Ma che sacrificio!
Leggi il brano del Vangelo di † Mt 9, 1-8
Ritornano, seppure con modalità differenti, i temi intravisti nella liturgia di ieri. Al noto brano di Gènesi, in cui Abramo, obbedendo a Dio, si accinge a sacrificare Isacco suo figlio, fa eco l’altrettanto famoso passo del Vangelo di Matteo, dove Gesù rimette i peccati al paralitico e lo guarisce. La liberazione, seppure con qualche forzatura, può essere il leit-motiv delle letture odierne. Abramo, e con lui tutto il popolo d’Israele, è liberato dall’oppressione di sacrificare il proprio primogenito alla divinità, usanza comune nei popoli antichi.
Ad una concezione di un Dio terribile e vendicatore si viene lentamente a sostituire quella di un Dio che fa alleanza con il suo popolo, gli dona una legge morale (il cui primo imperativo è il rispetto della vita), vi cammina insieme e lo fa progredire con la sua benedizione. Ma, non ci sono solo dei condizionamenti storici cui l’uomo è sottomesso: quando Gesù rimette i peccati al paralitico non vuole forse indicare che il male peggiore alberga nel cuore dell’uomo?
Il problema vero siamo noi a noi stessi! Anzi è quanto di male abbiamo in noi e lo proiettiamo fuori di noi! Quindi cerchiamo di migliorare il nostro intimo per «guarire» l’esterno. L’unico «sacrificio» vero che va fatto è di contrastare quanto di negativo sappiamo riconoscerci in noi per divenire costruttori di una umanità rinnovata in Cristo.
Monaci Benedettini Silvestrini
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