Commento al Vangelo di martedì 25 Dicembre 2018 – Paolo Curtaz

Il commento al Vangelo di martedì 25 Dicembre 2018 (il brano del Vangelo è a fine articolo) – Anno C, a cura di Paolo Curtaz. Qui di seguito il testo ed il video.

Diventare più umani

Si fa spazio con discrezione, senza sgomitare, senza urlare.

Non si impone, non cerca rissa, non pretende attenzione, non fa la vittima.

Fra le luci delle nostre città, i furgoncini in doppia fila che consegnano i tanti regali comprati on-line, fra uno spot televisivo e l’altro.

In mezzo a questo clima forzatamente festoso, inutilmente dolciastro, torniamo tutti bambini in attesa del regalo, che spesso ci delude.

Dribblando elegantemente le assurde polemiche sui simboli della cristianità che vengono branditi come un’arma identitaria, come un corpo contundente, contraddicendo ciò che simboleggiano: dialogo, apertura all’altro, ospitalità.

Nonostante tutto, ancora una volta, arriva Natale.

E con lui, ancora, ostinatamente, arriva, Dio.

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Non facciamo finta che Gesù nasce: è già nato nella Storia e tornerà nella gloria.

Ma qui e ora chiede spazio nel mio cuore. Non è Natale, è il mio Natale.

È Dio che chiede ancora di nascere.

Sono io che ancora posso nascere.

Dio si è fatto uomo perché impariamo a diventare più uomini.

Che Storia.

Incarnazioni

Dio ha creato l’uomo, magnificamente libero. Perché amore e libertà si compenetrano, sono indispensabili l’uno all’altro. Non c’è amore senza libertà, e la libertà ci fa innamorare, sempre.

Dio ha creato l’uomo e si è nascosto, si è celato, lasciando in noi una profonda nostalgia dell’Eterno da cui proveniamo, donandoci un’anima che spinge per uscire.

Ma, lo testimonia il popolo di Israele, ci facciamo distrarre, ingannare, condurre da altre parti.

Stentiamo a fidarci del percorso indicato da Dio e piantato nelle nostre coscienze.

Patriarchi, re, profeti, grandi testimoni di Dio, uomini e donne divorati dal fuoco interiore non sono stati sufficienti a portarci verso la pienezza.

Allora, ad un certo punto, Dio ha fatto la scelta più improbabile.

È venuto.

Si è fatto uno di noi. Uguale, identico. Senza privilegi.

Uomo fa uomini.

Come quando avete un appuntamento con un caro amico e non riuscite a trovarvi e l’amico al telefono, vi dice: stai fermo lì, ti raggiungo io.

Dio ci ha raggiunti.

Questo è Natale. Una follia d’amore.

Eccolo

Una quattordicenne, un giovanotto puro e determinato. Un viaggio inatteso.

Una piccolo borgo trasudante storie di re.

Una casa che accoglie, la grotta che custodisce derrate e animali a proteggere, con discrezione, la partoriente. Dei pastori svegliati dal sonno. Angeli. Luci. Commozione. Speranza.

Conosciamo quel racconto. Lo abbiamo fatto nostro. Ci ha meravigliati, da bambini.

Abbiamo atteso quella coppia vestita di improbabili tuniche cucite dalle nonne della parrocchia. Presepi viventi che riportavano l’orologio del tempo a quelle ore.

Sì, è così.

Chiudiamo gli occhi e guardiamo. Proviamo ad immedesimarci nei sentimenti di una madre che partorisce il primogenito. Facciamo nostra l’ansia malcelata che è di ogni papà, da sempre.

E mettiamoci in un angolo a vedere quel neonato paonazzo dallo sforzo. Gli occhi strizzati, i pugni serrati, i movimenti impacciati ora che è libero dalla costrizione materna.

Ecco Dio.

Follia

Mi commuovo ancora, mentre scrivo.

Davvero credo a questa follia? Sul serio?

Davvero guardo un neonato e vedo l’Infinito?

Sì. Credo.

E mi interrogo, mi spavento, dopo essermi emozionato.

Io vorrei un Dio forte. Un Dio interventista. Un Dio che mi risolve i problemi. Un Dio che prego volentieri ma che mi garantisce una protezione, un appoggio. Non un neonato inerme, fragile. Bisognoso di tutto. Che storia.

Dio che chiede accoglienza. Dio disarmato. Dio fragile. Dio che si tiene in braccio e si culla.

È qui, ora.

 

Non dev’essere poi così male essere uomini se Dio stesso sceglie di diventare uomo.

Forse da lui, davvero, torneremo a diventare uomini. Cercando Dio scopriamo la nostra vera natura.

Sarebbe un gran regalo, in questo Natale rabbioso e disilluso, lamentoso e aggressivo, imparare a tornare uomini.

Ecco, Dio è presente. È qui.

A noi, se vogliamo, esserci.

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