14 febbraio Mercoledì delle Ceneri
Concedi, Signore, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno
un cammino di vera conversione,
per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza
il combattimento contro lo spirito del male.
(Colletta, Mercoledì delle Ceneri)
- Gl 2,12-18: Laceratevi il cuore e non le vesti
- Sal 50: R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato
- 2Cor 5,20-6,2: Riconciliatevi con Dio… Ecco ora il momento favorevole
- Mt 6,1-6.16-18: Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà
Il tempo di Quaresima inizia con il Mercoledì delle Ceneri, segnato dall’«austero simbolo» con il quale viene cosparso il capo di ogni membro dell’assemblea liturgica. Un simbolo molto forte che rimanda alla fragilità dell’uomo e della donna davanti a Dio. La cenere è una realtà sterile che senza un intervento di Dio non potrà mai diventare luogo di fecondità. Iniziare l’«itinerario spirituale» della Quaresima con questo gesto, significa invocare la forza dello Spirito di Dio perché nasca la vita, dove sembra regnare unicamente la morte. Un cammino che si compirà nel fuoco nuovo e nell’acqua della Veglia pasquale.
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La liturgia della Parola di questo giorno è caratterizzata innanzitutto dal brano evangelico tratto dal discorso del monte nel Vangelo di Matteo (Mt 6,1-6.16-18), dove Gesù parla ai suoi discepoli di elemosina, digiuno e preghiera. Nella prima lettura il tema che viene messo in evidenza (Gl 2,12-18) è quello della conversione, del ritorno a Dio, con un particolare riferimento alla pratica del digiuno. Nella seconda lettura (2Cor 5,20-6,2) tratta dalla Seconda Lettera ai Corinzi il tempo di Quaresima che inizia viene riconosciuto come «il tempo favorevole» per la conversione e per il ritorno a Dio per ogni battezzato.
Il brano evangelico è tratto dal discorso del monte nel Vangelo di Matteo e riguarda il tema della giustizia, cioè del compimento della volontà di Dio nella propria vita. Poco prima Gesù ha invitato i suoi discepoli a vivere una «giustizia più grande» (Mt 5,20), rappresentata dalle beatitudini. Un modo di compiere la volontà di Dio che non dipende da una ricompensa da ottenere, ma da un rapporto gratuito con Dio. Ora, nel brano che la liturgia propone nel Vangelo del Mercoledì delle ceneri, si dice che questa giustizia più grande va praticata non «davanti agli uomini», per essere ammirati, ma davanti a Dio (Mt 6,1), «nel segreto» (Mt 6,4.6.18). Vengono quindi elencati tre esempi concreti di come incarnare un tale modo di vivere la volontà di Dio, cioè la giustizia, nella propria vita di fede. Si tratta di tre pratiche fondamentali della religiosità del tempo di Gesù: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Queste tre azioni che vengono considerate altamente meritevoli davanti a Dio possono essere «inquinate» e «avvelenate» dalla possibilità di compierle davanti agli uomini, finendo per essere fatte nella menzogna. Usando l’espressione «nel segreto», Gesù non fa riferimento unicamente ad una umiltà che può diventare anch’essa ipocrita. Egli ci invita a guardare a ciò che viviamo nel segreto come «la verità» di noi stessi e della nostra vita. Ciò che viviamo «nel segreto» è ciò che è autentico, ciò che è vero.
Le tre pratiche dell’elemosina, della preghiera e del digiuno, temi che ritorneranno con insistenza sia nei testi biblici che in quelli eucologici del tempo quaresimale, rimandano alle dimensioni fondamentali della vita umana: il rapporto con gli altri, con Dio e con sé stessi. Si tratta di gesti che ci invitano a «fare spazio». Anzitutto a fare spazio all’altro attraverso l’elemosina. Rinunciare a qualcosa di mio per il mio prossimo, significa riconoscerlo presente nella mia vita. Con la preghiera il credente fa spazio a Dio nella sua esistenza. In fondo si tratta di donare del tempo a Dio, per riconoscerlo presente nella nostra vita e per giudicare se stessi e la propria vita davanti a lui e alla sua Parola. Infine, il digiuno, ci invita a riconoscere noi stessi e la nostra fame più autentica che non consiste unicamente nel cibo materiale, nel rispondere ai nostri bisogni, bensì nel cibo della parola di Dio e nei nostri desideri più profondi. In fondo il Vangelo afferma che tutta la vita umana, in tutte le sue dimensioni, va vissuta «nel segreto» cioè nella verità. Il cammino della Quaresima è un percorso da fare «nel segreto», per riconoscere, sotto l’azione dello Spirito Santo, la verità più profonda di noi stessi.
Il testo del profeta Gioele nella prima lettura è un pressante invito alla conversione incentrato sulla affermazione che Dio è «misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore», secondo la rivelazione degli attributi fondamentali del Dio di Israele di Es 34,6-7. Il centro dell’invito a ritornare a Dio con tutto il cuore e con atti esteriori – digiuni, pianti e lamenti – che esprimono la disposizione di sincerità interiore, non si fonda sul peccato del popolo ma sul volto di Dio che è amore e fedeltà. Nella gelosia di Dio per il suo popolo si rivela il suo amore appassionato. Si tratta di un ulteriore elemento che la liturgia pone all’inizio del cammino quaresimale: un invito a non tenere lo sguardo ripiegato su di sé e sul proprio peccato, bensì su Dio e sulla sua misericordia.
La seconda lettura contiene una espressione tipica della Quaresima: «Ecco ora il tempo favorevole» (2Cor 6,2). Il testo di Paolo è un invito rivolto ai credenti perché si lascino riconciliare con Dio, un’esortazione a cogliere il momento favorevole, il tempo della salvezza. Attraverso la seconda lettura e l’esortazione dell’Apostolo è quindi possibile collegare quanto affermato nelle altre letture bibliche della liturgia del Mercoledì delle Ceneri, all’esistenza concreta dei credenti e della Chiesa, che oggi vivono il tempo della Quaresima come itinerario spirituale che li condurrà «completamente rinnovati» a celebrare la Pasqua del Signore.