Il commento alle letture del 12 dicembre 2017 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
È VOLONTÀ DEL PADRE VOSTRO CHE È NEI CIELI
Ogni ministro della Parola, ma anche ogni cristiano, prima di presentarsi al Padre al momento della morte, deve poter dire ciò che dice Cristo Gesù nella sua preghiera di conclusione al suo lungo discorso nel Cenacolo. Ma anche deve parlare all’intera Chiesa o Comunità come ha parlato Paolo ai Vescovi dell’Asia. Ogni Parroco, ogni Vescovo, ogni Papa, come Gesù Signore, come Paolo, alla sera della vita deve dire al Dio e alla Chiesa: “Nessuno si è perso per causa mia. Io non sono responsabile se qualche anima si è persa. Ho fatto tutto quanto mi è stato chiesto. In nulla mi sono risparmiato. Ho consumato me stesso per la salvezza delle anime a me affidate”.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità (Gv 17,12-19).
E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi (At 20,25-31).
Ecco, è la terza volta che sto per venire da voi, e non vi sarò di peso, perché non cerco i vostri beni, ma voi. Infatti non spetta ai figli mettere da parte per i genitori, ma ai genitori per i figli. Per conto mio ben volentieri mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime. Se vi amo più intensamente, dovrei essere riamato di meno? (2Cor 15,14-15).
Cristo Gesù per le nostre anime si è consumato spiritualmente e fisicamente. Tutto ha dato di è. Si è spogliato di tutto per farne dono a noi. Anche Paolo si spoglia di tutto, si consuma per la salvezza delle nostre anime. Questo significa cercare la pecora che si è smarrita: consumare la propria vita per la sua redenzione eterna.
Cristo Gesù, parlando ai discepoli, ma anche a tutto il popolo dei Giudei sulla verità della sua missione, non fa riferimento ad una sua volontà. Richiama esplicitamente la volontà del Padre che è nei cieli. Non è per un desiderio del suo cuore che la pecora smarrita vada cercata e riportata all’ovile, ma purissima volontà di Dio. Tutta la storia della salvezza fino a Cristo Gesù è stata una ininterrotta ricerca da parte di Dio verso il suo popolo che sempre si stancava di Lui e abbandonava il recinto sicuro della sua alleanza. Ora la storia della salvezza cambia sostanzialmente. È l’uomo, il salvato, il redento, il figlio di Dio, che deve perpetuare nei secoli l’opera di Dio, l’opera di Cristo.
Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda.
Se il discepolo di Gesù non cerca le pecore smarrite o lascia che esse si smarriscano, esse si perdono per il loro peccato, ma della loro morte il Signore chiede conto a chi è stato omissivo in questa ricerca. O noi entriamo nelle profondità della Nuova Alleanza, o saremo sempre dei battezzati con il cuore e la mente fuori del Vangelo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri cercatori di anime.
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mt 18, 12-14
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.