«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» (Lc 3,6).
L’antico annuncio del profeta Isaia, così universale da apparire generico, così radicalmente esistenziale e teologico da sembrare fiabesco, dopo secoli viene ribadito e nuovamente proclamato da Giovanni Battista. Soprattutto viene storicizzato e reso contemporaneo, mettendolo in relazione con luoghi e figure di una scena per nulla religiosa, che, da remotamente locale, si apre e vuole interessare la terra intera. Ma qualcosa che sembra avvenire, risuonare in uno sperduto deserto, può
– e deve – avere ricadute perfino sul titanico e onnipresente/onnipotente impero romano? L’impalpabilità e leggerezza di una voce – questo il fatto annunciato – può giungere fino all’orecchio dell’imperatore e osar pretendere di cambiargli la vita?
A essere onesti, sì, di cose del genere ne possono succedere – e succedono! – anche ai giorni nostri. La speranza di un’umanità senza distinzioni di sesso e di razza e che vive nella giustizia, speranza antica quanto il mondo ma riformulata da un Martin Luther King o da un Ghandi, è arrivata fin dentro stanze ovali ed è riuscita a superare l’invalicabile sbarramento di uffici e segreterie che difendono i potenti della terra (non chiamiamo grandi quanti sono spesso solo più forti economicamente e militarmente!). E certamente la forza di quella parola qualcosa ha fatto, ha segnato lo sviluppo delle vicende storiche, anche su scala mondiale, universale. Ha operato nel profondo. E val la pena ricordare che è certamente più difficile cambiare il cuore di un solo uomo che compiere qualsiasi mirabolante impresa astronomica, architettonica, politica o militare…
Questa Parola, questa voce può sperare di ottenere questo risultato perché viene dal profondo, dall’alto, da Dio. Prende sempre carne in uomini attenti, vigili e disponibili, non teme di mescolarsi ad altre voci richiamando ogni uomo alla sua responsabilità di scelta, fa affidamento solo sull’autorevolezza della propria sapiente verità. Ma quale dunque il contenuto di questa discreta eppur energica Parola? Il suo involucro esterno potrebbe spaventare ogni ‘amante delle alture’: chiede infatti che «Ogni monte e colle siano abbassati», per poi proseguire «Le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie spianate» (Lc 3,5). Il senso autentico di queste strane parole non è certo da ricercarsi in ambito geologico/stradale ma ci è ben ritradotto dall’orazione della colletta eucaristica: «O Dio grande nell’amore, che chiami gli umili alla luce gloriosa del tuo regno, raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri, spiana le alture della superbia, e preparaci a celebrare con fede ardente la venuta del nostro salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio».
Un invito, quindi, a farci, come Giovanni, maggiormente attenti ai desideri più profondi della nostra esistenza ma, al contempo, anche ai segni dei tempi, alle vicende storiche che attraversano in modo apparentemente casuale la nostra vita. C’è infatti il rischio di lasciarsi passare sotto gli occhi una grande occasione perché si sta guardando altrove e si sta attendendo altro. Il profeta Baruc, nella prima lettura, richiama la città di Gerusalemme ad abbandonare lo stato di prostrazione e lamento che la affliggono per aprirsi alla speranza: «Dio mostrerà il tuo splendore ad ogni creatura sotto il cielo» (Bar 5,3)! Ma la città santa deve mettersi nella posizione, nella condizione della sentinella, che guarda e aspetta di vedere il ritorno glorioso dei propri figli, dispersi e incalzati dai nemici (cfr. Bar 5,5-6). Non sarà lei a riportarli in patria, saranno «la misericordia e la giustizia che vengono da Dio» (Bar 5,9) ad operare tale meraviglia. Ma sperare e domandare, cercare e attendere allargando il cuore è compito dell’uomo.
Il periodo liturgico dell’Avvento è tempo di meditazione, di sollecitazione alla profondità, a ritrovare i grandi desideri che abitano la nostra vita e che la parola di Dio ci allarga e concretizza ancor più. Per tutti possiamo e dobbiamo sperare, a tutti dobbiamo rilanciare la fiducia per un orizzonte più vero e autentico. «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» (Lc 3,6).
Fonte: Monastero Dumenza
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II DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
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- Colore liturgico: Viola
- Bar 5, 1-9; Sal.125; Fil 1, 4-6.8-11; Lc 3, 1-6
Lc 3, 1-6
Dal Vangelo secondo Luca
1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. 6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
- 09 – 15 Dicembre 2018
- Tempo di Avvento II
- Colore Viola
- Lezionario: Ciclo C
- Anno: III
- Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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