Vigilare.
Ancora, dopo quello di ieri, un vangelo sulla vigilanza. Lo stare pronti, di cui parla Matteo, non sembra in questo caso, una fonte di angoscia, anzi, tutto il quadretto è quasi idillìaco e vi si respira un’aria di festa nuziale. È interessante mettere a confronto il vangelo con la Lettera ai Tessalonicesi nella sua interezza: sono il diverso svolgimento di un medesimo tema.
La lettera si presenta come un richiamo dell’apostolo ai cristiani di Tessalonica affinché non si scoraggino nella loro fede, infatti essi attendevano come imminente la venuta di Cristo e non attuandosi l’evento, molti ne erano sconcertati. E il testo di Matteo è un ammonimento allo stare svegli, pronti, preparati. Due brani che trattano entrambi della speranza che si attui il Regno e dell’attesa che deve essere comunque vigile. Occorre, dunque, essere previdenti, approntare quanto è necessario.
E la vita cristiana non è solo “una bella cosa che fa calore, che splende”, come scriveva Enzo Bianchi nel brano del commento proposto ieri, ma serietà di una scelta che ci obbliga a compiere determinati doveri e ad avere un comportamento morale privo di ambiguità in cui dobbiamo cercare sempre di piacere a Dio. Il partecipare alla festa nuziale è legato alla nostra capacità e buona volontà di approntare quanto è necessario per entrarvi.
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Nessuno può sentirsi escluso dal dare il suo contributo, nessuno può prendersi il lusso di sentire che Dio lo chiama alla santità e scegliere diversamente. Ecco il desiderio, la scelta e il comportamento… tutto sulla stessa linea…
Monaci Benedettini Silvestrini
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