Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di martedì 1 Gennaio 2019 – Anno C, dai microfoni di Radio Vaticana e dalle pagine di Famiglia Cristiana.
C’È LUCE SUFFICIENTE PER CHI VUOL VEDERE
La festa della maternità di Maria coincide con il primo giorno dell’anno solare. E il volgere del tempo fa scivolare il nostro cuore verso bilanci, ricordi e aspettative. Il mondo ha strane modalità e si scatena in un’esplosione quasi orgiastica nel momento del Capodanno: bisogna esagerare, fare veglioni e intontirsi, sparare, esplodere, stappare, mangiare… Una serie di scaramanzie ridicole circondano un momento di temporanea euforia. Perché? Che bisogno c’è di vivere un momento di esagerazione?
Come mai si fanno strane cose come i fuochi d’artificio? Si dice che servano a scacciare l’anno vecchio. E che c’è da scacciare? C’è molto: tutto l’irrisolto della vita, tutte le amarezze, tutta l’impotenza che proviamo di fronte al ruvido della realtà. Per vivere l’illusione di un momento, quella di buttare via le sconfitte e le insoddisfazioni che ci si porta addosso. E aspettare l’anno che verrà, come diceva Lucio Dalla, come una grande fuga dall’incompletezza della vita e dai suoi grigiori. Il Capodanno umano, alla fin fine, celebra l’incapacità di vivere, e lo fa con il rituale quasi liturgico di una grande fuga dal reale.
Noi cristiani abbiamo altro da fare. Nella liturgia di questa festa vediamo la fecondità di Maria, che è segno della fecondità dell’umanità nel bene per la potenza di Dio, e possiamo notare i pastori, i primi testimoni, che tornano «glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto».
Hanno qualcosa per cui glorificare e lodare Dio. Si chiama gratitudine. Questo è quel che noi abbiamo da celebrare nel volgere dell’anno. Siamo noi questi pastori che, terminato un altro anno di Grazia, abbiamo tanto di bello da ricordare. La gratitudine è tipica di un cuore visitato dallo Spirito Santo. Nessuno si può illudere di avere qualcosa di veramente spirituale nel cuore se coltiva l’ingratitudine.
I DONI RICEVUTI. Un cuore riconoscente è l’unico cuore che si può avere se abbiamo fissato lo sguardo nel segreto della storia, se abbiamo preso coscienza della pazienza di Dio, se abbiamo provato a contare tutti i doni che abbiamo ricevuto, quanta provvidenza abbiamo sperimentato. E come siamo stati consolati, perdonati, corretti, sorretti, mai abbandonati. Amati.
Ma sono molti i cristiani che vanno nella linea della “alienazione da Capodanno”. Perché sono scontenti esattamente come gli altri. Infatti la gratitudine non è un sentimento di default. È un’opzione profonda del cuore. La prima lettura di questa liturgia parla di benedizione. Alla benedizione ci si apre, ed è necessario disobbedire alla maledizione. C’è un luogo in noi dove siamo al bivio: aprirci alla luce o amare la tenebra.
Lamentarsi è piacevole, la gente ama rimestare nella tristezza. La serenità e la fiducia sono atteggiamenti adulti e spirituali e aprono gli occhi; parafrasando Pascal: nel mondo c’è luce sufficiente per chi vuol vedere e c’è buio sufficiente per chi non vuol vedere.
Se ti vuoi lamentare, avrai sempre un motivo. Ma se vuoi benedire, pure. Vedi un po’ cosa è meglio.
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di don Fabio Rosini
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