Commento al Vangelo di domenica 28 gennaio 2018 – Comunità Monastica Ss. Trinità

IV domenica del Tempo ordinario

Il passo del Deuteronomio, proposto come prima lettura, annuncia la volontà di Dio di «suscitare» un profeta che avrà l’autorità di Mosè e dalla cui bocca usciranno parole provenienti dal Signore stesso. L’ascolto del profeta diviene dunque ascolto di Dio perché unica è la parola sulla bocca dell’uno e dell’altro. L’autorità del profeta non ha altra origine che in questo essere portavoce di Dio, in questo far risuonare la voce di un Altro; nel momento stesso in cui egli ritorna a dare spazio alla propria voce (cioè a dire cose che Dio non gli ha comandato: v. 20) perde la propria autorità e, con essa, la propria identità (non è più un autentico pro-feta, perché il suo «dire pro» torna ad essere un «dire proprio»).

Nel racconto evangelico di questa domenica (Mc 1,21-28), ciò che provoca meraviglia e stupore negli abitanti di Cafàrnao è proprio l’autorità con cui Gesù parla e insegna (v. 22). Un’autorità riconosciuta e temuta anche dai demoni: «Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!» (v. 27).

È sintomatico che Marco, per mettere in risalto l’autorità della parola di Gesù, non ci riporti un suo bel discorso ma ci racconti la cacciata di un demonio, ci narri l’episodio di un esorcismo. È questo il primo atto pubblico del ministero di Gesù secondo il vangelo di Marco e, come tale, possiamo pensare che rivesta un’importanza non secondaria. Si può leggere infatti in questo episodio, come in filigrana, tutta la missione di Gesù che ci appare come una grande lotta contro le forze ostili del male, come un’incessante scontro con colui che la tradizione biblica chiama «Satana», l’avversario per eccellenza di Dio e dell’uomo. Quella che Gesù ingaggia non è una lotta a difesa delle sue prerogative divine ma è una lotta intrapresa esclusivamente a favore dell’uomo, per la sua liberazione. La volontà di Gesù, che emerge da tutti questi racconti di esorcismi e guarigioni (che l’evangelista Marco, più di ogni altro, ha cura di farci conoscere), è infatti quella di liberare l’uomo da ogni forma di male e di oppressione, da ogni potere che schiaccia la libertà e riduce in schiavitù, per ristabilirlo in quella condizione originaria di creatura fatta «a immagine e somiglianza di Dio», quell’immagine che Satana cerca in tutti i modi di deformare. E forse non è un caso che qui l’esorcismo viene compiuto in giorno di sabato: il settimo giorno, il giorno del compimento della creazione, il giorno della signoria del Signore su tutto il creato e su tutti gli esseri umani. In questo giorno non ci può essere posto per un’altra signoria — quella di Satana — che, anziché liberare e dare dignità, schiavizza sottomettendo l’uomo a un’autorità nefasta e dispotica. Ciò che Gesù compie, cacciando il demonio in giorno di sabato, si può allora vedere come un atto di ri-creazione, come un atto che anticipa e manifesta quel mondo nuovo che ha già inizio con l’irrompere del regno di Dio nella storia dell’uomo (cfr. Mc 1,15).

È da notare un tratto caratteristico di questo gesto: Gesù, per domare lo spirito immondo, si affida alla potenza della sola parola. Non si serve di particolari riti o gesti magici, in uso presso gli esorcisti del suo tempo, ma con una sola parola allontana e riduce all’impotenza il demonio: «Taci! Esci da lui!» (v. 25). La sua è una parola forte ed efficace, che realizza ciò che dice, proprio come l’originaria parola creatrice di Dio attraverso la quale il mondo fu fatto («E Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu…»). L’autorità di Gesù, che questa parola rivela, non ha un’origine umana, ma viene dall’Alto; è l’autorità di colui che si presenta come l’inviato definitivo di Dio, il suo profeta ultimo (cfr. Dt 18,15s.), colui che rende presente nelle sue parole e nel suo agire la signoria di Dio. La gente coglie immediatamente la diversità che emerge tra l’insegnamento di Gesù e quello degli scribi: nelle sue parole si sente vibrare qualcosa di più e di diverso di una semplice lezione imparata alla scuola della Tradizione…

La figura di quest’uomo posseduto da uno «spirito impuro» ci riporta al problema della presenza oscura e ostile del male — in tutte le sue manifestazioni — nel nostro mondo e nella nostra esistenza. Di fronte a questa presenza riconosciamo tutta la nostra impotenza, tutta la nostra debolezza: siamo infatti incapaci di liberarci dal dominio del male affidandoci unicamente alle nostre sole forze. Forse per questo Gesù, a conclusione della preghiera del Padre Nostro, ha posto quella invocazione che assume la forma di un accorato grido: «Ma liberaci dal Male!». Come quell’indemoniato, abbiamo bisogno di gridare a Dio tutta la nostra oppressione, tutta la nostra schiavitù, tutto il nostro «andare in rovina» se non sopraggiunge presto una liberazione. Solo l’umile riconoscimento del proprio bisogno di salvezza e di liberazione può aprirci la via verso la redenzione, verso la guarigione della propria umanità ancora malata e irredenta.

Fonte: Monastero Dumenza

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della IV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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Mc 1, 21-28
Dal Vangelo secondo Marco
21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 28 Gennaio – 03 Febbraio 2018
  • Tempo Ordinario IV
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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