Chiedete e vi sarà dato.
“Mio Signore, tu sei benedetto, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe – leggiamo oggi nella prima lettura – Vieni in aiuto a me che sono sola”. È una preghiera di supplica e di fiducia che sgorga dal cuore della regina. La regina Ester è sola e vive un momento di estrema angoscia per il suo popolo. Ma sa dove cercare rifugio. È davanti a Dio, è debole, senza armi belliche ma ha un’arma potente, la preghiera. E in questa supplica Dio, ricordando la promessa fatta al suo popolo la colma dei benefici e dei suoi doni.
La regina ci presenta un vero modello di preghiera da seguire, quando rivolgiamo o presentiamo al Signore le nostre suppliche. Quante volte invece noi le preghiere le fondiamo sulle nostre qualità, sui nostri calcoli umani o progetti, quante volte ricordiamo al Signore i nostri meriti che pensiamo di avere. “Rendo grazie al tuo nome, Signore, per la tua fedeltà e la tua misericordia. Nel giorno in cui t’ho invocato – canta il salmista – mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza”. E anche il vangelo ci dà una lezione di fiducia profonda: il Padre che è nei cieli è buono e ci dà cose buone, se gliele domandiamo.
Che cosa impariamo oggi dalla Liturgia della parola. Ma forse che la preghiera si eleva a Dio in intimità del nostro cuore, cuore umile che chiede. Ma quando chiede, quando domanda lascia a lui la risposta e non gliela presenta pronta in anticipo. Quando esiste un rapporto di fiducia tra due persone, in seno ad una famiglia o in una relazione di amicizia in comunità, si può parlare con libertà, si può chiedere con libertà e si può dare in libertà. Ecco come dev’essere la nostra amicizia con Cristo: “Io gli chiedo e lui mi dona. Lui mi chieda e io gli do”. Non sempre è facile ma sempre è utile. Perché anche quando è difficile non ci mancherà mai la sua grazia.
Con lui vinciamo il mondo.
Monaci Benedettini Silvestrini
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