Commento al Vangelo di martedì 8 Dicembre 2020– mons. Giuseppe Mani

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L’Immacolata Concezione

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La storia della salvezza comincia con una storia di peccato. Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi. Sono in campo i nostri progenitori che perdono la loro innocenza, sono allontanati dal Paradiso e cominciano una vita di fatica e di sofferenza. Così il disegno che Dio aveva su di loro si ferma provvisoriamente.

Provvisoriamente, perché nella seconda lettura ci viene presentato il secondo disegno di salvezza che avrebbe sostituito il primo, la venuta del secondo Adamo che doveva restaurare ciò che il primo Adamo aveva rovinato. In Cristo abbiamo “ogni benedizione spirituale nei cieli”.

Nel vangelo dell’Annunciazione ci viene presentato il frutto della ripresa, la più sorprendente che non si era mai avuto e non ce ne sarà mai uguali nella Vergine Maria di cui oggi celebriamo ciò che la teologia chiama: l’Immacolata Concezione. Il privilegio esclusivo della futura Madre di Gesù cioè di non aver mai contratto fi dal momento in cui fu chiamata all’esistenza le conseguenze della prima caduta.

Per celebrare questa festa la liturgia ci chiama al secondo disegno di salvezza, come Dio lo aveva previsto per Maria “Fin dalla fondazione del mondo ad essere santi e immacolati davanti a Lui nell’Amore” così “ predestinati ad essere suoi figli adottivi secondo il beneplacito della sua volontà” Molto prima di essere concepita nel seno di Anna “prima della fondazione del mondo” la Vergine preesisteva dunque a se stessa, potremmo dire, nel pensiero e nel cuore di Dio, in una purezza e una santità che solo Di poteva immaginare per Lei. Tutto ciò che si è realizzato nella vita di Maria non è che l’espressione nel tempo creato di ciò che essa viveva in Dio da sempre. Ancora increata essa esisteva già nell’amore di Dio e da quando fu creata era destinata a non lasciare mai questo pensiero e questo amore.

In questa storia della Vergine c’è un elemento unico ed esclusivamente personale e che costituisce il privilegio che non condivide con nessuna altra persona: la sua concezione immacolata.

Ma c’è un altro elemento importante che condivide con noi e che in un certo senso ci avvicina a Lei. Ciascuno di noi è stato previsto da Dio dall’eternità. “nel suo Figlio”, voluto, scelto e in un certo senso preferito perché ciascuno è unico e irrimpiazzabile per il cuore di Dio. Ciascuno di noi è destinato ad essere “Santo e immacolato al suo cospetto nell’Amore”. Perché tale fu per ciascuno di noi, “anche il suo desiderio, a lode e gloria della sua grazia”.

San Paolo scrivendo questa frase audace , che la liturgia oggi applica alla Vergine, non faceva alcuna differenza tra noi e Maria. Non vedeva soltanto la Vergone Maria ma tutti noi che per il battesimo siamo rivestiti di Cristo, segnati dalla Spirito Santo che costituisce la caparra, la primizia di questa eredità, della redenzione del popolo di Dio che si è acquistato a lode della sua gloria. Anche noi preesistiamo a noi stessi nel disegno amoroso ed eterno di Dio, disegno che si è realizzato al momento in cui siamo venuti all’esistenza.

La nostra esistenza nel tempo avrà fine ma in rapporto ad essa, la nostra preesistenza in Dio è infinitamente più importante, la cosa più importante della nostra vita di quaggiù.

Del mistero che oggi celebriamo nella Vergine Maria noi ne portiamo un riflesso nel più profondo del nostro cuore, destinati come siamo ad essere “a lode della sua gloria”. Da ora e per sempre.

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