Commento al Vengelo del 20 Marzo 2021 – Monaci Benedettini Silvestrini

“Signore, mio Dio, in te mi rifugio”.

Per mezzo del profeta Geremia perseguitato, il Salvatore, l’ “agnello mansueto che viene portato al macello”, cioè il Redentore, invoca l’intervento divino. Vivendo la sua passione con le caratteristiche dell’Antico Testamento, il profeta chiede la vendetta di Dio. Gesù invece, morendo da innocente, con piena fiducia in Dio, invocherà il perdono.

Affidandosi totalmente al Padre, egli offre un esempio valido per tutti. Il riferimento a Cristo è la chiave di lettura di ogni evento, specialmente nelle difficoltà e contrarietà inflitte da eventuali oppositori. L’evangelista Giovanni dimostra che Gesù era un segno di contraddizione e di dissenso; non c’era accordo sulle origini geografiche del Messia (Galilea? Giudea?), e i dignitari stessi erano divisi a suo proposito. Un fariseo onesto, Nicodemo, si oppone a giudizi affrettati su Gesù.

In realtà, il grande interrogativo che ha tormentato tanta gente nel corso dei secoli, è: Chi è davvero Gesù? La preghiera contemplativa e la mistica aprono orizzonti certi. Inoltre, la lectio divina della Parola rivelata dovrebbe aiutarci a capire nella fede la personalità del Signore; dove possiamo incontrarlo? Quale è la funzione attuale del Signore nello sviluppo della Storia sacra? La celebrazione della Veglia pasquale completerà le indicazioni suggerite dai testi biblici della Quaresima. Iniziamone la preparazione leggendo magari qualche testo della Grande Veglia Pasquale, “madre di tutte le veglie”.

Monaci Benedettini Silvestrini

Photo by Aaron Burden on Unsplash

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