Commento al Vangelo di Venerdì (Santo) 19 Aprile 2019 – p. Alessandro Cortesi op

Nella cattedrale di Anversa, capolavoro dell’arte gotica, nel transetto a destra, è situato un magnifico dipinto di Peter Paul Rubens, (1577-1640).

Questa pala fu commissionato da Nicolas Rockox, sindaco di Anversa e decano della corporazione degli archibugieri, che scoprì il talento di Rubens e lo valorizzò. Proprio la corporazione presieduta da Rockox aveva nel transetto della cattedrale un suo altare che desiderava dedicare al patrono san Cristoforo. Ma il dipinto doveva rappresentare, secondo i dettami del Concilio di Trento, al centro, uno degli eventi della vita di Cristo. Così Rubens, che vi lavorò tra il 1611 e il 1614, pensò di raffigurare una deposizione dalla croce unendola alla leggenda di san Cristoforo.

Reprobus era un giovane che voleva mettersi al servizio di chi non aveva paura di nessuno. Stette a servizio di un re importante, poi si rese conto che anche lui aveva paura di qualcuno: aveva paura del diavolo, e allora lo lasciò, e si rese conto che anche il diavolo aveva paura di Dio. Voleva allora mettersi al servizio di Dio ed incontrò un eremita che alla domanda come mettersi a servizio di Dio gli disse ‘Aspetta e vedrai’… Nel frattempo si mise a trasportare i passanti che volevano attraversare il fiume. Una sera un bambino gli chiese di essere trasportato all’altra riva; durante il trasporto quel bambino cominciò a pesare sempre più sulla spalle di Reprobus e ad un certo punto gli disse ‘sono Gesù Cristo e porto i peccati del mondo’. Reprobus scoprì finalmente come stare al servizio di Dio là dove non se lo aspettava, nel quotidiano e nel servizio. Da qui il suo nome Cristoforo, portatore di Cristo.

Rubens elaborò una pala concepita come un grande tavola racchiusa da due ante, dipinte all’esterno e all’interno che si aprono e aprendosi formano un trittico.

Così sul lato esterno di un’anta raffigurò la figura possente dello stesso Cristoforo con il bambino sulle spalle, sull’altra parte un pellegrino con una lampada accesa. All’interno quando si aprono le due ante si presentano tre scene: a sinistra la visita di Maria ad Elisabetta, inserita in un contesto di costruzioni e di costumi secenteschi. Maria, che indossa abiti sgargianti ed un raffinato cappellino, sta incontrando Elisabetta. Maria porta Gesù dentro di sé, visibilmente incinta. A destra la presentazione al tempio di Gesù: è ora il vecchio Simeone che porta tra le sue braccia Gesù. Al centro, tra questi due momenti in cui Gesù è portato, sta la grande rappresentazione della deposizione dalla croce dove dominano il contrasto della luce e dell’ombra, la fisicità dei corpi, i colori dei vestiti. Sullo sfondo di nuvole nere e di buio, Gesù è posto nel mezzo della composizione; il suo corpo livido viene adagiato su di un lenzuolo bianco e da lui sgorga una luce abbagliante mentre attorno i gesti e i volti degli otto personaggi formano quasi un gruppo scultoreo segnato dalla brillantezza dei colori dei vestiti. Il corpo di Gesù è portato da chi lo depone dalla croce.

In questa opera meravigliosa si può cogliere lo sviluppo di un messaggio che trae la sua origine proprio da questo giorno, il venerdì santo, ora della morte e della deposizione di Gesù dalla croce. E’ Gesù – ci dice Rubens in questa tavola – la fonte della luce. Il suo corpo, abbandonato è luce che contrasta con lo sfondo scuro: è questa una allusione alla sua vita come salvezza in contrasto con il male ed il rifiuto. E’ lui che viene portato da chi lo sta deponendo dalla croce, dagli uomini tesi nello sforzo e dalle donne che lo accolgono delicatamente, che gli fanno corona portandolo giù dalla croce.

Nel riquadro di sinistra è Maria che porta Gesù. Nella parte destra della pala il vecchio Simeone quasi cieco pronuncia il suo inno: ‘Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi han visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele’. Anche Simeone porta Gesù in braccio e con il suo sguardo quasi spento vede la luce…

In questo contesto la persona chiave dell’intera opera è quella figura che emerge dall’oscurità,: è l’eremita. tra le mani tiene una lampada che illumina lievemente il suo volto. Rubens vede nella deposizione del corpo di Cristo il grande tema del ‘portare Cristo’: Gesù è portato da Maria, è portato tra le braccia dal vecchio Simeone. Il suo corpo è infine portato da coloro che lo deposero dalla croce. Cristoforo stesso scopre di portare Gesù stesso in quel bambino incontrato inaspettatamente sulla riva del fiume.

Ma ancora Rubens presenta ogni cristiano nella figura di quell’eremita che cerca la sua strada, tenendo tra le mani la luce fioca della lanterna davanti ai suoi occhi semichiusi. Egli porta la luce non come possesso ma come dono che gli apre attimo dopo attimo il cammino e gli fa intravedere l’invisibile..

Anche noi oggi stiamo davanti alla croce di Gesù, quella croce segno di morte ma anche di salvezza e di vittoria sul male, sul peccato e sulla morte, e ci scopriamo chiamati ad essere ‘portatori di Gesù’, a seguirlo nella sua via, ad accogliere quella luce dell’amore che emana dal suo corpo dato per tutti. Ci scopriamo chiamati a tenere davanti a noi quale guida ai nostri passi, quella luce che genera ricerca e ci mantiene come viandanti.

Forse come Cristoforo c’è anche per noi la sorpresa del portare Gesù, in modo inatteso, là dove non ce l’aspettiamo, nel quotidiano, nel vivere l’accoglienza ed il servizio, e la sorpresa di scoprire che è lui in realtà che porta noi.

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