Il commento alle letture di domenica 1 marzo 2020 a cura di p. Benedict Vadakkekara.
Dopo il racconto della creazione e del peccato dell’uomo, il libro della Genesi affronta il progressivo decadimento dell’uomo. Il crescendo del peccato riguarda tutta la creazione, come mostra chiaramente Gen 6,13: È venuta la fine per ogni uomo, perché la terra per causa loro è piena d’ogni violenza.
Questo però non induce la Genesi al pessimismo, perché il libro sacro è certo che, nonostante il male dell’uomo, Dio persiste nella sua volontà di bene, nella sua decisione di salvare l’uomo. Il patto con Noè è stretto con tutta l’umanità e con ogni vivente. E il suo segno è l’arcobaleno. Dio disse: Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra.
Il mondo e l’umanità stanno sotto incondizionata volontà di salvezza. Ecco allora che l’alleanza con Noè è detta eterna. Tale eternità è fondata sulla Parola di Dio, che è indefettibile ed efficace. Nel racconto delle tentazioni, è specifico di Marco il fatto che il cammino di Gesù nel deserto sia opera di uno Spirito che opera su Gesù una specie di azioni coercitiva: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto. Il verbo essere condotto è molto smorzato; nel testo greco il termine indica spingere con forza. È lo stesso termine che Marco usa per indicare la cacciata degli spiriti dagli indemoniati. Gesù è come afferrato dalla potenza di Dio. È come il segno di una partenza decisiva per un cammino tutto particolare, la cui forza di spinta è come un vento impetuoso che viene da Dio.
Per Marco il deserto è il luogo della vicinanza con Dio; è un’idea biblica antica e classica. Ma il luogo di vicinanza con Dio è anche luogo di tentazione. Gesù è tentato nel deserto come lo fu Israele nei quarant’anni di peregrinazione. La Scrittura ci rivela dunque, attraverso il simbolismo del deserto, che esiste un misterioso legame tra la vicinanza con Dio e la tentazione. In questo contesto ha un senso preciso la tentazione: satana vuole entrare di forza nel destino di Gesù, che inaugura la nuova storia; egli cerca di distaccare il Figlio di Dio dall’intimità del Padre per vanificare la sua missione salvifica, ma non ci riesce: alla tentazione di satana fa riscontro la sicurezza di Gesù, che riposa tutto nella pace del Padre.
È una quaresima, questa, che comincia all’insegna di una grande speranza: convertirsi è dare corpo e concretezza in noi alla speranza. La vera conversione e il cammino di fede non sono che una continua presa di coscienza di essere amati da Dio. Questa conversione si sviluppa nell’impegno quotidiano di vivere come figli dell’amore. Amen.