Il commento alle letture del 12 Maggio 2018 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
APERTAMENTE VI PARLERÒ DEL PADRE
At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28
Dinanzi all’immensità della bellezza, sapienza, amore, carità, giustizia, fedeltà, onnipotenza del Padre, tutta la Scrittura è solamente una piccolissima fiammella. Neanche si può fare il paragone tra la luce del sole e quella di uno stoppino di lampada a olio. Dio è l’infinito eterno. San Paolo meditando sul mistero della sua sapienza, si limita solo a cantare un inno alla sua grandezza. Non si può agire altrimenti. Lo stesso apostolo, dopo il suo rapimento al terzo cielo, dice che ha visto cose che nessuna lingua umana potrebbe descrivere. Il Paradiso neanche lo si può immaginare.
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O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen (Rm 11,33-36). Se bisogna vantarsi – ma non conviene – verrò tuttavia alle visioni e alle rivelazioni del Signore. So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato: direi solo la verità. Ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi più di quello che vede o sente da me e per la straordinaria grandezza delle rivelazioni. Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte (2Cor 12,1-10).
La Parola più eloquente del cuore del Padre è Cristo Crocifisso. Ma chi di noi comprende il mistero della Croce? Se l’avessimo compreso, di certo non agiremmo verso il Crocifisso in una maniera così ostile, con la volontà satanica di toglierlo persino dalla nostra vista. Staremmo con lo sguardo fisso su di Lui per l’eternità. Paolo che aveva compreso qualcosa del mistero, aveva deciso di predicare solo Lui, il Crocifisso.
La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1Cor 1,18-25).
Come Gesù ci parlerà apertamente del Padre? Mandando sui suoi discepoli lo Spirito Santo. Lui viene e in Cristo ci rende partecipi della divina natura. Più per la sua opera noi cresciamo nella partecipazione della divina natura e più conosciamo il Padre. Si tratta della stessa conoscenza che il ferro ha del fuoco, quando viene immerso in esso.
In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a crescere nel Padre.