Il commento alle letture di domenica 1 dicembre 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.
Tra il “già” e il “non ancora”
Il Regno di Dio si è già instaurato nel mistero pasquale di Gesù, nel suo “passaggio” da questo mondo al Padre attraverso la sua passione, morte, resurrezione e ascensione: è questo l’evento che ha determinato una volta per tutti la sconfitta del male e il trionfo di Dio, e che ha fatto di coloro che seguono il Cristo un popolo santo, di veri figli di Dio. Siamo “già” salvati, “già” redenti, “già” possessori dei beni del Regno, la grazia, la vita di Dio, la vittoria sul peccato e sul male, anche se, ancora imprigionati nella dimensione spazio – temporale tipica della creaturalità, “non ancora” li gustiamo esperienzialmente: per ora solo nella fede partecipiamo a questa realtà, finchè la nostra morte, liberandoci dalla nostra dimensione terrena e lanciandoci nell’eternità di Dio, ci permetterà di vivere in pienezza la salvezza e l’incontro con Dio.
Come afferma la lettura esegetica attuale dell’Apocalisse, grande messaggio di speranza, nella Croce e Resurrezione già si è realizzato una volta per tutte il “giorno del Signore” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 670) e al momento della nostra morte noi entreremo pienamente in esso. Per tutti noi si realizzerà alla fine della nostra vita, quando usciremo dalla nostra esistenza umana per incontrare Dio, il “ritorno” del Signore (At 1,11), “quando sarà la fine” (Mc 13,7), nell’ora che nessuno conosce, ma che tutti ci attende.
Il Vangelo ci invita a vigilare e vegliare: solo aderendo ora a Cristo, attaccandoci a lui, partecipando al mistero della sua morte, avremo parte della gloria della sua resurrezione. Talora i cristiani aspettano il ritorno del Signore con la noia con cui… si aspetta il tram alla fermata. Il Vangelo ci invita all’entusiasmo, alla veglia gioiosa, ad uscire da un cristianesimo “addormentato” (Mc 13,36), per attendere il Signore con l’ansia con cui l’innamorata aspetta l’innamorato (Ct 3,1-4; 5,2), la sposa lo Sposo, implorando: “Vieni!” (Ap 22,17) al solo che può darle guarigione, salvezza, libertà, amore.
L’Eucarestia celebra questa attesa gioiosa dell’incontro definitivo con Dio. Scriveva il cardinal Pellegrino: “Vi sembra possibile… celebrare la Messa e poi tuffarsi nella realtà di ogni giorno lasciandoci inghiottire dalle cose che passano, senza alzare il capo in attesa vigilante – la <<apokaradokìa>> di cui parla Paolo ai Romani (8,19) – a Colui che verrà per prenderci con sè, <<e così saremo sempre col Signore>> (1 Ts 4,17)? Apprezzare tutti i valori della vita, vedere nelle realtà terrestri i doni con cui il Padre vuol rendere più bella l’esistenza dei suoi figli, è atteggiamento perfettamente cristiano. Non presentiamo al Padre, nella Messa, il pane e il vino, frutti della terra, della vite e del nostro lavoro? Non sono queste umili cose della vita quotidiana gli elementi scelti da Cristo per rendersi presente come cibo di vita eterna e bevanda di salvezza? Ma come sull’altare il pane e il vino non restano tali, così tutta la realtà terrestre è, nel disegno di Dio, scala per salire a lui. Il monito di Paolo è chiaro e deciso: <<Se la nostra speranza in Cristo fosse circoscritta soltanto a questa vita, saremmo i più miserabili di tutti gli uomini!>> (1 Cor 15,19). Come l’apostolo anela a salpare dal porto dell’esistenza terrena per <<essere con Cristo>> (Fil 1,23), il cristiano pienamente consapevole della sua vocazione sa cosa significa l’<<impazienza di Dio>>…, il <<querere Deum>> del salmista…, l’immagine del cervo che anela alla fonte d’acqua viva (Sl 42)”.
L’Eucarestia annuncio del Veniente
L’Eucarestia, mentre è proclamazione del primo avvento del Signore, è anche annuncio della sua seconda e definitiva venuta: “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1 Cor 11,26). Ecco perché nella liturgia eucaristica dei primi cristiani risuonava proprio il grido: “Maranatha! Vieni, o Signore!” (1 Cor 16,22).
Nell’Eucarestia noi non adoriamo un cadavere, ma colui che è il Vivente oggi e sempre. L’Eucarestia “non introduce i suoi commensali nella realtà definitiva, ma fa parte delle realtà che Cristo prepara per quelli tra i suoi fedeli che sono quaggiù in cammino <<finchè egli venga>>… Come Paolo lascia semplicemente intendere, <<con l’arrivo di colui che deve venire finirà la celebrazione del pasto del Signore>> (G. Delling). Resta che, in uno stesso atto, i cristiani considerano e professano gli oggetti essenziali della loro fede: <<il passato, il presente e il futuro attraverso il pasto cristiano: il passato della croce, nel presente dell’annuncio del Signore vivente, finchè egli venga a prenderci con sé>> (J. Jeremias)” (S. Legasse).
L’Eucarestia pegno del banchetto escatologico
Isaia aveva profetizzato: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: <<Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza>>” (Is 25,6-9).
Ogni Eucarestia è preludio e segno del grande banchetto escatologico, più volte preannunciato anche nel Nuovo Testamento (Lc 14,15.24; Ap 19,9.18). “L’Eucarestia… è sempre realtà intermedia o convocazione parziale tra il banchetto pasquale di Gesù e il festino universale delle nazioni a cui necessariamente rimanda e che prepara di volta in volta… Per questo, fin dalla prima generazione cristiana, partecipare all’Eucarestia voleva dire ricevere un <<germe di immortalità>>, un <<antidoto contro la morte>>, un <<ius ad gloriam>> anche per il nostro corpo, un pegno e una caparra, insomma, della resurrezione – transfigurazione finale… L’Eucarestia non è solo un banchetto commemorativo, ma anche anticipativo, perché la Pasqua del Signore è già vittoria sicura sulla morte e su tutte le potenze avverse… Così ogni celebrazione eucaristica è <<viatico>>, tappa nel cammino della speranza verso la <<terra promessa>>, ma insieme nuova forza per riempire della gloria di Cristo ogni realtà presente” (P. Visentin).
“L’acclamazione che il popolo pronuncia dopo la consacrazione opportunamente si conclude manifestando la proiezione escatologica che contrassegna la Celebrazione eucaristica (cfr 1 Cor 11,26): <<nell’attesa della tua venuta>>. L’Eucaristia è tensione verso la meta, pregustazione della gioia piena promessa da Cristo (cfr Gv 15,11); in certo senso, essa è anticipazione del Paradiso, << pegno della gloria futura>> (Solennità del Ss.mo Corpo e Sangue di Cristo, antifona al Magnificat dei II Vespri). Tutto, nell’Eucaristia, esprime l’attesa fiduciosa che <<si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo>> (Messale Romano, Embolismo dopo il Padre nostro)” (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 2003, n. 18).
Letture della
I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.Dal libro del profeta Isaìa
Is 2,1-5
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 121 (122)
R. Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. R.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. R.
Seconda Lettura
La nostra salvezza è più vicina.Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 13,11-14a
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Parola di Dio
Vangelo
Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 24,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore