Volgiamo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto.
È inevitabile: la lontananza da Dio, l’infedeltà personale o di un intero popolo, oggi forse potremmo dire l’infedeltà del cristiano o della Chiesa, conduce all’esilio, alla schiavitù. Con il peccato cadono le mura di Gerusalemme, cedono in noi le difese dai nemici e dal male, ne segue l’invasione, la distruzione di tutto ciò che è prezioso in noi, la perdita della grazia e della preziosa libertà.
Il Signore, l’eterno restauratore, non cessa mai di intervenire per liberare, riparare, ricostruire in senso fisico e spirituale servendosi all’occorrenza anche di un re straniero e ateo come Ciro. Nel deserto gli ebrei subiscono i morsi dei serpenti, sempre a causa della loro infedeltà e devono volgere lo sguardo al serpente di bronzo posto sull’asta per non subirne gli effetti venefici. Gesù, ricorrendo a questo antico episodio, nel dialogo notturno con Nicodemo afferma: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
Egli parla della sua prossima morte in croce e aggiunge: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. È il progetto divino e universale di salvezza che sta per compiersi con Cristo a Gerusalemme: noi siamo in cammino con Lui verso la Pasqua. San Paolo così esplicita questa azione redentiva: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato”.
È una vera e propria rinascita quella che ci viene offerta, una riscoperta della Luce e della Verità da accogliere con fede e desiderio, da preferire alle tenebre, al peccato e alla morte. È il mistero della Pasqua, il mistero della morte e della risurrezione che si apre in noi e svela al nostro spirito quando con l’intensità della fede, dell’amore e della gratitudine volgiamo e fissiamo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto. È quanto siamo invitati a fare, particolarmente oggi, in questa domenica “in laetare”, in preparazione alla ormai prossima Pasqua per viverla e goderla con la migliore intensità.
Monaci Benedettini Silvestrini
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