Gesรน manda i suo Discepoli a due a due perchรฉ secondo il libro del Deuteronomio (Dt 19,15), una testimonianza per essere valida doveva esse data da due persone. La testimonianza di una sola persona non basta per far condannare chi ha commesso un delitto, un crimine o una qualsiasi colpa. Lโaccusa dovrร essere provata da almeno due testimoni.
Negli Evangeli e negli Atti spesso vengono presentate delle coppie di Apostoli, alcune di queste coppie sono famose: Pietro e Giovanni, Cleofa e 1โaltro discepolo di Emmaus, Giovanni ed Andrea allโinizio del Vangelo di Giovanni; negli Atti, Barnaba e Saulo, poi Barnaba e Marco che sono cugini, poi Paolo e Sila, e anche coppie di sposi, come Aquila e Priscilla, Andronico e Giunia.
Ma cโรจ un significato piรน profondo per cui Gesรน manda i suoi a due a due. Gesรน non opera da solo come gli antichi Profeti: Gesรน vive in comunitร , vuole che i suoi vadano due a due proprio per dare testimonianza di vita comunitaria. La fede cristiana non รจ per gli individualisti: non sono io che mi salvo lโanima relazionandomi da solo con il mio Signore; la fede cristiana รจ la comunitร che sta con Gesรน. Eโ il ricevere i fratelli. La fede cristiana รจ vita comunitaria, รจ appartenenza ad un Popolo, al Popolo di Dio, appartenenza ad unโassemblea, โEcclesiaโ, la Chiesa.
Ed รจ questa comunitร che รจ chiamata a stare con Gesรน, che รจ inviata in Missione, che scaccia i demoni, che guarisce gli infermi.
I discepoli sono mandati per cacciare i demoni: โLi mandรฒ a due a due e diede loro il potere sugli spiriti immondiโ: lโunico compito della Chiesa รจ cacciare i demoni, cioรจ lottare contro lo spirito del male, che รจ spirito di egoismo, spirito di potere, spirito di sfruttamento, spirito di menzogna, spirito di asservimento dellโuomo, spirito di dominio. Eโ contro questo spirito che la Chiesa deve condurre la sua lotta, e la comunitร cristiana deve battersi, in ogni ambito, in ogni occasione.
Questo brano รจ la Magna Carta della Chiesa se vuole essere fedele al suo mandato. Eโ un manualetto, che si dava in mano ai primi cristiani, con norme in parte probabilmente date da Gesรน stesso, una sorta di vademecum dei primi predicatori della Chiesa Apostolica.
Quale รจ lo spirito che soggiace a queste esortazioni? La radicalitร necessaria per testimoniare lโEvangelo.
Se si analizziamo i brani paralleli riportati negli altri sinottici, Matteo e Luca (Mt 10,1.5-15; Lc 9,1-8), si notano alcune differenze.
Il tema dellโabbandono dei beni รจ presente nelle indicazioni che Gesรน dร ai dodici apostoli, mandandoli in missione: โQuesti dodici Gesรน li inviรฒ dopo averli cosรฌ istruiti: ยซNon procuratevi oro, nรฉ argento, nรฉ moneta di rame nelle vostre cinture, nรฉ bisaccia da viaggio, nรฉ due tuniche, nรฉ sandali, nรฉ bastone, perchรฉ lโoperaio ha diritto al suo nutrimentoยปโ (Mt 10,5-10). Luca, al solito piรน radicale, premette: โNon prendete nulla per il viaggioโ, e poi riprende lโelenco matteano: โnรฉ bastone, nรฉ bisaccia, nรฉ pane, nรฉ denaro, nรฉ due tuniche per ciascunoโ (Lc 9,3), aggiungendo โil paneโ e omettendo โi sandaliโ, e senza concludere con il richiamo al diritto al nutrimento, quasi a sottolineare il valore in sรฉ di una testimonianza povera. Marco invece concede ai Dodici il bastone e i sandali: โE ordinรฒ loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: nรฉ pane, nรฉ bisaccia, nรฉ denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tunicheโ (Mc 6,8-9). Forse รจ giร una mitigazione della prima comunitร , che perรฒ non toglie il senso del profondo richiamo ad una missione povera, tutta affidata a Dio e non ai mezzi umani.
In un altro brano di Luca, lโinvito di Gesรน รจ esteso a tutti i settantadue discepoli: โIl Signore designรฒ altri settantadue discepoliโฆ Diceva loro: ยซNon portate borsa, nรฉ bisaccia, nรฉ sandaliยปโ (Lc 10,4).
Matteo non permette il bastone perchรฉ scrive agli ebrei, e diceva il Talmud, commentario della spiritualitร ebraica: โNon si entra con il bastone nella casa di Dio, nรฉ con i sandali nรฉ con la bisacciaโ: quindi era un senso di sacralitร entrare senza bastone.
Marco permette anche i sandali perchรฉ scrive agli italiani: a causa del clima freddo, dร loro i sandali.
Inoltre Matteo dice di non predicate ai pagani (Mt 10,5), mentre Marco, che parla agli italiani, ovviamente lo ammette.
Ma al di lร di queste differenze, che sono dovute alle comunitร che recepiscono il messaggio, la chiamata รจ ad una povertร radicale. La povertร radicale รจ lโessenza dello stare con Gesรน. Stare con Gesรน significa essere poveri, come il Figlio dellโuomo che non ha dove posare il capo. La missione รจ testimoniare con la propria vita che lโunico tesoro รจ Gesรน Cristo, e che quindi non ci si affida ai tesori umani. La povertร รจ โsacramentoโ, รจ โsegno efficaceโ della nostra fede in Dio.
Senza povertร non cโรจ fede: i discepoli sono coloro che devono confidare solo in Dio, quel Dio che provvede agli uccelli del cielo e veste i gigli del campo.
La Chiesa potrร testimoniare il Cristo solo quando potrร parlare al mondo, come Pietro e Giovanni, che alla porta Bella del Tempio dicono allo storpio: โGuarda verso di noi. Non abbiamo nรฉ argento nรฉ oro, ma quello che possediamo te lo diamo: nel nome di Gesรน Nazareno alzati a camminaโ (At 3,1-10). Se avessero avuto oro e argento, gli avrebbero fatto lโelemosina, ma avrebbero lasciato lโuomo storpio come prima. Non hanno nรฉ oro nรฉ argento, ma annunciano Cristo con la sua โexousรฌaโ e โdynamisโ, con la sua autoritร e la sua potenza. Capaci di guarire i malati, di risuscitare i morti, di convertire i peccatori. Ed รจ per questo โ ci introduciamo nella โSezione del paneโ (Mc 6,6-8,26) โ che i discepoli non dovranno portare con loro la bisaccia, non dovranno portare neanche il pane perchรฉ, come leggeremo in Mc 8,14, hanno con loro il pane unico che รจ Cristo stesso. Nel loro spogliamento, nel loro svuotamento, nel loro non affidarsi a nulla di concreto e di terreno testimonieranno che solo Cristo รจ il pane che sfama completamente.โ
Le norme di andare nella prima casa che capita e fermarsi lรฌ sono proprio date perchรฉ non si scelgano la casa piรน bella, perchรฉ non scelgano la casa dei ricchi, perchรฉ non cerchino lโappoggio dei potenti. In Marco si dice di scuotere il fango: siamo in Italia; Matteo dice di scuotere la polvere, perchรฉ era nel deserto. Eโ un gesto simbolico che ogni israelita compiva quando passava in terra pagana. Eโ un gesto di separazione, un gesto di accusa, ma esprime anche lโassoluta non violenza, liberalitร , gratuitร , libertร , con cui รจ offerto il messaggio. Io offro la Parola cristiana: se non lโaccettano non importa, non la porto con la spada e con le crociate: scuoto i calzari: รจ un gesto di assoluta gratuitร .
I discepoli devono predicare, scacciare i demoni, guarire gli infermi: i discepoli quindi predicano la Parola e la significano con gesti concreti, come cacciare i demoni e guarire i malati con olio. La loro missione รจ quindi evidentemente una missione divina, perchรฉ annunciano il Regno, rendono noto che Dio รจ venuto in mezzo agli uomini, ma questa testimonianza va confermata da gesti di liberazione umana.
Il grande binomio della vita cristiana รจ evangelizzazione e promozione umana. Il Concilio insiste sempre, quando parla della missione di tutti i credenti, dei preti, delle suore dei laici, che essi devono testimoniare in parole ed opere. Eโ un ritornello che si radica proprio su questo: il credente non รจ solo colui che annuncia lโEvangelo: il credente รจ colui che pone dei gesti concreti della novitร del Regno. Quindi crea delle situazioni di comunione, di solidarietร , di aiuto ai poveri, di reintegrazione di coloro che sono esclusi. La nostra testimonianza รจ monca se manca la Parola o se mancano le opere.
Non siamo chiamati a fare solo della caritร , a creare un mondo nuovo: noi abbiamo un qualche cosa di piรน da dire agli altri: abbiamo da dire che Cristo รจ Risorto, vince la nostra morte, che Cristo guarisce i nostri peccati, ci fa figli di Dio. Ma non possiamo neanche dire soltanto: โAndremo tutti in Paradiso: coraggio!โ. Dobbiamo giร oggi porre concretamente i segni di novitร di vita che il grande messaggio della vittoria del Cristo sui male e sulla morte hanno portato nella storia: e questi segni sono la sua caritร fraterna, sono lโaiuto agli ultimi, sono la condivisione dellโultimo posto.
Il Vangelo di Marco รจ il Vangelo del discepolo: questo brano non รจ rivolto ai preti o alle suore, o a quelli che partono missionari. Questo brano lo dobbiamo rileggere nella pace, nella calma, in ognuno di noi, perchรฉ la chiamata la missione in povertร e in gesti vale per ciascuno di noi. Diceva il Concilio: โLa Chiesa, quando prende coscienza di sรฉ, si riscopre per sua natura missionariaโ (Ad gentes, n. 2). Ciascuno di noi, in base al suo Battesimo, ha ricevuto la missione profetica: ciascuno di noi รจ un profeta, dal greco โprofainoโ, โparlo a nomeโ di Dio. Ciascuno di noi deve parlare a nome di Dio.
Oggi Dio non ha altra bocca per parlare, non ha altre mani per abbracciare, non ha altri piedi per arrivare, che la bocca, le mani e i piedi di ciascuno di noi. II Concilio ribadisce che ci sono luoghi e circostanze in cui, se non arriva il laico, non arriverร mai il Regno di Dio (Lumen gentium, n. 33). Ciascuno di noi deve quindi prendere coscienza di essere evangelizzato per evangelizzare, di essere chiamato per chiamare. La parola ebraica โprofetaโ รจ โโnabimโ, che deriva dallโaccadico โnabuโ, che vuol dire chiamare โil chiamatoโ: il cristiano รจ colui che รจ chiamato per chiamare. II cristiano รจ profeta perchรฉ รจ stato convocato per convocare.โ
Dobbiamo riscoprire lโurgenza dellโevangelizzazione, dellโโandare a due a due nel mondo ad annunciare il Regno di Dio, a guarire i malati a cacciare i demoniโ. Se il grande amore che sostiene la nostra vita รจ Gesรน Cristo, dobbiamo sentire il bisogno di raccontare agli altri e di testimoniare concretamente questo amore. Nella misura in cui siamo cristiani siamo tutti apostoli, cioรจ โinviati, mandatiโ.
Carlo Miglietta
C. MIGLIETTA, EDIFICHEROโ LA MIA CHIESA. Perchรฉ (e come) essere Chiesa secondo la Bibbia, Gribaudi, Milano, 2010, con presentazione di S. E. Mons. Guido Fiandino