Commento alle letture del 11 Agosto 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 11 agosto 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

PER LA VOSTRA POCA FEDE

Ab 1,12-2,4; Sal 9; Mt 17,14-20

Dio è Parola Onnipotente e Creatrice per natura divina ed eterna. Anche Cristo Gesù è Parola Onnipotente e Creatrice per natura divina ed eterna. Poiché Lui è anche vero uomo, come vero uomo la sua Parola diviene onnipotente per la sua fede. Qual è la fede di Cristo Gesù? Lui sempre deve credere che il Padre ha corredato la sua vera umanità di Parola onnipotente e creatrice e sempre deve chiedere al Padre che rinnovi questo suo dono. Tutti i doni di Dio agiscono – al di fuori della celebrazione dei sacramenti – per il nostro rinnovo della fede che può avvenire solo per mezzo di una preghiera altrettanto ricca di fede e di ferma convinzione nello Spirito Santo che di certo il Signore concederà, oggi per la preghiera di oggi e domani per la preghiera di domani, che la nostra Parola sia onnipotente e creatrice. Il cristiano deve essere come Sansone nel tempio di Dagon. Deve chiedere a Dio il rinnovo del suo dono.

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Intanto la capigliatura che gli avevano rasata cominciava a ricrescergli. Ora i prìncipi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon, loro dio, e per far festa. Dicevano: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico». Quando la gente lo vide, cominciarono a lodare il loro dio e a dire: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani il nostro nemico, che devastava la nostra terra e moltiplicava i nostri caduti». Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. Sansone disse al servo che lo teneva per la mano: «Lasciami toccare le colonne sulle quali posa il tempio, perché possa appoggiarmi ad esse». Ora il tempio era pieno di uomini e di donne; vi erano tutti i prìncipi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva i giochi. Allora Sansone invocò il Signore dicendo: «Signore Dio, ricòrdati di me! Dammi forza ancora per questa volta soltanto, o Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!». Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava il tempio; si appoggiò ad esse, all’una con la destra e all’altra con la sinistra. Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e il tempio rovinò addosso ai prìncipi e a tutta la gente che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Sorea ed Estaòl, nel sepolcro di Manòach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni (Gdc 16,22-31).

Gesù ogni notte rinnovava nelle lunghe ore di preghiera la sua fede. Chiedeva al Padre il dono di una Parola onnipotente e creatrice. Senza questo rinnovo senza interruzione, mai avrebbe potuto compiere un solo miracolo. Tutto infatti lui operava per mezzo della sua vera umanità e l’umanità deve alimentare ogni energia nella preghiera. Anche la sua forza e la sua grazia Lui alimentava nella preghiera. Lo attesta la sua intensa orazione elevata al Padre prima di iniziare la via verso il Golgota e la sua Crocifissione.

Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo». E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».

I discepoli hanno ricevuto il potere di scacciare i demòni. Non alimentano la loro fede nel dono ricevuto per mezzo della preghiera. Pensano che si tratti di dono senza alcun rinnovo. Non pregano. Al momento dell’esercizio, rimangono senza alcun frutto. La forza di Gesù è la sua preghiera. La fragilità cristiana è l’assenza di vera preghiera e di preghiera vera. A volte si prega, ma senza alcuna verità e spesso non si prega affatto.

Vergine Maria, Angeli, Santi, insegnateci la vera preghiera, secondo purezza di fede.

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