Commento alle letture del 25 Settembre 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 25 Settembre 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

MIA MADRE E MIEI FRATELLI SONO QUESTI

Pr 21,1-6.10-13; Sal 118; Lc 8,19-21

Il Libro dell’Esodo rivela che un giorno Mosè fu visitato da Ietro, suo suocero. Questi, osservando quanto il genero faceva, si accostò a Lui e gli offrì dei saggi consigli. Poi però lo rinviò al suo Dio, perché fosse Lui a confermare o dichiarare vane le sue parole. Sappiamo che Mosè ascoltò quanto il suocero gli aveva manifestato e diede un nuovo assetto di governo al suo popolo. Il Signore gli aveva parlato per via indiretta.

Il giorno dopo Mosè sedette a render giustizia al popolo e il popolo si trattenne presso Mosè dalla mattina fino alla sera. Allora il suocero di Mosè, visto quanto faceva per il popolo, gli disse: «Che cos’è questo che fai per il popolo? Perché siedi tu solo, mentre il popolo sta presso di te dalla mattina alla sera?». Mosè rispose al suocero: «Perché il popolo viene da me per consultare Dio. Quando hanno qualche questione, vengono da me e io giudico le vertenze tra l’uno e l’altro e faccio conoscere i decreti di Dio e le sue leggi». Il suocero di Mosè gli disse: «Non va bene quello che fai! Finirai per soccombere, tu e il popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; non puoi attendervi tu da solo. Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio e Dio sia con te! Tu sta’ davanti a Dio in nome del popolo e presenta le questioni a Dio. A loro spiegherai i decreti e le leggi; indicherai loro la via per la quale devono camminare e le opere che devono compiere. Invece sceglierai tra tutto il popolo uomini validi che temono Dio, uomini retti che odiano la venalità, per costituirli sopra di loro come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine. Essi dovranno giudicare il popolo in ogni circostanza; quando vi sarà una questione importante, la sottoporranno a te, mentre essi giudicheranno ogni affare minore. Così ti alleggerirai il peso ed essi lo porteranno con te. Se tu fai questa cosa e Dio te lo ordina, potrai resistere e anche tutto questo popolo arriverà in pace alla meta». Mosè diede ascolto alla proposta del suocero e fece quanto gli aveva suggerito. Mosè dunque scelse in tutto Israele uomini validi e li costituì alla testa del popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine. Essi giudicavano il popolo in ogni circostanza: quando avevano affari difficili li sottoponevano a Mosè, ma giudicavano essi stessi tutti gli affari minori. Poi Mosè congedò il suocero, il quale tornò alla sua terra (Es 18,13-27).

Gesù non è Mosè. Lui riceve ogni “comando” dal Padre suo, per mezzo dello Spirito Santo. Non ci sono vie indirette attraverso le quali il Signore gli parla. Lui è sempre in ascolto del Padre per fare solo la sua volontà. Se i parenti vengono, di certo non vengono per dargli un aiuto di saggezza o di sapienza. Vengono per distoglierlo dal fare la volontà del Padre. Diciamo questo perché Gesù non può sottrarre a Dio neanche un minuto. Lui ha dato al Padre tutta la sua vita in ogni suo attimo ed essa in ogni suo attimo dovrà essere condotta e guidata dalla sua divina volontà. Anche un secondo trascorso a dialogare con i suoi, sarebbe stato un secondo sottratto a Dio. Neanche questo Gesù potrà fare. Mai potrà usare secondo la sua volontà ciò che è della volontà del Padre. Chi è allora Madre, fratello, sorella di Gesù? Chi lo aiuta perché Lui faccia tutta la volontà del Padre. Chi non lo aiuta, chi lo distoglie, chi lo tenta di certo non è né sua Madre, né suo fratello, né sua sorella. Viene solo perché Lui cada in tentazione e doni all’uomo ciò che dovrà essere donato solo al suo Dio e Padre. Gesù dovrà prestare ogni attenzione perché non cada in questa sottile tentazione. È tentazione invisibile, ma vera tentazione. Va superata e vinta.

E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Se leggiamo la nostra vita dalla coscienza purissima di Gesù, scopriremo che noi sottraiamo al Signore non secondi, non minuti, non ore, non giorni, non settimane e neanche mesi. A Lui togliamo anni e anni e spesso l’intera vita. Noi non siamo dalla sua volontà e spesso neanche dalla sua Legge. Siamo da noi e dai nostri pensieri.

Vergine Fedele, Angeli, Santi, dateci la coscienza di Cristo per essere fedeli al Padre.

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