Commento alle letture di domenica 10 Novembre 2019 – p. Samuele Duranti

Il commento alle letture di domenica 10 Novembre 2019 a cura di p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.

«Credo la resurrezione»: Gesù spiega la vita eterna

Credo la resurrezione della carne. Questo è il messaggio che ci è donato dal Vangelo di questa domenica. Questa è la professione di fede che dobbiamo rinnovare. Ritengo che sia necessaria. Temo che al di sotto della cremazione – sempre più di moda – ci sia il dubbio sulla resurrezione dei morti. Si ragiona così: con la morte finisce tutto e tutto finisce nel nulla, tant’è…

Del resto, dalla cenere dispersa nel vento o nel mare ci si può aspettare la risurrezione della carne?! E però, per un cristiano la realtà della resurrezione dei morti è una verità di fede, che va creduta, perché così ci insegna la Chiesa: così ci insegna Gesù, proprio questa domenica.

Ricostruiamo la scena. Siamo a Gerusalemme. Siamo nelle ultime settimane della vita di Gesù. I sadducei, una classe appartenente all’aristocrazia sacerdotale (erano quelli che ai tempi di Gesù rifornivano i sommi sacerdoti), filo romani perché gli conveniva occupare i posti chiave nella società, pongono a Gesù la questione della resurrezione dei morti. Sono polemici coi farisei su due punti. Primo: respingono le tradizioni degli antichi, alle quali i farisei sono molto attaccati. Secondo: respingono la fede nella risurrezione, per cui con la morte tutto ha fine. Questi sadducei vogliono mettere in imbarazzo Gesù proponendogli un caso quanto mai grottesco, che mette in ridicolo la fede nella resurrezione. La legge dettata da Mosè sul levirato imponeva al fratello di sposare la cognata rimasta vedova, senza figli. Ora, dicono i sadducei, si dà il caso che la vedova diventi moglie di sette mariti. Alla risurrezione di chi sarà moglie? Perché tutti e sette l’hanno avuta in sposa. Gesù risponde alla richiesta e poi rafferma saldamente la realtà della resurrezione dei morti.

Primo: precisa la differenza radicale che c’è tra la vita terrena e quella ultraterrena; tra questo mondo e l’aldilà; tra questa vita e la vita che si eredita con la risurrezione. In questo mondo c’è bisogno di sposarsi per assicurare la generazione; nell’altro mondo non c’è più bisogno di procreazione. I morti godono la vita eterna. Figli di Dio e, perciò stesso, figli della risurrezione, sono nati ad una condizione celeste, simile a quella degli angeli. A questo punto Gesù passa a confermare questa fede con la Sacra Scrittura. Fa appello a Mosè ed esattamente all’episodio del roveto ardente, dove Dio si è rivelato come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; il Dio dei vivi, perché vivono in Dio, della vita stessa di Dio. Vivono in Dio; perciò stesso non possono morire; possiedono la vita stessa di Dio, la vita eterna. A questo punto riconoscono: Maestro, hai parlato bene.

Possiamo ricordare un altro passaggio di Gesù, quale si legge nel vangelo secondo Giovanni: Verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno. Quelli che fecero il bene per una risurrezione di vita e quelli che fecero il male per una risurrezione di condanna. E ancora: io non perdo nulla di quanto il Padre mi ha dato, ma lo risusciterò nell’ultimo giorno. A questo si può aggiungere tutta una teologia di san Paolo, espressa soprattutto nella lettera ai corinzi. Gesù è chiamato «primizia» di coloro che sono morti; dopo la primizia viene il raccolto. Gesù è chiamato «primogenito di quelli che sono destinati alla resurrezione», che siamo noi. Gesù è chiamato «il capo» di un corpo, di cui noi siamo le membra ed è semplicemente assurdo e ridicolo che di un corpo risusciti soltanto la testa! Ma dobbiamo fermarci.

Credo la resurrezione della carne! Pensiamoci, perché si passi dalla vita al Vangelo e dal Vangelo alla vita.

Fonte

p. Samuele Duranti, sacerdote cappuccino.
Vice parroco e assistente dell’Ordine Francescano Secolare.
Dati aggiornati al 04/05/2019

QUI TUTTI I COMMENTI AL VANGELO DI P. SAMUELE

Letture della
XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.

Dal secondo libro dei Maccabèi
2 Mac 7,1-2.9-14

 
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
 
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
 
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
 
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
 
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 16 (17)
R. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R.
 
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole, R.
 
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.

Seconda Lettura

Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
2 Ts 2,16 – 3,5

 
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
 
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
 
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

Parola di Dio

Vangelo

Dio non è dei morti, ma dei viventi.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 20, 27-38

 
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
 
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore

Oppure forma breve Lc 20,27.34-38
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
Dal Vangelo secondo Luca
 
In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione:
 
«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
 
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Parola del Signore

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