Commento al Vangelo di giovedì 15 Agosto 2019 – mons. Giuseppe Mani

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Dio onora una donna.

“Tutte le generazioni mi chiameranno beata! Ecco un annuncio pienamente realizzato dopo secoli. I cristiani festeggiano Maria, la prima della nostra razza ad aver seguito perfettamente Gesù, suo Figlio e suo Signore, figlio di Dio e figlio dell’uomo.
Maria è la donna perfetta nel quotidiano, modello per tutte le esistenze. Le tre letture bibliche di oggi mettono in luce le tre vittorie di Maria.

Maria incarna il coraggio di vivere e di lottare.
L’annuncio della nascita di un figlio prima di essere sposata con Giuseppe dovette sconvolgere completamente la sua coscienza. La giovane Maria accetta che tutto avvenga secondo la Parola di Dio e non secondo i propri progetti elaborati con Giuseppe in un amore reciproco. Soffre certamente nel vedere Giuseppe porsi il problema di come ripudiarla. Ecco due giovani il cui amore sembra avere uno sciok. Ma lo Spirito di Dio li avvolge e li apre ad un amore più grande.

Quando a Cana Gesù gli dice che non era ancora venuta la sua ora non si preoccupa e dice di fare quello che Lui dirà. Maria ascolta Gesù, è la vera discepola del Figlio. Rimane sempre accanto a Lui anche quando le autorità lo deridono e lo condannano, si fa largo tra la folla per abbracciarlo lungo la strada del Calvario e rimane in piedi ad assistere alla sua morte ed accettare la maternità universale del mondo.

Ciascuno di noi attraversa ore difficili nella vita ed è inutile rapportare il nostro dolore al suo ma guardare soltanto come Lei lo ha attraversato: senza tergiversare, senza deprimersi, senza rivolgersi contro gli altri.

L’Apocalisse ci presenta la permanente opposizione tra coloro che si affidano a Dio e gli altri che vogliono divorare coloro che assomigliano a Gesù, il Figlio nato da donna che ha ricevuto dal Padre il compito di condurre attraverso la resistenza quotidiana.

Maria è la più bella riuscita di coloro che hanno compreso e accompagnato Gesù.

Maria è sempre accompagnata dalla sicurezza di superare la morte e vincere tutto ciò che si oppone alla vita eterna.

Nella seconda lettura San Paolo fa riflettere sulla resurrezione. Il nostro destino non è di andare verso il niente ma di entrare in un’altra esistenza a seguito di Gesù e di Maria. I cristiani di Corinto erano perplessi davanti alla vittoria di Gesù sulla morte e noi non siamo i soli interpellati sulla vita dopo la morte. Paolo afferma che la morte non ha l’ultima parola, lo Spirito di Dio soffia ed è capacità di amore e d’innovazione che supera le nostre immaginazioni.

Oggi festeggiamo la convinzione che dopo Gesù, primo vincitore della morte, anche Maria è entrata nello stesso trionfo della vita. Due parole esprimono la nostra convinzione: Ascensione e Assunzione. Crediamo che Maria è entrata in questa luce divina.

Siamo in festa perché Maria è la prima ma non sarà la sola, sarà così per la moltitudine degli uomini. Anche noi possiamo dire: “O morte dov’è la tua vittoria? Rendiamo grazie a Dio che ci dona la vittoria in Gesù Cristo Nostro Signore”.

Maria esplode di gioia perché ha avuto fiducia in Dio.
Ogni parola del “magnificat” ci rivela che Maria fu completamente abitata dalla gioia: non una gioia banale, “correttamente cristiana” ma una gioia sovrabbondante che la solleva interiormente.

Le ragioni della sua felicità interiore sono: Dio ha guardato gli umili, li ha sollevati e li onora. Dio riempie di beni spirituali coloro che si privano di altri beni. Dio capovolge le situazioni anche le più disperate. Dio mette al centro coloro che l’umanità scarta.

Queste situazioni Maria le vive già in vita. Dio compie, eleva, nutre coloro che hanno un cuore povero e deplora la potenza di coloro che si arrogano il potere contro i piccoli e i senza diritti umani.

Associamoci anche noi alla felicità di Maria e accettiamo tutto quello che lo Spirito ci ispira.
Interroghiamoci: siamo permanentemente tristi, interiormente abitati da una perenne insoddisfazione per i problemi e le disgrazie ricorrenti? Cantiamo il Magnificat, meditiamola e preghiamo Maria di farci gustare e apprezzare con un nuovo sguardo le nostre prove: esse cesseranno di generare malessere interiore. Se noi entriamo nell’esperienza spirituale di Maria la nostra tristezza sarà metamorfizzata in gioia interiore.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 39-56

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.