Commento al Vengelo del 27 Ottobre 2021 – Monaci Benedettini Silvestrini

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La porta stretta per entrare nel Regno.

La vita di ogni uomo, il percorso di ritorno a Dio di tutta l’umanità è paragonabile ad un duro ed incerto incèdere nel deserto, dove tutto è arido e la segnaletica è quasi inesistente. Tutto ciò che riguarda la nostra salvezza ci è già stato descritto nelle Sacre scritture. Oggi Gesù, interpellato sul numero di coloro che si salvano, ci parla della porta stretta.

Vuole ricordarci che bisogna farsi piccoli ed umili per entrarci, bisogna faticare duro ed essere perseveranti e puntuali all’appuntamento, per evitare il gravissimo rischio di arrivare in ritardo e trovare la porta chiusa. Accadde anche alle vergini stolte rimaste senz’olio. Nessuno allora potrà accampare scuse dinanzi al giusto giudizio di Dio; a nulla varrà il vanto di pretese intimità con Dio, non suffragate dalla verità e dall’autenticità dei nostri comportamenti.

Ci sentiremo dire con sgomento: «in verità io vi dico, non vi conosco». Quando la fede si spegne o licenziamo Dio dalla nostra vita, non solo smarriamo la Via del Regno, ma la rendiamo colpevolmente inaccessibile a noi stessi e ci ritroviamo fuori, proprio come accadde ai nostri progenitori dopo l’esperienza del primo peccato. Gesù però, ancora una volta, ci conforta: egli si definisce la porta. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.

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Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Chiediamolo con tutto il cuore.