Commento alle letture del 10 Maggio 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 10 Maggio 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

LA VOSTRA TRISTEZZA SI CAMBIERÀ IN GIOIA

At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20

Presente e futuro sono l’uno il frutto e l’altro l’albero. Sull’albero del presente può maturare un frutto di vita eterna o di morte eterna. All’uomo la tremenda scelta. Il frutto di vita matura consegnando tutto il presente alla Parola di Cristo Gesù. Non si consegna la vita oggi a Cristo, la si vive per se stessi, non si produce vita eterna.

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Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno» (Mt 16,24-28).

I dannati dell’inferno piangeranno in eterno la loro stoltezza. Hanno usato le cose di questo mondo a loro esclusivo uso. Non le hanno condivise con Cristo, che è il povero dinanzi ai loro occhi. Cristo non può condividere con loro il suo Paradiso di gioia.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna» (cfr. Mt 31-46).

Il Libro della Sapienza ci rivela cosa dicono gli empi che consumano la loro vita nei tormenti dell’inferno. Maledicono in eterno la loro stoltezza e insipienza.

Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi. Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e  come notizia fugace, come una nave che solca un mare agitato, e, una volta passata, di essa non si trova più traccia né scia della sua carena sulle onde; oppure come quando un uccello attraversa l’aria e non si trova alcun segno del suo volo: l’aria leggera, percossa dal battito delle ali e divisa dalla forza dello slancio, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio; o come quando, scoccata una freccia verso il bersaglio, l’aria si divide e ritorna subito su se stessa e della freccia non si riconosce tragitto. Così anche noi, appena nati, siamo già come scomparsi, non avendo da mostrare alcun segno di virtù; ci siamo consumati nella nostra malvagità». La speranza dell’empio è come pula portata dal vento, come schiuma leggera sospinta dalla tempesta; come fumo dal vento è dispersa, si dilegua come il ricordo dell’ospite di un solo giorno (cfr Sap 5,1-16).

Gli Apostoli, sia oggi per la morte di Gesù, che domani per la loro morte, saranno nella tristezza. Cristo risusciterà e loro saranno nella gioia. Dopo il loro martirio saranno accolti nei cieli beati e la loro gioia sarà eterna. Il presente va dato sempre a Cristo.

Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

Il presente di dolore, martirio, privazione va sempre vissuto in vista della gioia eterna.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci oggi la vera saggezza

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