Commento alle letture del Vangelo del 16 ottobre 2016 – Carla Sprinzeles

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[ads2]Oggi la liturgia ci pone al centro della nostra riflessione la preghiera di domanda.
Noi saremmo portati a interpretare la preghiera di domanda come avviene tra persone umane, cioรจ la sollecitazione a far intervenire qualcuno potente secondo i nostri bisogni.
Questo va in contrasto con la frase del Vangelo secondo Matteo, in cui Gesรน dice:”Non moltiplicate le parole, Dio sa giร  ciรฒ di cui avete bisogno.”
Quindi la preghiera non รจ far sapere a Dio ciรฒ di cui abbiamo bisogno e sollecitarlo: Dio รจ giร  rivolto a noi e opera per noi come creatore.
Noi siamo convinti di pensare e volere il giusto e quando ci accorgiamo che non ne siamo capaci, cadiamo in depressione, ci stanchiamo.
La preghiera รจ l’esercizio per alimentare la consapevolezza, istante per istante, che non siamo capaci, รจ il grido di essere creature, รจ il grido per accogliere la capacitร  che ci viene dal creatore.

ESODO 17, 8-13
Il passo della prima lettura รจ tratto dall’Esodo. Gli Israeliti, liberati dall’Egitto, hanno percorso il mare dei Giunchi e il monte Sinai. Durante il percorso avvengono due notevoli episodi: Mosรจ fa scaturire l’acqua dalla roccia e il popolo di Israele deve sostenere l’assalto armato degli Amaleciti.
Si tratta di contingenti beduini che lottano per il possesso di alcune sorgenti d’acqua.
Il testo presenta uno scenario a due fuochi, ognuno dominato da un protagonista con funzioni diverse: da un lato la battaglia nella valle dove Giosuรจ svolge il ruolo attivo del combattente, dall’altro l’altura sulla cui cima Mosรจ indossa le vesti dell’orante.
Non รจ casuale che lui tenga in mano “il bastone di Dio” con il quale aveva operato prodigi fino alla miracolosa apertura del mare.
Nel nostro episodio, piรน che il bastone รจ la preghiera ad assumere un valore primario.
Quando Mosรจ tiene le mani alzate il popolo vince, quando le abbassa perde.
Non va interpretato in senso letterale, ma figurato, anche perchรฉ ogni idea di influsso magico รจ estranea alla fede israelitica.
L’intenzione primaria รจ mostrare quale forza abbia la preghiera instancabile e perseverante.
Alla fine apparirร  chiaro che il reale vincitore della battaglia รจ Mosรจ l’orante e non il guerriero Giosuรจ.
In tutto il passo non รจ nominato Jahveh, ma davanti al grande intercessore si intuisce la sua presenza.
Le mani di Mosรจ elevate al cielo ne sono il segno, vanno intese nel senso di un’azione profetica simbolica, perchรฉ Israele comprenda che l’origine della sua forza รจ la vicinanza con il Signore.
C’รจ un ultimo particolare da mettere in rilievo. Anche Mosรจ, quantunque eletto ad essere segno di Dio, mentre stende le mani a implorare riparazione e protezione e a infondere incoraggiamento tra i combattenti, sottostร  egli stesso alla debolezza umana.
I suoi accompagnatori Aronne e Cur hanno il compito di sostenere le sue braccia infiacchite nella preghiera. E’ una indicazione eloquente come l’incarico affidato da Dio ai suoi collaboratori supera talvolta le forze dell’individuo singolo.
E’ suggestivo infine pensare che le braccia alzate in preghiera disegnano una croce e ricordano la potenza delle braccia di Cristo distese sulla croce, potenza che donerร  protezione e vittoria.

LUCA 18, 1-8
Il brano di Luca che leggiamo oggi parla di una parabola raccontata da Gesรน su un giudice, che fa giustizia alla vedova perchรฉ lo importunava in continuazione.
Ceramente non รจ da prendere alla lettera, cioรจ facendo corrispondere ad ogni personaggio un determinato messaggio, perchรฉ la parabola รจ centrata su un solo messaggio e quindi gioca attorno a una figura. In questo caso il giudice disonesto non รจ Dio.
Dio non รจ sollecitato dalla molestia degli uomini: “Dato che questa รจ molesta, allora l’accontento, perchรฉ non venga a disturbarmi.”
Non รจ una presentazione di Dio secondo il Vangelo.
La parabola รจ concentrata su questo dato: รจ necessario pregare sempre.
Il grido della consapevolezza di essere creature รจ il respiro quotidiano della nostra condizione, in ogni istante occorre accogliere la forza della vita, la possibilitร  di pensare, di amare, di operare, di essere quello che siamo e di diventare quello che non siamo.
Quindi tra le due frasi di Gesรน apparentemente in contraddizione: “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno, anche prima che gliele chiediate” e “pregate incessantemente” cosa dobbiamo capire?
Occorre pregare ogni giorno: per chi? Perchรฉ? Dio ha bisogno delle nostre preghiere? No, dice sant’Agostino, siamo noi a essere nella necessitร  di rivolgersi al Signore.
Siamo fatti per Dio e non lo sappiamo.
Il nostro destino รจ spezzettato in mille frantumi che ci attirano verso le persone, cose, situazioni, nelle quali riponiamo la nostra attesa di felicitร , ma che sono piรน piccole del nostro cuore che รจ fatto per il sommo Bene.
Ne usciamo ovviamente delusi, ma soprattutto ridotti alla misura dell’oggetto desiderato.
La preghiera รจ invece lo spazio dove il nostro desiderio si allarga all’infinito.
Le distrazioni? Sono le tante diramazioni del nostro desiderio che dobbiamo ricondurre all’unitร  dell’unico Bene, sono il nostro quotidiano che bussa alla porta per essere evangelizzato.
Spesso sono anche l’immediata risposta del Signore alla nostra preghiera, perchรฉ contengono un messaggio sul nostro atteggiamento concreto che ci indica la strada da seguire o da correggere.
Nel mondo in cui viveva Gesรน, la vedova era il simbolo della desolazione assoluta, della povertร  senza rimedio.
Cosรฌ siamo noi di fronte a Dio, di fronte al male dentro e fuori di noi: poveri, incapaci di scoprire il bene nascosto dietro ciรฒ che appare come un male.
Pregare รจ gridare al Signore il nostro desiderio irrimediabilmente sbriciolato, e insieme aprire il nostro cuore perchรฉ diventi capace di vedere il Bene offerto in quella situazione.
Pregare รจ gridare al Signore la nostra fatica, senza la pretesa di vederla scomparire con un colpo di bacchetta magica, ma restando sotto il suo sguardo per trovare solo la forza di starci dentro, di starci con tutti i disperati del mondo.
“Padre perdona loro” pregava Gesรน; e questo echeggia in noi come stimolo a portare, a nostra volta, ogni fragilitร  alla luce della tenerezza del Padre.

La domanda di Gesรน: “Ma troverร  la fede il figlio dell’uomo quando verrร  sulla terra?”non รจ scontata, fa appello alla nostra responsabilitร .
Per cui รจ bene che ci chiediamo: di cosa mi fido? Della mia capacitร , della mia intelligenza, delle mie forze, del potere degli amici. Di chi mi fido? A chi affido la mia vita, istante per istante? A quale forza mi apro? Aprirsi a Dio si realizza solo pregando.
Spero di aver chiarito a me e a qualcun altro il significato della preghiera di domanda e la necessitร  della preghiera.

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A cura di Carla Sprinzeles | via Qumran

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XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Lc 18, 1-8
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesรน diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessitร  di pregare sempre, senza stancarsi mai:
ยซIn una cittร  viveva un giudice, che non temeva Dio nรฉ aveva riguardo per alcuno. In quella cittร  c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sรฉ: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dร  tanto fastidio, le farรฒ giustizia perchรฉ non venga continuamente a importunarmi”ยป.

E il Signore soggiunse: ยซAscoltate ciรฒ che dice il giudice disonesto. E Dio non farร  forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farร  forse aspettare a lungo? Io vi dico che farร  loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrร , troverร  la fede sulla terra?ยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 16 – 22 Ottobre 2016
  • Tempo Ordinario XXIX, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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