Il commento alle letture del 26 Gennaio 2019 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
2 Tm 1,1-8 opp. Tt 1,1-5; Sal 95; Lc 10,1-9
Ogni parola di Gesù se la si vuole vivere santamente, in pienezza di verità, santamente e in pienezza di verità va compresa. Una errata comprensione, porta la vita nell’errore. Oggi la vita del cristiano è portata nell’errore da tutte le errate interpretazioni della Parola del Signore. Gravissima responsabilità. Sappiamo che il Signore, con il profeta Geremia, denuncia proprio queste fatto. Gli scribi del tempo con la loro penna menzognera avevano ridotto a menzogna tutta la sua Parola. Anche Gesù denuncia lo stesso fatto. Gli scribi e i farisei del suo tempo avevano cancellato la Parola di Dio in nome della loro tradizione. Era vera la loro tradizione e falsa la Parola del Signore.
Tu dirai loro: Così dice il Signore: Forse chi cade non si rialza e chi sbaglia strada non torna indietro? Perché allora questo popolo continua a ribellarsi, persiste nella malafede, e rifiuta di convertirsi? Ho ascoltato attentamente: non parlano come dovrebbero. Nessuno si pente della sua malizia, e si domanda: “Che cosa ho fatto?”. Ognuno prosegue la sua corsa senza voltarsi, come un cavallo lanciato nella battaglia. La cicogna nel cielo conosce il tempo per migrare, la tortora, la rondinella e la gru osservano il tempo del ritorno; il mio popolo, invece, non conosce l’ordine stabilito dal Signore. Come potete dire: “Noi siamo saggi, perché abbiamo la legge del Signore”? A menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognero degli scribi! I saggi restano confusi, sconcertati e presi come in un laccio. Ecco, hanno rigettato la parola del Signore: quale sapienza possono avere? Per questo darò le loro donne a stranieri, i loro campi ai conquistatori, perché dal piccolo al grande tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote tutti praticano la menzogna (Ger 8,4-10). Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi (Cfr Mt 23,13-39).
La messe è molta, perché il terreno da seminare è il mondo intero. Ogni uomo per volontà di Dio deve ascoltare il Vangelo della salvezza e della redenzione. Gli operai sono pochi, perché attualmente Gesù ha solo dodici Apostoli e settantadue discepoli. Cosa potrà fare con essi? Poco. Molto poco. Perché si deve pregare il padrone della messe. Perché l’obbligo di seminare il Vangelo è personale. Ognuno è obbligato a far sì che la Parola raggiunga ogni cuore. È suo obbligo. Come lo potrà assolvere? Chiedendo al Padre altri operai, affinché assieme a lui divengano missionari del Vangelo. Se il missionario non chiede altri operai, è responsabile di quanti si perdono. Un battezzato, un cresimato, un diacono, un presbitero, un vescovo, ognuno in ragione della missione a lui affidata, è obbligato a chiedere al Padre operai. Li chiederà se Lui si sentirà investito dal suo sacramento responsabile della salvezza del mondo. Se invece pensa che il suo orticello è tutto, smetterà di pregare. È responsabile in eterno.
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.
Altra verità da mettere in pienezza luce. Non può chiedere altri operai ai Signore colui che ha abdicato al suo ministero, secondo la grazia propria e la missione del ministero, per consegnarsi ad altre cose. Mai il Signore ascolterà la sua preghiera. Prima deve ritornare nella propria verità sacramentale e poi potrà chiedere operai al Signore. Dalla falsità del proprio ministero non si può pregare il Signore. Anche se viene pregato, Lui mai ascolterà. Se ascoltasse, giustificherebbe la nostra falsità. Non è da Dio. Dio è purissima verità e mai si presterà ad essere servo della nostra menzogna.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni discepolo chieda operai dalla sua verità.