui segue lโunica narrazione del ritrovamento prima della pecora da parte del pastore e poi della dracma da parte della donna; mentre il racconto del figliol prodigo รจ introdotto poi da un inizio autonomo: โE dicevaโฆโ (Lc 15,11).
Il ritrovamento della pecora e della moneta perduta
โChi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finchรฉ non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: <<Rallegratevi con me, perchรฉ ho trovato la mia pecora che era perduta>>. Cosรฌ, vi dico, ci sarร piรน gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
O quale donna, se ha dieci dracme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finchรฉ non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: <<Rallegratevi con me, perchรฉ ho ritrovato la dracma che avevo perduta>>. Cosรฌ, vi dico, cโรจ gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converteโ (Lc 15,3-10).
Dio รจ pastore
Pastore e gregge sono un tema classico dellโAntico Testamento. Il ritrovamento della pecora smarrita รจ un tratto abituale della salvezza[13]: Dio รจ il pastore buono[14] che si oppone ai capi del popolo che sono cattivi pastori: cercano e difendono se stessi anzichรฉ servire il gregge e avere compassione di coloro che si smarriscono[15].
Questo racconto, oltre allo sfondo veterotestamentario, ha anche un parallelo in Matteo[16], la cui prospettiva, perรฒ, รจ molto diversa. Matteo non inserisce la parabola in una polemica con i farisei, ma allโinterno di una regola di comportamento per la comunitร . Non insiste particolarmente sulla gioia del ritrovamento, ma sulla ricerca da parte del pastore: non parla di pecore che si sono โperduteโ (apolรจsai), ma probabilmente di pecore โsmarriteโ (planรฒmenoi) dai loro guardiani. Il racconto di Matteo รจ un invito alla comunitร ecclesiale, e in particolare ai suoi responsabili, perchรฉ vadano alla ricerca degli smarriti, sullโesempio di Gesรน, il โpastore idealeโ (questo รจ il vero significato di รฒ poimรจn รฒ kalรฒs in Gv 10,11), che โdร persino la vita per le sue pecoreโ (Gv 10,11.15.17.18).
Luca, invece, come giร abbiamo detto, racconta la gioia di Dio nel ritrovare la pecora. Che tenerezza nellโimmagine di una pecora portata โin spalla tutto contentoโ (Lc 15,5)! โUna pecora in spalla ha un certo peso; non รจ un agnellino; si tratta di un animale ferito, sporco, sicuramente irrequieto. Il pastore se la mette in spalla alla lettera <<con grande gioia>> e va a casa, con gli amici, a far festa. Lโazione posta al centro della parabola lucana รจ questa gioia del pastore che cerca e recupera la pecora. Questa gioia della ricerca andata a buon segno, questa gioia grande รจ la gioia di Dio di poter perdonare lโuomo, ogni uomo singolarmenteโ (G. Benzi[17]).
Il paradosso della misericordia
Gesรน โdisse loro questa parabola: <<Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finchรฉ non la ritrova?>>โ (Lc 15,3-4[18]). Gesรน si aspettava che gli astanti gli rispondessero: โCerto, anche noi avremmo fatto cosรฌโ? Ma credo che in realtร pochi si sarebbero comportati come il pastore della parabola. Perchรฉ rischiare le novantanove pecore per andare alla ricerca di una sola? Una corretta impostazione economica non prevede sempre i possibili โscarti di produzioneโ? Qui una pecora testarda e disobbediente al pastore, o desiderosa di autonomia, o tentata da chissร quali altri pascoli, o semplicemente distratta, si perde. Il pastore, per andare a cercarla, abbandona allora le altre novantanove pecore che invece erano a lui obbedienti, remissive, contente di stare con lui. Molti commentatori affermano che il pastore le avrร lasciate in un ovile sicuro, o affidate a un altro guardiano: ma il testo in realtร parla di vero abbandono (kataleรฌpe: Lc 15,4; aphรจse: Mt 18,12) e non specifica nessuna misura di protezione per le pecore rimaste. Anzi, il pastore le abbandona โsui montiโ (Mt 18,12), si legge nel Vangelo di Matteo, o addirittura โnel desertoโ (Lc 15,4), ci dice il Vangelo di Luca, esposte cioรจ alla voracitร dei lupi e dei leoni, o allโassalto di ladri e briganti[19].
Secondo la logica umana, queste pecore avrebbero tutte le ragioni per lamentarsi, come avrร ragione il figlio perbene quando vedrร il padre ridividere il patrimonio con il figlio prodigo ritornato[20]. โ<<Non รจ giusto>>: questa รจ la reazione che suscitava la parabola del pastore che abbandona novantanove pecore per correre dietro a quella che รจ perduta. Dio ha questa preferenza ed รจ pronto ad assumersi comportamenti <<ingiusti>> e <<irrazionali>> agli occhi degli scribi e dei fariseiโ (G. De Virgilio, A. Gioni[21]).
Se una sola su novantanove รจ la pecora smarrita, significa che solo lโun per cento della popolazione mondiale รจ peccatore o cโรจ un altro significato? Secondo alcuni Padri della Chiesa, come Gregorio Magno[22], โnovantanoveโ nellโebraismo in genere รจ il numero che si riferisce agli angeli: la pecora smarrita rappresenta forse lโumanitร decaduta, peccatrice, che ha abbandonato la sua situazione โangelicaโ, e che Gesรน si caricherร sulle spalle per portarla nella situazione di perfezione voluta da Dio[23].
Anche il finale della parabola รจ al di fuori del nostro modo di pensare: โCosรฌ, vi dico, ci sarร piรน gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversioneโ (Lc 15,7): come puรฒ Dio essere piรน contento di un solo peccatore che ritorna a lui che di novantanove giusti che ogni giorno gli obbediscono con fedeltร , magari a prezzo di grandi sforzi e sacrifici?
Ma siamo qui di fronte a quello stile del โparadossoโ che spesso troviamo soprattutto nei Vangeli: si presenta una situazione talora persino assurda ma per stressare alcuni concetti.
Lโuomo รจ la gioia di Dio
Qui si vuole innanzitutto sottolineare che ciascuno di noi รจ preziosissimo agli occhi di Dio: ciascuno di noi รจ la gioia di Dio. Aveva detto Isaia: โCome gioisce lo sposo per la sposa, cosรฌ il tuo Dio gioirร per teโ (Is 62,5)[24]. โIl messaggio della parabola รจ dunque quello dellโesclusivitร di ciascuno di noiโฆ: nessuno deve sentirsi escluso dallโattenzione di Dio… Dio non si rassegna alla morte dei suoi figli per quanto peccatori, per quanto ribelli essi possano essere. Paternitร / maternitร e figliolanza non si possono mai rinnegare senza annullare la propria identitร e Dio <<si รจ sempre ricordato della sua alleanza: parola data per mille generazioni>> (Sl 105,8)โ (P. Farinella[25]). Afferma Gesรน: โCosรฌ il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoliโ (Mt 18,14). Ciascuno di noi รจ unico per Dio, รจ oggetto particolare del suo amore. Dio ama ciascuno di noi come se non esistesse nessun altro, e continuamente ci cerca, ci conquista, ci seduce. Per Dio non รจ possibile che qualcuno possa essere lontano dal suo amore; Dio non tollera che qualcuno sia escluso dalla sua misericordia.
Inoltre Dio, come tutta la Scrittura ci insegna, ha una predilezione particolare per i deboli, per i piccoli, per chi รจ piรน fragile, per chi sbaglia: โInfatti il Figlio dellโuomo รจ venuto a salvare ciรฒ che era perdutoโ (Mt 18,11).
โLa contrapposizione tra uno e tutti sottolinea la condizione di privilegio o di diritto che ha chi รจ fuori strada, come chi รจ malato o infelice, rispetto a chi รจ al sicuro o in saluteโฆ. Anche se non era un grosso danno la perdita di una pecora, su cento che ne aveva, la sollecitudine e la gioia del pastore sono egualmente incontenibili. Il fatto sottolinea la sua generositร , magnanimitร , bontร โฆ Il pastore che Luca presenta รจ eccezionaleโ (O. da Spinetoli[26]).
Dio ci cerca
La parabola ci rivela anche che noi siamo continuamente cercati da Dio. Dio chiama Gerusalemme: โRicercata, Cittร non abbandonata>>โ (Is 52,12). Dio nella Bibbia รจ sempre colui che fa il primo passo alla ricerca dellโuomo. Adamo ed Eva dopo il peccato si nascondono dal Signore, ma Dio li viene a cercare: โIl Signore Dio chiamรฒ lโuomo e gli disse: <<Dove sei?>>โ (Gen 3,8-9). Eโ Dio che chiama Abramo[27], che si rivela a Mosรจ[28]. Eโ Dio lโAmante che nel Cantico cerca lโamata[29]. Eโ Dio che โci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella caritร โ (Ef 1,4). Eโ Dio che sta alla nostra porta e bussa: โEcco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io entrerรฒ da lui e cenerรฒ da lui ed egli con meโ (Ap 3,20). Cosรฌ Gesรน invita alla sua sequela gli apostoli[30], chiama per nome Maddalena che lo ha scambiato per un giardiniere[31], si rivela ai discepoli di Emmaus tristi e sfiduciati[32].
โQuello di Dio รจ un amore senza riserve che ci precede, ci sostiene e ci chiama lungo il cammino della vita e ha la sua radice nellโassoluta gratuitร di Dioโฆ In ogni tempo, alla sorgente della chiamata divina cโรจ lโiniziativa dellโamore infinito di Dio, che si manifesta pienamente in Gesรน Cristoโ (Benedetto XVI[33]): โnoi lo amiamo, perchรฉ egli ci ha amati per primoโ (1 Gv 4,19)[34].
ย I poveri cercano Dio
Il secondo racconto, quello della moneta perduta e ritrovata, rimodula le tematiche di quello della pecora smarrita, ma con alcune sottolineature specifiche.
Innanzitutto la protagonista รจ una povera donna. Se la dracma รจ la paga giornaliera di un bracciante agricolo, tutto il โtesoroโ di questa donna era il salario di dieci giorni. Mentre il primo racconto ci parlava di un ricco possidente, padrone di cento pecore, questo secondo ci presenta una persona umile, di bassa condizione.
โProprio a motivo della sua povertร รจ particolarmente interessata e appassionata nella ricercaโ (R. Reviglio[35]). A volte sono i poveri i migliori ricercatori del Regno di Dio. Eโ lโesperienza che Israele ha fatto nellโEsodo quando, nel deserto, privo di ogni bene terreno e di ogni sicurezza, ha in realtร fatto la sua piรน intensa esperienza di Dio. Come dice il Salmo: โLโuomo nella prosperitร non comprende, รจ come gli animali che perisconoโ (Sl 49,13.21).
Secondo alcuni Padri, come Gregorio Magno, la lucerna che la donna accende[36] รจ la lampada della Fede, รจ la divina Sapienza che illumina chi cerca Dio, squarciando le tenebre dellโerrore[37]: รจ la fede che ci fa capire il mistero dellโinfinita misericordia di Dio che non abbandona mai nessuno, ma che tenacemente cerca in ogni modo di conquistare lโuomo.
Pazienza verso chi sbaglia
Ma nel racconto cโรจ anche una sottolineatura ecclesiologica: โLa pastorale comunitaria verso i peccatori รจ invitata a trovare vie piรน pacifiche o piรน caute senza ricorsi a minacce o anatemi, al contrario cercando di far propria la fiducia della donna che ha perduto la dracma, che ritrae quella stessa di Dio, che non desiste mai dallโattendere il momento della conversione del peccatoreโฆ La vera cura pastorale รจ fatta di pazienza e anche di tolleranzaโฆ Se la donna invece di cercare avesse <<spazzato>> e buttato le <<immondizie>> fuori casa, non avrebbe piรน trovato la moneta; se la comunitร non ha pazienza di verificare e attendere la crescita e la piena maturazione (conversione) dei suoi membri, ma li espelle per indegnitร o impenitenza, non avverrร mai che possa festeggiare la loro conversione, il loro ritorno o ingresso nel regnoโ (O. Da Spinetoli[38]).
La parabola del Padre misericordioso
La parabola del โfigliol prodigoโ[39] o meglio, come viene ora chiamata, del โpadre misericordiosoโ o del โpadre modelloโ รจ al cuore del Vangelo di Luca sia perchรฉ ne รจ quasi al centro fisico (occupa buona parte del capitolo 15 su 24 capitoli), sia perchรฉ costituisce il nucleo centrale del messaggio di Gesรน e della predicazione di Paolo.
โAl brano di Luca si potrebbero dare molti titoli: parabola del figliol prodigo, della misericordia, del padre misericordioso, del padre che fu madre, del padre modello, dellโamore sconfinato, dellโimpossibile che diventa possibile, delle contraddizioniโฆ Nessun titolo dato finora ha esaurito la prospettiva del capitolo lucano. La Bibbia della Cei (1974) titola: <<Il figlio perduto e il figlio fedele>>, in parte travisando il contenuto della parabola. La 2a edizione della Bibbia Cei (1997) corregge in <<La parabola del padre misericordioso>>. La 3a edizione Cei (2008) cambia ancora: <<Il figlio perduto e il figlio fedele>>. Questi tentativi dimostrano la difficoltร di acchiappare il testo biblico che supera ogni imbrigliamento. Alcuni preferiscono il titolo <<Il padre che fu madre>> perchรฉ mette in luce non solo il protagonista principale che รจ il padre e non i figli che sono due comparse, ma anche perchรฉ mette in risalto lโamore generativo che muove il padre dallโinizio alla fine della parabola nei confronti dellโuno e dellโaltro figlio. Parlando di questo amore, lโevangelista ricorre ad un verbo greco, esplanghnรฌstฤ, che traduce lโebraico rachร m che richiama lโutero materno nellโatto di generare alla vita. Per questo รจ <<Il padre che fu madre>>โ (P. Farinella[40]).
Questa parabola รจ stata giustamente definita โla perla delle paraboleโ[41]. โLuca per spiegarci lโagire di Dioโฆ, per prospettarci che anche noi siamo parte della predilezione di Dio, qualunque sia lo stato della nostra condizione, ci ha regalato il capitolo 15 del suo Vangelo, la perla del Nuovo Testamento, il monumento al Dio <<giusto perchรฉ ama>> che possiamo anche definire come <<il Vangelo del Vangelo>>. Anche se perdessimo lโintera Bibbia e conservassimo solo il capitolo 15 del Vangelo di Luca, pensiamo che nulla sarebbe perduto perchรฉ avremmo lโessenza della rivelazione, il cuore dellโanima di Dioโ (P. Farinella[42]).
Giustificati per grazia
Molto spesso questa parabola รจ stata letta come un cammino di conversione indicato ai discepoli. In realtร al suo centro cโรจ la teologia di Paolo, di cui Luca era collaboratore[43] e medico[44], sulla giustificazione per la sola grazia di Dio e non per le opere della Legge, e la difficoltร da parte della componente giudeo-cristiana della prima Chiesa di accettare che fosse annunciata ai pagani una salvezza che non passava piรน dallโosservanza della Legge di Israele ma solo dallโadesione a Gesรน.
Fu questa una polemica che squassรฒ ferocemente la prima comunitร cristiana, e che fu al centro del lungo e acceso contradditorio tra i giudei convertiti al cristianesimo, che avevano come riferimento Pietro e Giacomo, e che ritenevano indispensabili per tutti la circoncisione e la pratica delle altre opere della Legge, e i pagani convertiti a Gesรน, che facevano capo a Paolo, che invece sostenevano che ormai la salvezza giungeva a tutti per pura grazia tramite Gesรน Cristo. Si giunse al famoso compromesso del Concilio di Gerusalemme, che in pratica accettava le tesi paoline, ma che chiedeva anche ai pagani di rispettare almeno alcune norme della tradizione ebraica per non dare scandalo alla componente giudaica della chiesa primitiva[45]. Ma la questione non fu affatto risolta, come si legge nella lettera ai Galati, in cui Paolo riferisce di avere accusato ad Antiochia addirittura lโapostolo Pietro di essere โipocritaโ perchรฉ, nonostante lโaccordo stipulato a Gerusalemme, continuava a comportarsi come prima, considerando โimpuriโ i non circoncisi[46]. Fu un processo lento, laborioso e non certo indolore passare da una religiositร fatta di osservanza a prescrizioni e decreti a una Fede in un Dio Misericordia che gratuitamente salva tutti, ebrei e pagani, buoni e cattivi, giusti e peccatori[47]. Eโ questa sicuramente la rivelazione principale che ci viene regalata da questa parabola[48], [49].
Analizziamone ora la splendida dinamica.
Il Padre dร la vita
Il figlio minore, secondo il diritto ebraico, finchรฉ il padre รจ in vita puรฒ disporre solo dellโusufrutto delle proprietร paterne, e non del loro possesso. La Scrittura proibiva di dare ai figli lโereditร prima della propria morte: โFinchรฉ vivi e cโรจ respiro in te, non abbandonarti in potere di nessuno. Eโ meglio che i figli ti preghino che non rivolgerti tu alle loro mani. Quando finiranno i giorni della tua vita, al momento della morte, assegna la tua ereditร โ (Sir 33,21-22.24)[50]. Chiedendo di avere โla parte del patrimonio che gli spettaโ (Lc 15,12), il figlio minore auspica la morte del padre, ne richiede la vita. Il termine โpatrimonioโ in greco รจ ousรฌa che deriva dal participio presente femminile del verbo eimรฌ, il verbo dellโesistenza: tanto che il testo letteralmente dice: โEgli allora spartรฌ loro la vita (tรฒn biรฒn)โ (Lc 15,12).
โIl padre poteva rifiutare la richiesta del figlio, adducendo la giustizia e il suo diritto vigente contro il diritto del figlio ancora latente e futuroโ (M. Orsatti[51]). Ma il padre gli dร senza discutere metร patrimonio, gli offre cioรจ la sua stessa โvitaโ: โNon cโรจ amore piรน grande che dare la vita per i propri amiciโ (Gv 15,13).
โGesรน ci vuol suggerire la cattiveria e lโaviditร di questo ragazzo: rinuncia al padre, per averne le ricchezzeโฆ; trasforma i beni paterni in moneta sonante, si fa i bagagli e parteโ (R, Reviglio[52]).ย A lui non importa la relazione con il padre: non importa nemmeno della sua esistenza. Per lui contano solo i soldi. Dirร Paolo: โLโattaccamento al denaro infatti รจ la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti doloriโ (1 Tm 6,10).
Il ragazzo emigrรฒ โper un paese lontanoโ (Lc 15,13). โQuesta espressione <<paese lontano>> indica che il figlio non abbandona soltanto il padre, ma abbandona anche la religione dei suoi padri, va in un mondo di pagani, in un mondo di idolatri: non abbandona soltanto il padre, ma abbandona anche il suo Dioโ (A. Maggi[53]). Agostino dice che va nella regio dissimilitudinis, nella regione della dissomiglianza, cioรจ che perde la sua โimmagine e somiglianzaโ[54] con Dio.
Un atteggiamento sconcertante
Sconcertante รจ lโatteggiamento del padre: โA una logica elementare la sua puรฒ apparire piรน incoscienza che bontร , ma egli rifiuta persino di indagare sui progetti, sulle intenzioni del secondogenito. Il suo comportamento rischia di essere tacciato di debolezza, รจ invece solo frutto di un grande (cieco) amoreโ (O. da Spinetoli[55]). Forse noi avremmo detto: โVa bene, te ne vai! Ma ricordati che per te ormai io non esisto piรน! Guai a te se un giorno cercherai di tornare! Vedi questa porta? Se ci esci non ci entrerai mai piรน!โ. Il padre della parabola invece non fa nessuna minaccia, non lancia nessuna scomunica: gli lascia aperta la porta del suo amore: โNon si puรฒ non sottolineare che รจ forse questa sua bontร che aprirร alla fine lโanimo del figlio alla fiducia, al pentimento fino al desiderio del ritorno. Davanti a un genitore severo, irascibile, non gli sarebbe stato facile riportarsi a lui, dopo la triste, deludente esperienzaโ (O. da Spinetoli[56]).
โE la madre? La parabola non vi fa cenno, perchรฉ il protagonista รจ Dio, e Dio รจ Padre e Madre insieme! Perchรฉ Dio non interviene? Quante volte nella storia grande del mondo e nelle infinite piccole storie di paesi, famiglie, persone ci poniamo questa domanda: <<Perchรฉ Signore non intervieni? Non ci ami? Non te ne importa che ci perdiamo? Che ti perdiamo?>>. Sono i misteri di Dio, del dono della libertร che ci ha fatto. E ben sapeva che lโavremmo sperperato, questo dono! Eppure ci ha creato liberi, non per finta ma sul serio! Dunque deve lasciarci peccare, deve lasciarci sprecare i suoi infiniti doni. Dio รจ Padre, non paternalistaโ (R. Reviglio[57]).
Un cammino di abiezione
โQuando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciรฒ a trovarsi nel bisognoโ (Lc 15,14). โLa denuncia dellโEvangelista Luca, che รจ quello che prende di mira piรน degli altri il tema dei ricchi, della ricchezza, รจ che il ricco punta tutto sui soldi: se ha i soldi ha qualcosa ed รจ qualcuno, ma se gli togliete i soldi, quando uno non ha piรน niente non รจ neanche piรน niente. Allora questo ragazzo ormai non ha niente, e quindi non รจ piรน niente. E quindi comincia a trovarsi nellโindigenzaโ (A. Maggi[58]).
Il figlio allora โsi attaccรฒ (ekollรจte) a uno dei cittadini di quella regioneโ (Lc 15,15): si โincollรฒโ, si unรฌ prontamente a lui, e quindi divenne anchโegli straniero e pagano.
Inoltre da padrone diventa servo, e per di piรน pascola i porci[59], gli animali immondi per eccellenza[60], e da cui quindi contrae anche impuritร cultuale: รจ sceso quindi nellโabisso della depravazione, รจ diventato bestia tra le bestie.
Nel momento massimo della sofferenza, quando ha davvero toccato il fondo, โallora rientrรฒ in se stessoโ (Lc 15,17): lโespressione indica che quindi prima non era piรน lui, si era completamente alienato, aveva rinunciato alla sua dignitร .
Allora si ricordรฒ che nella casa del padre persino i servi stavano meglio di lui: โPartรฌ e si incamminรฒ verso suo padreโ (Lc 15,20). Il figlio prodigo รจ attirato dallโamore e dalla dolcezza della casa paterna, e non da discorsi o minacce: โnonostante quello che ha compiuto sente di poter affermare: <<mio padre>> (v. 17)โ (O. da Spinetoli[61]), anche se neanche lui ha compreso fino a dove arriverร la bontร del genitore, e spera di poter rientrare in casa al massimo come servo[62].
Letteralmente il testo afferma: โEssendomi alzato (anastร s) andrรฒ da mio padreโ (Lc 15,18): si usa il verbo anรฌstemi, il verbo della resurrezione, che in greco si dice anร stasis, e che il padre riprenderร al v. 24: โQuesto mio figlio era morto ed รจ tornato in vita (anรจzesen)โ. Tornare al Padre รจ risorgere, e la resurrezione รจ proprio la partecipazione piena alla vita del Padre.
Una decisione di comodo
Ma perchรฉ decide di tornare? Per interesse: โIo qui muoio di fame!โ (Lc 15,17): lontani da Dio, che รจ la Vita, si sperimenta la morte, la dissoluzione di sรฉ, lโautodistruzione. La nostra fame si sazia solo in Dio: solo lui puรฒ riempire la nostra esistenza di risposte, di senso, di salvezza.
Il figlio prende una decisione di comodo, non dettata da una conversione, ma solo dallโesigenza di poter mangiare e campare. Cerca solo di sfamarsi: se non stesse cosรฌ male non tornerebbe certo a casa.
Siamo abituati a meditare su questa parabola prima del sacramento della Riconciliazione o in occasione di qualche liturgia penitenziale: ma โbisogna subito sfatare una mitologia che vede in questo <<ritorno / rientro in sรฉ>> il principio di una conversione, al punto di presentare il <<figliol prodigo>> come modello del convertito. Non รจ cosรฌ…! Il figlio non pensa al padre e al suo dolore, non รจ pentito di ciรฒ che ha scelto e fatto e delle conseguenze che ha provocato. Egli, di fronte a tutte le porte chiuse, intravede una sola possibilitร : usare e sfruttare ancora una volta il padre. Ha preso coscienza di non avere altro futuro che la morte. Il momento della conversione รจ ancora lontano. Avverrร solo quando la gratuitร di cui si era preso gioco lo avvolgerร del tutto nuovo: allora non avrร nemmeno bisogno di chiedere perdono, perchรฉ il perdono personificato dal padre lo aspettava giร , prima ancora che lui partisseโ (P. Farinella[63]).
Il Padre si umilia
Il figlio prodigo ha perso il diritto di essere trattato da figlio: al massimo potrร essere riammesso come servo. Ma โquando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontroโ (Lc 15,20). Per la cultura orientale un padre, o chiunque eserciti lโautoritร , che si metta a correre perde la sua onorabilitร : โLโandatura dellโuomo rivela quel che รจโ (Sir 19,27); โChi cammina in fretta sbaglia stradaโ (Pr 19,2).
โCโรจ un altro particolare da tenere presente: il figlio รจ un guardiano dei porci, รจ impuro. Ebbene, il padre gli si getta al collo lo stesso, lo tocca, e lโimpuritร del figlio ritualmente si trasmette al padre. Per il padre, il desiderio di purificare il figlio รจ piรน importante della propria purezza. Il padre accetta di prendersi la lordura, lโimpuritร del figlio, pur di trasmettergli questa vitaโ (A. Maggi[64]).
โPer il padre, restituire vita e dignitร al figlio disonorato รจ piรน importante del proprio onoreโ (A. Maggi[65]). โDio non fa la divinitร offesa nel proprio onore, ma Dio, il padre, non esita a disonorarsi pur di onorare il figlio. Si intravede in questo episodio anche una similitudine dellโimmenso amore di Gesรน, figlio di Dio Padre, uguale al Padre, quando non esita, per il bene dellโuomo, ad accettare il disonore della morte di croceโ (A. Maggi[66]).
Un Padre impazzito di gioia
Il figlio comincia a recitare la formula di pentimento che aveva precedentemente elaborato: โPadre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono piรน degno di esser chiamato tuo figlioโฆโ (Lc 15,21). Il padre lo stoppa qui, alla parola โfiglioโ: non vuole che nemmeno nomini la parola โservoโ che il ragazzo si era preparare quando aveva pensato di dire: โTrattami come uno dei tuoi serviโ (Lc 15,19). โIl padre non capisce piรน nulla, dalla gioia. Non lo lascia finire, non dice nemmeno una parola di perdono, ma subito – dopo i baci, gli abbracci, le lacrime – chiama i servi e comanda di fare festa… Impazzito di gioia: <<Questo mio figlio era mortoโฆ ed รจ risuscitato! Era perdutoโฆ ed รจ stato ritrovato! Mio figlio! Mio figlio!>>โ (R. Reviglio[67]).
โMa il figlio non deve chiedere perdono? Non si deve pentire? Non deve offrire un sacrificio, offrire delle garanzie? Il Padre non fa cosรฌ: il Dio-Padre perdona, prima che il perdono venga richiesto. Per cui, i Vangeli fanno capire che la cosa piรน inutile รจ chiedere perdono a Dio: mai Gesรน invita i peccatori a chiedere perdono a Dio, perchรฉ Dio mai perdona, perchรฉ mai si sente offeso. Dio รจ amore e concede il suo amore a tutti, indipendentemente dalla loro condotta. Se รจ vero che mai Gesรน invita a chiedere perdono a Dio, insistentemente invita gli uomini a chiedere perdono agli altri. Il perdono di Dio diventa efficace, quando si traduce in altrettanto amore verso gli altriโ (A. Maggi[68]).
Un perdono sconcertante
Le azioni poi che il Padre compie verso il figlio prodigo ci lasciano davvero stupefatti. Il figlio dissoluto non solo viene immediatamente riammesso in casa, ma รจ anche subito reintegrato in tutti i diritti di prima, con un vero rito di investitura, attraverso tre simboli: la veste, lโanello e i calzari (Lc 15,22).
Nella Bibbia esiste una โteologia del vestitoโ: la veste designa il ruolo[69], ha sempre valenze simboliche importanti: cโรจ una profonda rivelazione nel fatto che Adamo ed Eva, commesso il peccato, si scoprano nudi[70] o che Gesรน venga spogliato della sua tunica indivisa prima di essere crocifisso[71]; cosรฌ hanno un intenso significato le vesti sacerdotali[72] o quelle bianche tipiche della dimensione celeste[73]. Il padre vuole per questo figlio โil vestito piรน bello (stolรจn tรจn prรฒten)โ (Lc 15,22): โla stola primaโ: nella mentalitร ebraica, lโabito piรน bello era quello che il re concedeva a qualche altissimo funzionario in segno di onore[74], come quando il faraone riabilitรฒ Giuseppe (โLo rivestรฌ con abiti di lino finissimoโ: Gen 41,42), o il re Assuero volle onorare Mardocheo (โMardocheo si allontanรฒ dal re con una veste regale di porpora viola e di lino bianco, con una grande corona d’oro e un manto di bisso e di porpora rossaโ: Est 8,15).
Ma soprattutto รจ sbalorditivo che al figlio che รจ ritornato venga rimesso lโanello al dito; lโanello non era solo un ornamento, ma il sigillo, con cui il figlio poteva compiere tutti gli atti giuridici e amministrativi[75]: era la firma sul conto bancario, la carta di credito a valenza illimitata, era il libretto degli assegni. โAl figlio, che ha dimostrato di non saper gestire i suoi averi e che in poco tempo ha sperperato tutto il suo patrimonio, il padre rinnova la piena fiducia e non solo lo reintegra nei suoi beni, ma gli affida lโamministrazione della sua casa. Tutto questo senza alcuna garanziaโ (A. Maggi[76]).
Il testo evangelico non dice se il giorno dopo il figlio appena ritornato scappi di nuovo, questa volta non con metร patrimonio, ma con tutti i beni del padre, di cui ormai รจ stato fatto โamministratore delegatoโ: ci parla perรฒ della stupenda incoscienza di Dio che ci dร sempre fiducia, qualunque siano i nostri peccati. Il padre non solo ridร fiducia al figlio, ma gliene dimostra una molto, molto piรน grande di prima.
I sandali rimessi ai piedi hanno diversi significati. Ci si toglieva i sandali nei momenti di dolore, e li si rimetteva quando tornava la gioia[77]. I sandali indicavano il rango, perchรฉ solo i padroni li portavano, mentre i servi giravano scalzi. Indicavano anche il possesso: il sandalo รจ simbolo di proprietร perchรฉ calpesta la terra: chi mette il suo sandalo su un terreno ne deve essere considerato il padrone; ecco perchรฉ nel libro di Rut โchi aveva il diritto di riscatto disse a Booz: <<Acquista tu il mio diritto di riscatto>>; si tolse il sandalo e glielo diedeโ (Rt 4,7-8). Inoltre chi disobbediva alla Legge del Levirato, rifiutando di dare discendenza a un fratello morto, veniva privato dei sandali e โla famiglia di lui chiamata in Israele <<la famiglia dello scalzato>>โ (Dt 25,7-10). Il figliol prodigo รจ ora ufficialmente proclamato Signore, Padrone, e colui che darร una discendenza al padre.
Questi gesti del padre sono meravigliosi e stupefacenti: โNel caso del figlio prodigo il perdono non comporta il semplice ripristino della situazione precedente. In luogo del consueto rapporto di filiazione naturale subentra un nuovo genere di filiazione in base ad un gesto di adozione formale[78]. Colui che รจ ritornato, dunque, benchรฉ non possedesse piรน nulla, acquista nella casa paterna un posto che prima non aveva, e questo non per diritto, ma per graziaโ (K. H. Rengstorf[79]). Il figliol prodigo รจ cosรฌ presentato a tutti come lโerede ufficiale, non per diritto di nascita, ma per una precisa scelta da parte del padre!
La comprensibile reazione del fratello maggiore
โIl figlio maggiore (presbรฝteros) si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udรฌ la musica e le danzeโฆ Egli si arrabbiรฒ (orghรฌsthe)โ (Lc 15,25.28). โLe persone religiose e lโallegria sono incompatibili. Le persone religiose hanno sempre una faccia seria, perchรฉ tutta la loro vita รจ uno sforzo per meritare lโamore di Dio, quindi devono far vedere agli altri quanto sia difficile la loro vita; loro e lโallegria sono incompatibili. Anzichรฉ avvicinarsi, lui si bloccaโ (A. Maggi[80]).
Gli esegeti hanno sempre dipinto con luce sinistra questo povero fratello perbene, che il testo greco definisce presbรฝteros, โpiรน anzianoโ (parola da cui deriverร lโitaliano โpreteโ): don Mazzolari scriveva: โIl maggiore รจ una legione (di demoni) sotto nome diverso, รจ lโinfingardo della parabola dei talenti, il fariseo al Tempio, il servo spietato che prende per il collo il conservo. Eโ uno schiavo nella casa della libertร . Non fa nulla per evitare lโevasione del fratello inquieto, in lui cโรจ troppa veritร e poca caritร โ[81].
Invece รจ ben comprensibile la reazione del figlio maggiore, il quale non solo forse รจ giร turbato per la festa che si sta preparando per il ritorno del fratello che ha sperperato metร del patrimonio paterno, ma addirittura vede il restante capitale ora ridiviso in due, e che a lui, sempre ligio al lavoro e allโobbedienza nella casa paterna, toccherร ormai solo un quarto dei beni che il padre aveva allโinizio. Il figlio maggiore si sente profondamente leso nei suoi diritti: se facesse ricorso a qualunque tribunale contro questa abnorme ripartizione ereditaria, vincerebbe certamente la causa. Ma la logica del Padre non รจ quella della giustizia umana: รจ quella dellโamore, del perdono incondizionato, della grazia assoluta. Eโ la follia di chi, come dirร Paolo descrivendo lโAmore, โtutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopportaโ (1 Cor 13,7).
Il figlio maggiore non riesce ad accettare questa dimensione: non nomina mai il fratello come tale, ma spregiativamente lo indica come โquesto tuo figlioโ (Lc 15,30), mentre il Padre cerca sempre di riportarlo a rapporti di fraternitร : โquesto tuo fratelloโ (Lc 15,32). Inoltre mentre il figlio minore รจ entrato nella casa paterna, il maggiore ne resta fuori: โnon voleva entrareโ (Lc 15,28).
Ha detto Papa Francesco: โCโรจ perรฒ un pericolo, ed รจ quello di presupporre che noi siamo giusti, e possiamo giudicare gli altri. Giudichiamo anche Dio, perchรฉ pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte, invece di perdonare. Quando facciamo cosรฌ rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre! Ci si comporta come quel fratello maggiore della parabola, che invece di essere contento perchรฉ suo fratello รจ tornato, si arrabbia con il padre che lo ha accolto e fa festaโ[82].
Un Padre che ama tutti
Ma il Padre รจ modello di Amore anche verso il figlio perbenista e giustizialista: โIl padre allora uscรฌ a pregarlo (parekร lei)โ (Lc 15,28). Fa lui il primo passo, uscendogli incontro, cercando cioรจ di dialogare con la sua rigida logica legalistica. Inoltre egli, che non aveva fatto nessun discorso al figlio minore quando questi se ne voleva andare, ora โsupplica, scongiura il primogenito a recedere dal suo irrigidimento. Il verbo <<lo pregava (parakalรฉo)>> sottolinea in quale atteggiamento egli si trova davanti a lui: da servo piรน che da signoreโ (O. da Spinetoli[83]): una paternitร che รจ sempre e per tutti amore, ricerca dellโaltro, accoglienza…
Il figlio rimprovera duramente suo padre: โEcco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amiciโ (Lc 15,29). โLโEvangelista qui fa comprendere il patetico e il ridicolo, tipico delle persone religiose: lโobbedienza alla legge, sostenuta proprio dagli scribi e da questi farisei, rende le persone immature, infantili e incapaci di autonomia. Hanno sempre bisogno di un padre a cui riferirsi, per sapere cosa devono fare e come lo devono fare, e per attendersi una ricompensa, ovvero allontanare da loro responsabilitร derivanti dai loro comportamenti sbagliati. Questo รจ proprio delle persone infantili! Gesรน non ha bisogno di persone infantili, ha bisogno di persone matureโ (A. Maggi[84]).
Un figlio avido
Si noti come anche per questo fratello la questione non sia la relazione dโamore con il Padre, ma un problema di โmangiareโ: il fratello prodigo decide di tornare perchรฉ โmuore di fameโ (Lc 15,17), ma anche il fratello perbenista protesta perchรฉ non ha potuto mangiare un capretto con gli amici. Entrambi hanno una mentalitร da servi, e non da figli. Spesso, invece di una fede che sia profonda relazione amorosa con Dio, preferiamo una religione di tipo mercantile, in cui si pensa di ottenere favori e grazie dalla divinitร in cambio di prestazioni cultuali.
Inoltre il figlio accusa il fratello di โaver divorato gli averi con le prostituteโ (Lc 15,30): ma come faceva a saperlo? Chi glielo ha detto ? Non se ne era mai parlato! Eโ tipico di coloro che si ritengono giusti lโaccusare gli altri di ogni nefandezzaโฆ In ogni caso, la prostituzione nella Bibbia รจ spesso simbolo del tradimento dellโAlleanza con Dio[85].
Chiamati allโamore
โPovero figlio, non hai proprio capito nulla! Non ti sei mai accorto che quella era casa tua e che in casa avevi un padre? Ti sei sempre sentito estraneo, servo; ma non hai capito lโamore…? E tu volevi il capretto, non per far festa con tutti, ma solo con i tuoi amici! Dio che รจ Padre di tutti vuole che noi facciamo festa insieme (come il pastore che ha trovato una pecora e la donna che ha rinvenuto la moneta)โ (R. Reviglio[86]).
Siamo qui al cuore della parabola: Dio ci ha donato tutto, e ci ha donato anche se stesso: questa consapevolezza deve essere la fonte della nostra gioia e della nostra misericordia. โ<<Figlio non hai ancora capito che, essendo tu mio figlio, ogni cosa mia รจ tua?>>. Non lโaveva mai capito! ร questa la tragedia di tante persone che, vivendo sulla terra e godendo di tutti i suoi beni, diffidano di un Dio creatore, non vogliono ammetterlo; oppure vedono in lui un giudice o un avversario, ma non un Padre, e pertanto non sanno che il mondo รจ nostro, di tutti, e perciรฒ anche mio! Ma non solo tutto il mondo รจ mio: Dio รจ tutto mio!!! Ma il <<mio>> va condiviso con <<tutti>>โ (R. Reviglio[87]).
Siamo il figlio prodigo o quello perbenista?
Luca ci lascia in sospeso il finale della parabola. Non ci dice se il fratello maggiore alla fine si sia convinto, sia entrato anche lui in casa, abbia fatto pace con il fratello ritornato e abbia partecipato alla festa, o se sia rimasto sdegnosamente fuori, magari rompendo definitivamente i ponti con la casa paterna e, ferito dallโingiustizia subita, se ne sia andato dai Magistrati a denunciare il padre.
Luca non ci suggerisce nessun epilogo della storia. Forse perchรฉ vuole ricordare a tutti i suoi ascoltatori che ciascuno di noi puรฒ essere sia il figlio dissoluto e peccatore che il fratello giustizialista che non lascia spazio alla misericordia del Padre. Forse in ciascuno di noi ci sono tutte e due queste dimensioni: siamo poveri peccatori, schiacciati dalle nostre colpe, ma poi sempre pronti a giudicare e condannare gli altri con dura intransigenza. Sta a ciascuno di noi affidarsi alla misericordia di Dio ed entrare con le lacrime agli occhi nella sua casa, godendo della sua infinita misericordia che a tutti si estende e che non abbandona nessuno, o chiuderci nella torre dโavorio dei nostri presunti meriti, rimanendo in fondo convinti che di buoni come noi non cโรจ nessunoโฆ
Dio, il Padre prodigo
โIl primo passo di ogni conversione รจ proprio il rivedere lโidea che ci facciamo di Dio: non รจ un controllore esoso e vendicativo, ma una casa accogliente dove si fa festa con musica e danze. Se uno si convince di questo capirร anche che per arrivarci vale la pena di fare qualsiasi cosa. E che รจ una meraviglia che ci si arrivi in tanti, ci si arrivi tuttiโ (D. Pezzini[88]).
Scrive Curtaz: โUn Padre che lascia andare il figlio anche se sa che si farร del male (lโavreste lasciato andare?). Un Padre che scruta lโorizzonte ogni giorno. Un Padre che corre incontro al figlio, cosa poco dignitosa nel rigido mondo ebraico e che si <<appende>> al collo del figlio. Un Padre che non rinfaccia nulla, nรฉ chiede ragione dei soldi spesi, che non accusa, che abbraccia, che smorza le scuse (e non le vuole), che restituisce dignitร , che fa festa. Un Padre ingiusto, esagerato, che ama un figlio che gli augurava la morte, che vaneggiava nel delirio falsificando il diritto, un Padre che sa che questo figlio ancora non รจ guarito dentro ma pazienta e fa giร festa. Un Padre che esce a pregare (!) lo stizzito fratello maggiore, che tenta di giustificarsi, di spiegare le sue buone ragioni. Vedo questo Padre che accetta la libertร dei figli, che pazienta, che indica, che stimola. Lo vedo e impallidisco. Dunque: Dio รจ cosรฌ? Fino a qui? Cosรฌ tanto? Sรฌ, amici. Dio รจ questo e non altro. Dio รจ cosรฌ e non diversamente. Ed รจ questo il Dio da raccontare nuovamente. Non quello dei loschi traffici, dei giochi di potere. Perchรฉ di <<prodigo>>, esagerato, qui cโรจ solo il Padreโ[89].
Ha detto Papa Francesco: โLa misericordia รจ la vera forza che puรฒ salvare lโuomo e il mondo dal <<cancro>> che รจ il peccato, il male morale, il male spirituale. Solo lโamore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nel cuore e nella storia. Solo lโamore puรฒ fare questo, e questa รจ la gioia di Dio! Gesรน รจ tutto misericordia, Gesรน รจ tutto amore: รจ Dio fatto uomo. Ognuno di noi, ognuno di noi, รจ quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi รจ quel figlio che ha sciupato la propria libertร seguendo idoli falsi, miraggi di felicitร , e ha perso tutto. Ma Dio non ci dimentica, il Padre non ci abbandona mai. Eโ un padre paziente, ci aspetta sempre! Rispetta la nostra libertร , ma rimane sempre fedele. E quando ritorniamo a lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perchรฉ non smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore. E il suo cuore รจ in festa per ogni figlio che ritorna. Eโ in festa perchรฉ รจ gioiaโ[90].
[1] Farinella P., http://www.rivistamissioniconsolata.it/cerca.php?cat=25
[2] Lc 5,29-32
[3] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 18
[4] Reviglio R., Il Vangelo del Dio misericordioso.Una lettura โspiritualeโ del Vangelo di Luca, Opera Diocesana Preservazione della Fede, Torino, 2003, pg. 216
[5] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 20
[6] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 19
[7] Papa Francesco, Le Parabole della Misericordia, Angelus della XXIV Domenica anno C, 15 settembre 2013, http://www.divinamisericordia.it/spip.php?article747
[8] Benzi G., La pecora, la moneta e il figlio perduto e ritrovato, Parole di vita, anno IV, n. 5., settembre-ottobre 2010, pg. 15
[9] Lc 15,5-6.7.9.10.23.24.32
[10] Lc 15,4-7
[11] Lc 15,8-10
[12] Lc 15,11-32
[13] Mi 4,6-7; Ez 34,11-16, Ger 23,1-4
[14] Gen 48,15; Sl 23; 80,2; Is 40,11
[15] Ger 23,1-3; Ez 34,1-10
[16] Mt 18,12-24
[17] Benzi G., La pecora, la moneta e il figlio perduto e ritrovato, Parole di vita, anno IV, n. 5., settembre-ottobre 2010, pgg. 11-12
[18] Mt 18,11-14
[19] Miglietta C., Lโingiustizia di Dio e altre anomalie del suo Amoreโฆ, Gribaudi, Milano, 2013, pgg. 121-122
[20] Lc 15,22-28
[21] De Virgilio G., Gioni A., Le parabole di Gesรน. Itinerari: esegetico-esistenziale; pedagogico-didattico, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2007, pg. 125
[22] Gregorio Magno, Homilia XV in Evangelia, Homilia XXXIV, PL 76, 1247
[23] Doglio C., Lettura orante del Vangelo secondo Luca. Le parabole della misericordia (Lc 15,1-32), http://www.symbolon.net/Nuovo%20Testamento/Vangeli/Luca/Lectio%20Divina/10-LUCA-Misericordia.pdf
[24] Sap 11,24; Sl 104,31
[25] Farinella P., Domenica IV Quaresima, C, 14 marzo 2010, http://paolofarinella.wordpress.com/
[26] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi, 1994, pgg. 501-502
[27] Gen 12,1-3
[28] Es 3,1-22
[29] Ct 2,8-17; 5,1-2
[30] Mc 1,17-20; Mt 4,18-22; Lc 5,1-3.10-11
[31] Gv 20,14-16
[32] Lc 24,15
[33] Benedetto XVI, Messaggio per la XLIX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, 18 ottobre 2011
[34] Miglietta C., Lโingiustizia di Dio e altre anomalie del suo Amoreโฆ, Gribaudi, Milano, 2013, pg. 123
[35] Reviglio R., Il Vangelo del Dio misericordioso. Una lettura โspiritualeโ del Vangelo di Luca, Opera Diocesana Preservazione della Fede, Torino, 2003, pg. 218
[36] Lc 15,8
[37] Gregorio Magno, Homilia XV in Evangelia, Homilia XXXIV, PL 76, 1247
[38] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi, 1994, pgg. 504-505
[39] Lc 15,11-32
[40] Farinella P., http://www.rivistamissioniconsolata.it/cerca.php?cat=25
[41] Reviglio R., Il Vangelo del Dio misericordioso. Una lettura โspiritualeโ del Vangelo di Luca, Opera Diocesana Preservazione della Fede, Torino, 2003, pg. 219
[42] Farinella P., http://www.rivistamissioniconsolata.it/cerca.php?cat=25
[43] Fil 24; 2 Tm 4,11
[44] Col 4,14
[45] At 15,5-35
[46] Gal 2,11-16
[47] Rm 15,30-31; At 21,17-26; 2 Cor 11,13-15; Gal 1,7-9; 5,12; Fil 3,2
[48] Dazzi A., La parabola del padre misericordioso (Lc 15,11-32) e le sue riletture. Una proposta didattica. Tesi di Laurea Magistrale in Scienze Religiose, 2010-2011, http://www.portaleirc.it/attachments/495_TesiGiovanniDazzi.pdf
[49] Miglietta C., Lโingiustizia di Dio e altre anomalie del suo Amoreโฆ, Gribaudi, Milano, 2013, pgg. 87-97
[50] Maggi A., Parabole come pietre, Cittadella, Assisi, 2001, pg. 62
[51] Orsatti M., Un Padre dal cuore di madre, Ancora, Milano 1998, pg. 31-32
[52] Reviglio R., Il Vangelo del Dio misericordioso. Una lettura โspiritualeโ del Vangelo di Luca, Opera Diocesana Preservazione della Fede, Torino, 2003, pgg. 219-220
[53] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 21
[54] Gen 1,26
[55] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi 1994, pg. 507
[56] Idem
[57] Reviglio R., Il Vangelo del Dio misericordioso. Una lettura โspiritualeโ del Vangelo di Luca, Opera Diocesana Preservazione della Fede, Torino, 2003, pg. 220
[58] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 21
[59] Lc 15,15
[60] Lv 11,7; Dt 14,8; Mt 7,6; 8,30.32
[61] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi 1994, pg. 508
[62] Miglietta C., La famiglia secondo la Bibbia, Gribaudi, Milano, 2000, pgg. 203-205
[63] Farinella P., Il padre che fu madre, Gabrielli, San Pietro in Cariano (VR), 2010, pgg. 155-156
[64] Maggi A., Perchรฉ (solo) Gesรน. Atti dellโincontro di formazione dell’associazione โBeati i costruttori di paceโ, Padova, 15-17 dicembre 2006, pg. 68, www.studibiblici.it
[65] Maggi A., Parabole come pietre, Cittadella, Assisi, 2001, pg. 67
[66] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 23
[67] Reviglio R., Il Vangelo del Dio misericordioso. Una lettura โspiritualeโ del Vangelo di Luca, Opera Diocesana Preservazione della Fede, Torino, 2003, pg. 221
[68] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 24
[69] 1 Re 22,20; 1 Mac 6,15; 10,20.62.64; 2 Mac 8,35; Sl 29,12; Sir 6,29-31; 45,7; Bar 1,7; Dn 9,3; Lc 23,11; At 12,21
[70] Gen 3,7-11.21
[71] Gv 19,23-24
[72] Es 28,2; Lv 16,4; 21,10; Ez 44,17; Zac 3,1-10
[73] Lc 9,29; Mc 16,5; Ap 6,11; 19,8
[74] Est 6,8-11
[75] Est 8,2
[76] Maggi A., Parabole come pietre, Cittadella, Assisi, 2001, pgg.70-71
[77] Is 20,2-5; Ez 24,17
[78] Gal 4,5
[79] Rengstorf K. H., Il Vangelo di Luca, Paideia, Brescia, 1980, pg. 315
[80] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 27
[81] Mazzolari P., La piรน bella avventura. Sulla traccia del prodigo, Gatti, Brescia, 1934, citato in Bergamaschi ย A., Andate e mostrate. Omelie dell’anno C, Dehoniane, Bologna, 2006, pg. 218
[82] Papa Francesco, Angelus del 15 settembre 2013, www.zenit.org
[83] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi, 1994, pg. 512
[84] Maggi A., Le parabole della misericordia, 12-13 dicembre 2007, http://www.studibiblici.it/Conferenze/casamicciola.pdf, pg. 28
[85] Is 23,15-16; 57,3; Ez 16,31-35; 23,44; Os 1,2; Ap 17,1.15-16
[86] Reviglio R., Il Vangelo del Dio misericordioso. Una lettura โspiritualeโ del Vangelo di Luca, Opera Diocesana Preservazione della Fede, Torino, 2003, pg. 222
[87] Idem
[88] Pezzini D., Il Vangelo della domenica. Anno C, Dehoniane, Bologna, 1997, pg. 87
[89] Curtaz P., http://www.youtube.com/watch?v=FA6AX-ZG_Uk
[90] Papa Francesco, Le Parabole della Misericordia, Angelus della XXIV Domenica anno C , 15 settembre 2013, http://www.divinamisericordia.it/spip.php?article747