Oggi la Chiesa ci invita a guardare verso il cielo. Noi, che siamo abituati a guardare la terra, camminiamo non soltanto con i piedi per terra, ma anche con gli occhi e il cuore per terra. Eppure è indispensabile guardare verso il cielo, verso quella patria beata che ci attende e dove c’è un posto pronto per ciascuno di noi. La tragedia più grande per una persona sarebbe che quel posto rimanesse vuoto, perché non se lo è meritato.
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mportante guardare al cielo, perché è la patria sulla cui immagine dobbiamo costruire questa terra. Lo chiediamo con la preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. Questa terra sarà perfetta quando, alla fine del mondo, si identificherà col Cielo e “saremo tutti col Signore”.
La terra come il cielo, cosa vuol dire? Che anche la terra sia popolata di santi, che cioè ogni uomo abbia realizzato la sua fondamentale vocazione che è la santità.
Sembra un’utopia, ma è la pura verità: il mondo sarà perfetto non soltanto quando tutte le strutture funzioneranno, le strade saranno pulite, non ci saranno più furti e rapine, la famiglie fedeli al loro primo amore e gli uomini avranno un lavoro, ma quando tutti gli uomini cercheranno con cuore sincero la santità, cioè di fare quotidianamente la Volontà di Dio in tutto. Perché è Dio che governa il mondo e lo governa attraverso coloro che cercano la sua volontà , attraverso i suoi santi.
La novità del Concilio Vaticano II è “la vocazione universale alla santità”: ogni uomo è chiamato alla santità e la raggiungerà seguendo la propria vocazione. Politici santi, che amano lo Stato più di se stessi; imprenditori santi, che fanno l’economia onestamente; operai coscienziosi e onesti nel loro lavoro; sposi fedeli, figli obbedienti; preti e vescovi ad immagine di Cristo; tutte le religioni impegnate nel migliorare ogni uomo, far diventare tutti più buoni. Soltanto così si lavora per migliorare il mondo e procurare la pace, altrimenti si tratterà di armistizio o di deterrenza, non di pace.
Farsi santi non è un’utopia, ma il progetto di ogni uomo che è venuto a questo mondo “essere santo e immacolato al Suo cospetto nell’amore”. La santità non è riservata ai monaci e ai consacrati che vivono in un convento o in un eremo, ma a ciascuno, rimanendo nel suo stato di vita, realizzandosi umanamente nella società, secondo la sua vocazione umana e cristiana.
La Chiesa ce lo richiama con la sua “politica” delle canonizzazioni. Santi da bambini come il giovane milanese Carlo Acutis; i bambini di Fatima; Domenico Savio. Santi da adulti, professionisti come il dott. Moscati di Napoli. Anche politici: Giorgio la Pira, Alcide De Gasperi. Coppie di sposi che si son fatti santi insieme, come i Beltrame Quattrocchi di Roma e i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino; santi che hanno esercitato tutte le professioni, nessuna esclusa. Sono loro che mandano avanti l’umanità perché migliorano l’uomo.
I Santi sono, insieme ai geni, coloro che fanno fare all’umanità passi avanti verso la civiltà dell’amore e insieme agli scopritori della tecnica e della medicina, rendono gli uomini migliori, la terra più vivibile, ad immagine di quella che sarà la patria celeste di tutti.
E bello stare insieme ai santi, ed è possibile attraverso la preghiera e la conoscenza della loro vita. Un articolo della nostra fede è la “Comunione dei santi”, cioè che il Paradiso non è lontano, ma vicino, perché il Paradiso è dove è Dio e dove è Dio ci sono anche i suoi Santi, per cui possiamo rivolgerci a loro nelle nostre necessità e sono loro a presentare a Dio le nostre preghiere. E’ bello entrare nelle chiese orientali con le pareti piene di icone dei santi e anche in alcune nostre chiese, dove non è passata l’iconoclastia. Essere accolti da loro, quando entriamo nella casa del Signore che, essendoci Dio, è l’immagine del Paradiso.
E’ consolante pensare che un giorno il Primo Novembre sarà anche la nostra festa, perché abbiamo raggiunto la patria e abbiamo preso il posto che ci è stato riservato dall’eternità.