Il commento alle letture del 12 agosto 2018 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
IL PANE CHE IO DARÒ È LA MIA CARNE
1 Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51
Quanto Gesù annunzia ai Giudei è di una novità assoluta, umanamente impensabile e inimmaginabile per un figlio di Abramo. Gesù si rivela come il vero pane che discende dal cielo. Compresa la sua Parola in senso metaforico o allegorico, spirituale, la si può anche accogliere. Si tratterebbe in tal senso di accogliere Gesù come Parola che nutre o alimenta l’uomo nel suo cammino verso Dio, cammino da compiersi sempre nel più grande ascolto della Parola. In fondo si tratterebbe di ascoltare il Signore che parla per mezzo del suo profeta e di mettere in pratica la sua Parola per avere la vita. Così, compresa la Parola di Gesù, si rimarrebbe nella linea tracciata dal Deuteronomio.
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Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi do, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso della terra che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, corregge te (Dt 8,1-6).
Gesù si serve di questa Parola del Padre suo per respingere la prima tentazione.
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,1-4).
Gesù è vero pane di Parola. Lui è la Parola eterna del Padre che risuona in tutta purezza nel mondo. Lui però non è solo vero pane di Parola, è anche vero pane di carne. Carne reale, vera, sostanziale. Chi vuole non morire in eterno deve mangiare la sua carne. La carne di Gesù non è né simbolica, né allegorica, né figurata. Il mangiare è vero mangiare. È mangiare così come si mangia il pane. La carne è reale. È reale come ogni altra carne che l’uomo mangia. La differenza è che dalla carne dell’anima si passa alla carne dell’uomo. Questo è inconcepibile per i figli di Abramo.
Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Altra verità che va messa in luce vuole che la carne di Cristo sia la sola carne del sacrificio di espiazione e di comunione da offrire al Padre. Si offre al Padre il suo corpo in sacrificio di comunione e di olocausto per la remissione dei peccati. Come il sacrificio si consuma sull’altare della croce, così deve consumarsi sull’altare della vita del discepolo di Gesù. Tutto questo avviene perché ogni discepolo che si accosta al sacrificio di Cristo divenga anche lui sacrificio in Cristo per la remissione dei peccati. Reale è il sacrificio. Reale è la carne. Reale è la comunione. Reale è la consumazione.
Vergine Fedele, Angeli, Santi, fate che ci accostiamo all’Eucaristia in pienezza di fede.