Il commento alle letture di domenica 11 Agosto 2019 a cura dei Missionari della Via.
Meditiamo la Parola
Il Vangelo di oggi ci esorta alla piccolezza e alla vigilanza, che si esprimono nel corretto uso dei beni e nel servizio. Nella prima parte del testo il Signore ci esorta a “non temere” e parla di “piccolo gregge”. Già allora, i primi cristiani, al vedersi pochi e “deboli”, potevano avere timori di ogni sorta. Ma il Signore li esorta e ci esorta a non temere: egli ci dona il suo regno, il suo amore, la sua provvidenza! Questa è la radice della serenità del cristiano: la nostra vita è custodita in mani più grandi delle nostre. Dunque non c’è da temere se nelle comunità si è pochi e semplici.
Quanto è lontana questa logica dalla logica dei numeri, che a volte, purtroppo, “infesta” menti e cuori dei cristiani e persino degli ecclesiastici. Un esempio? Qual è la prima domanda che si fa dopo aver vissuto un momento di preghiera o di evangelizzazione? “Quante persone c’erano?”. Qual è la prima domanda che si fa ad una comunità religiosa? “Quanti siete?”. Quanti… quanti… e così, pur di essere “in tanti”, a volte persino nei seminari e nei noviziati anziché discernere con attenzione le caratteristiche dei candidati, si porta avanti di tutto e di più, secondo il principio “finché la barca va, lasciala andare”; e poi, con il tempo, che bei minestroni!
Proseguendo con l’analisi del testo, l’atteggiamento confidente si manifesta e alimenta nella condivisione dei beni, e specie nell’elemosina. In greco il termine elemosina non indica “la monetina gettata da lontano” come a volte si pensa, o il superfluo dato “tanto per”, ma deriva da “avere pietà”. Potremmo dire che l’elemosina è un dono che esprime la generosità interiore del donatore. È nella generosità concreta che si vede a chi abbiamo dato il nostro cuore; per questo papa Francesco disse che “se la conversione non tocca la tasca, non si può parlare di vera conversione!”.
Il “piccolo gregge” è dunque chiamato a concentrarsi più sul dare che sul ricevere, fissando il proprio cuore in quel tesoro vero che nessuno potrà mai rubare, ossia l’amore di Cristo! Nella seconda parte (vv. 35-39) Gesù ci esorta alla vigilanza che si esprime e manifesta nel servizio. Questa è una parola valida per tutti, e specialmente per i pastori e ministri della Chiesa, che possono essere “doppiamente tentati”, come espresso nella terza parte (vv. 40-48): dimenticare che la volontà del Signore è quella di servire la comunità, perdendo di vista l’urgenza della sua missione e la brevità della vita, porterebbe (e ahimè, porta!) a gravissime conseguenze: “Ove la sua impazienza – segnalata dal monologo interiore “Il padrone tarda a venire” (v. 45) – prendesse il sopravvento, sarebbe la comunità (percuotere i servi e le serve) nonché lui stesso (mangiare, bere, ubriacarsi) a fare l’esperienza della devastazione.
La distruzione della comunità costituisce il tradimento del mandato ricevuto dall’amministratore [che, se non si ravvede, riceverà] dal padrone una dura punizione” (M. Muraglia). Chiediamo al Signore che ci aiuti a vivere nel segno della piccolezza, servendo con gioia, sobri e fedeli al compito che Dio ci ha affidato, così da essere dei credenti credibili¸ che attirano a Dio con la vita e le parole!
Preghiamo la Parola
Signore, donaci di essere testimoni credibili del tuo amore, per attirare tanti a te.
VERITA’: Vita interiore e sacramenti
Coltivo l’atteggiamento della vigilanza? Cioè cerco di vivere bene, presente a me stesso? o mi lascio trascinare dalle emozioni e dagli avvenimenti?
CARITA’: Testimonianza di vita
Ho cura delle persone che mi stanno accanto?
Cerco di vivere con responsabilità il tempo che mi è donato? Porto avanti i miei impegni, o coltivo la pigrizia e l’indolenza?
Dono i miei beni in elemosina? E oltre ai beni, dono affetto a chi incontro?
Letture della
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.Dal libro della Sapienza
Sap 18,6-9
La notte [della liberazione] fu preannunciata
ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 32 (33)
R. Beato il popolo scelto dal Signore.Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità. R.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. R.
Seconda Lettura
Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 11,1-2.8-19
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
Oppure forma breve: Eb 11,1-2.8-12
Aspettava la città il cui architetto e costruttore
è Dio stesso.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Parola di Dio
Vangelo
Anche voi tenetevi pronti.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 32-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 12,35-40
Anche voi tenetevi pronti..
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».