Il commento alle letture di domenica 10 Marzo 2019 a cura di don Enzo Pacini cappellano del carcere ยซLa Dogaiaยป di Prato.
Quaresima, un tempo per la memoria
La prima domenica di Quaresima ci propone, come ogni anno, il tema della tentazione, tipico di questo tempo liturgico. Si tratta di una battaglia sempre aperta nella vita del credente, dalle molte implicazioni e sfaccettature. In particolare questโanno potremmo partire dalla riflessione sulla prima lettura (Dt 26,4-10) che ci offre uno sguardo particolare sul questo tema anche se, in realtร , non si parla affatto di tentazione, bensรฌ di fede, infatti il nucleo centrale del brano รจ una sorta di ยซcredoยป liturgico, una professione di fede che attesta il compimento delle promesse di Dio nei confronti del suo popolo e dei prodigi compiuti durante lโepopea dellโ Esodo. Possiamo, perรฒ, proprio per questo soffermarci su una specie di tentazione che puรฒ colpirci con una certa facilitร .
Quando pensiamo alla tentazione, o anche alla fede, forse puรฒ venirci in mente lโimmagine del bivio: quale strada prendere? Mi fido ad avventurarmi nella strada che Dio mi propone e che, allโinizio, mi sembra stretta o disagevole? Certo, questa รจ unโipotesi che puรฒ verificarsi, ma nella Bibbia, spesso, la fede รจ anche retrospettiva: si tratta di accorgersi, di rendersi pienamente conto di quanto Dio ha fatto per noi, come รจ il caso, appunto, di questa lettura dove i frutti della terra sono visti come prova tangibile del fatto che Dio รจ stato fedele. Eโ il movimento stesso dellโeucarestia, che รจ, come dice il termine, ringraziamento, lode a Dio per lโopera di salvezza compiuta in Cristo. Il problema รจ che non sempre questa coscienza emerge in modo limpido, intercorre lโabitudine, il risaputo, ogni regalo, anche quelli di Dio, passa velocemente di moda e tutto sembra dovuto. Forse non ci sono piรน motivi per rendere grazie, per passare dai doni di Dio al dono di Dio ed allora ecco che affidare la propria vita al pane, piuttosto che alla parola di Dio, diviene una tentazione ricorrente, come vediamo nel vangelo di oggi (Lc 4,1-13).
Anche la richiesta di conferme allโAltissimo, qui, subito, come il prodigio del volo senza conseguenze dal pinnacolo del tempio corrisponde a questo movimento, la dimenticanza della sua presenza nella propria vita e il bisogno di altre conferme, sempre nuove e galvanizzanti; oppure il buon vecchio denaro, le ricchezze, che sono sempre lรฌ a disposizione, che รจ possibile lucidare, contare e accumulareโฆ Una fede senza memoria, come una malattia degenerativa, semplicemente svuota se stessa, diviene evanescente, polverizzata in mille rivoli; Gesรน rimprovererร i suoi discepoli per questa incapacitร di lettura, di memoria, di fronte al segno dei pani (cf. Mc 8,17-21), come pure le folle (cf. Gv 6,26). Del resto il rischio di travisare totalmente anche le esperienze piรน fondamentali รจ ben presente nel cammino del popolo nel deserto che si troverร a rimpiangere lโEgitto come fosse un paese di delizie anzichรฉ luogo della piรน amara schiavitรน (cf. Es 16,3).
La Quaresima, allora, puรฒ essere vista come un tempo per la memoria, non solo un tempo per penitenze o altri tipi di esercizi in vista di un cammino che ci sta davanti, ma innanzitutto un ritorno sui passi della propria vita per ricercare le orme di Dio, ciรฒ che Egli ha giร compiuto, perchรฉ, lungi dallโessere triste e un poโ lugubre, questo diventi innanzitutto tempo di ringraziamento, gioia e sollievo per lโopera di Dio in noi, tempo per riscoprire la vicinanza di quella parola che รจ sulla nostra bocca e il nostro cuore, e ci annuncia una salvezza che non delude (cf. Rm 10,8-13; 2a lettura).
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Cappellano del carcere, vicedirettore dellโufficio pastorale dei migranti (per la pastorale dei nomadi), consulente ecclesiastico diocesano Movimento Apostolico Ciechi, segretario del vicariato Prato Sud-Est.
Dati aggiornati al 14/02/2019
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