Commento al Vangelo di domenica 9 Giugno 2019 – Paolo Curtaz

Il commento al Vangelo di domenica 9 Giugno 2019 – Anno C, a cura di Paolo Curtaz. Qui di seguito il testo ed il video.

Uno sguardo diverso

Non è la realtà che deve cambiare.

È il nostro sguardo su di essa. Uno sguardo che si mette nelle prospettiva di Dio.

No, certo, non perché siamo degli arroganti, ma perché la vita è la scoperta di uno sguardo diverso sull’uomo e sul suo destino.

E la fede ci permette, giorno per giorno, di raggiungere quello sguardo.

Allora la vita diventa possibilità. Luminosa possibilità. Luminosa possibilità di fioritura.

E ogni percorso che facciamo diventa una caccia al tesoro per individuare il tesoro nascosto nelle pieghe della Storia.

E la Chiesa appare come una sposa amata da Dio, profezia di un mondo nuovo.

E tutto ciò che accade rivela il progetto di Dio sull’umanità, un amorevole progetto di bene.

No, non mi sono bevuto una bottiglia di buon vino, non ho le allucinazioni.

È ciò che accade quando, finalmente, cediamo il timone della nostra barca allo Spirito Santo.

Attenti, però: rischio di conversione.

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Shevuot

Shevuot, la festa della mietitura, Pentecoste per i fedeli greci che ricordano la sua celebrazione cinquanta giorni dopo Pesah, era una festa agricola che, col passare dei secoli, era stata arricchita da un’altra interpretazione: in quel giorno si ricordava il dono della Torah sul monte Sinai.

Israele era molto fiero della Legge che Dio gli aveva consegnato; pur essendo il più piccolo fra i popoli, era stato scelto per testimoniare al mondo il vero volto del misericordioso.

Proprio il quel giorno, e non casualmente, Luca situa la discesa dello Spirito Santo. Spirito che era già stato donato, dalla croce e il giorno di Pasqua. Perché ripetere questa effusione? Perché quel giorno?

Forse Luca vuole dire ai discepoli che la nuova Legge è un movimento dello Spirito, una luce interiore che illumina il nostro volto e quello di Dio! Gesù non aggiunge precetti ai tanti (troppi!) presenti nella Legge orale, ma li semplifica, li riduce, li porta all’essenziale.

Un solo precetto, quello dell’amore, è richiesto ai discepoli.

Fantastico, grazie Gesù!

Ma cosa significa amare nelle situazioni concrete?

Ecco che lo Spirito ci viene in soccorso. Gesù non dona delle nuove tavole, cambia il modo di vederle, ci cambia il cuore, radicalmente.

Oggi festeggiamo la Legge che lo Spirito ci aiuta a riconoscere.

Tuoni, nubi, fuoco, vento.

Luca descrive l’evento rimandando esplicitamente alla teofania di Dio sul monte Sinai: i tuoni, le nubi, il fuoco, il vento sono elementi che descrivono la solennità dell’evento e la presenza di Dio ma che possono anche essere riletti in una chiave spirituale.

Lo Spirito è tuono e terremoto: ci scuote nel profondo, scardina le nostre presunte certezze, ci obbliga a superare i luoghi comuni sulla fede (e sul cristianesimo!).

Lo Spirito è nube: la nebbia ci costringe a fidarci di qualcuno che ci conduce per non perdere la strada della verità.

Lo Spirito è fuoco che riscalda i nostri cuori e illumina i nostri passi.

Lo Spirito è vento: siamo noi a dover orientare le vele per raccogliere la sua spinta e attraversare il mare della vita!

Lo Spirito diventa l’anti-babele: se l’arroganza degli uomini ha portato alla confusione delle lingue, a non capirsi più, la presenza dello Spirito ci fa udire un solo linguaggio, una sola voce.

Invochiamo lo Spirito quando non ci capiamo in famiglia, in parrocchia, sul lavoro. Invochiamolo quando non riusciamo a spiegarci.

Lo Spirito fa diventare i pavidi apostoli dei formidabili evangelizzatori: ora non hanno più paura e osano, vanno oltre, dicono senza timore la loro fede e la loro speranza.

È la pentecoste: la Chiesa si inebria e diventa missionaria.

Lo Spirito

Lo Spirito è presenza d’amore della Trinità, ultimo dono di Gesù agli apostoli, invocato da Gesù come vivificatore, consolatore, ricordatore, avvocato difensore, invocato con tenerezza e forza dai nostri fratelli cristiani d’oriente.  Senza lo Spirito saremmo morti, esanimi, spenti, non credenti, tristi.

Lo Spirito, discreto, impalpabile, indescrivibile, è la chiave di volta della nostra fede, ciò che unisce tutto. Lo Spirito, già ricevuto da ciascuno nel Battesimo, è colui che ci rende presente qui e ora il Signore Gesù. Colui che ci permette di accorgerci della sua presenza, che orienta i nostri passo a incrociare i suoi.

Siete soli? Avete l’impressione che la vostra vita sia una barca che fa acqua da tutte le parti? Vi sentite incompresi o feriti?

Invocate lo Spirito che è Consolatore che con-sola, fa compagnia a chi è solo.

Ascoltate la Parola e faticate a credere, a fare il salto definitivo?

Invocate lo Spirito che è Vivificatore, rende la vostra fede schietta e vivace come quella dei grandi santi.

Fate fatica a iniettare Gesù nelle vene della vostra quotidianità, preferendo tenerlo in uno scaffale bello stirato da tirare fuori di domenica?

Invocate lo Spirito che ci ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi.

Siete rosi dai sensi di colpa, la vita vi ha chiesto un prezzo alto da pagare? La parte oscura della vostra vita vi ossessiona?

Invocate l’avvocato difensore, il Paracleto, che si mette alla nostra destra e sostiene le nostre ragioni di fronte ad ogni accusa.

Così gli apostoli hanno dovuto essere abitati dallo Spirito, che li ha rivoltati come un calzino, per essere finalmente, definitivamente, annunciatori e, allora, solo allora, hanno iniziato a capire, a ricordare col cuore.

Se avete sentito il cuore scoppiare, ascoltando la Parola, state tranquilli: c’era lo Spirito che, finalmente, era riuscito a forzare la serratura del vostro cuore e della vostra incredulità!

Lo Spirito, lui, ci permette di cambiare.

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