Commento alle letture del 6 Giugno 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 6 Giugno 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

VOI SIETE IN GRAVE ERRORE

2 Tm 1.1-3.6-12; Sal 122; Mc 12,18-27

I sadducei vivevano una fede strana. Mancavano del canone completo delle Scritture. Avevano un pensiero critico di rifiuto di tutto ciò che era tradizione dei Padri, anche riguardo a verità che erano l’asse portante di tutta la rivelazione veterotestamentaria. Dovendo poi dimostrare razionalmente la fondatezza di ogni verità da essi negata, ricorrevano a vere alchimie argomentative per attestare che essi erano nel giusto e gli altri si trovano nell’errore. Sappiamo dal Libro degli Atti che spesso il dibattito o le diatribe con i farisei sfociavano in risse e in combattimenti assai aspri.

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Paolo, sapendo che una parte era di sadducei e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti». Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducei e l’assemblea si divise. I sadducei infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest’uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato». La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza. La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma» (At 23,6-11).

La domanda che oggi i Sadducei pongono a Gesù Signore poggia su argomentazioni e deduzioni che sono vera trasposizione della realtà terrena nella realtà eterna. Volendo essi negare la realtà eterna della risurrezione e di conseguenza dell’immortalità, convincono la gente, servendosi di un evento possibile nella storia, ma non possibile nell’eternità, che l’eternità non esiste. Poiché ogni uomo deve avere la sua donna e ogni donna il suo uomo, nell’eternità vi sarebbe una donna con sette mariti oppure vi sarebbero sei uomini senza donna. Essendo questo non possibile, qual è la loro conclusione? La risurrezione non esiste. Se essa esistesse, sei uomini sarebbero condannati a non possedere alcuna donna o una donna sarebbe costretta a vivere contemporaneamente con sette mariti. Il tempo non è criterio per leggere l’eternità.

Vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

A Gesù Signore è sufficiente una sola parola per rompere questo circuito di illogicità e di artificiosa argomentazione. Nell’eternità si è trasformati in spirito, si è come gli Angeli di Dio. Non si prende né moglie e né marito. La terra è la terra. L’eternità è l’eternità. L’eternità non è la trasformazione in perennità della vita che si vive sulla terra. Lì si entra in un’altra vita. La risurrezione è purissima opera dell’Onnipotenza divina. Il Padre risusciterà dalla polvere, dal nulla il nostro corpo, e lo consegnerà all’anima e si ricomporrà la persona umana. Che l’anima è immortale già al momento della morte lo attesta la Scrittura Santa quando essa dice che Dio, il vero Dio, è il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe. Dio è il Dio dei vivi, non il Dio dei morti. La luce è dalla Scrittura.

Donna vestita di sole, Angeli, Santi, dateci la più pura verità del nostro Dio e Signore.

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