Commento al Vangelo di domenica 8 Settembre 2019 – Congregazione per il Clero – p. Gaetano Piccolo S.I.

XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

La fatica di scegliere

Siamo nell’epoca delle scelte. Abbiamo creato un mondo pieno di possibilità e paradossalmente ci siamo condannati così alla fatica di dover decidere tra molteplici opportunità. La modernità potrebbe essere definita propriamente attraverso questo moltiplicarsi sempre più ampio di occasioni e prodotti. Decidere è faticoso perché comporta sempre mettere da parte tante altre strade non percorse: più numerose sono le possibilità, più saremo indecisi e frustrati. Non a caso, la parola decidere ha la stessa radice di recidere: la decisione implica un taglio. Il processo che ci porta a decidere, lungo o breve che sia, semplice o complesso, fa emergere sempre in qualche modo la nostra identità. Nella decisione ci riconosciamo. Non sempre siamo disposti ad ammetterlo, ma la scelta implica sempre una nostra responsabilità: sono io che scelgo. Se il cap. 9 del libro della Sapienza prende atto della fatica di decidere delle cose della terra (figuriamoci di quelle del cielo), il testo del Vangelo sembra dirci che anche diventare discepolo è l’esito di un processo di discernimento.

Sequela e discernimento

Luca mette in stretta relazione l’identità del discepolo di Cristo con la capacità di prendere atto della realtà e decidere. In altre parole non si può essere discepolo senza uno stile di discernimento che ci porti ad assumere la logica del Vangelo davanti alle diverse situazioni della vita. Se guardiamo la struttura di questa pericope di Luca, ci accorgiamo che si tratta di una inclusione: nel v. 27 e nel v.33 ritorna la stessa espressione “non può essere mio discepolo”. Tra questi due versetti sono quindi contenute le condizioni che vanno osservate per diventare discepoli. La condizione fondamentale sembra proprio quella di essere persone di discernimento. Luca infatti descrive nei versetti centrali due situazioni in cui occorre fermarsi a valutare la realtà, riconoscere le risorse e decidere come agire: nel primo caso si tratta della costruzione di una torre, nel secondo di un re che deve andare in battaglia. Costruire e lottare sono due immagini che richiamano simbolicamente le dinamiche della nostra vita. Abbiamo un progetto da portare avanti e nello stesso tempo troviamo inevitabilmente difficoltà da affrontare.

Indifferenza

Per decidere occorre innanzitutto rendersi liberi. Non ha senso fingere di scegliere la meta del viaggio, se in tasca hai già il biglietto. Sant’Ignazio parlava di indifferenza davanti alle diverse ipotesi in gioco. Nel testo di Luca, Gesù allude per due volte, all’inizio e alla fine, a questa libertà, anzi a questa liberazione che ciascuno deve compiere con se stesso: “Se uno non mi ama più di…” (v.26) e “chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi” (v.33). Un percorso di discernimento inizia cercando i nostri affetti disordinati, non nel senso di immorali, ma non ordinati al fine della nostra vita, che è quello di servire Dio! La nostra vita si impiglia infatti molte volte dentro cose anche buone, che però bloccano il nostro cammino. Non è sufficiente che una cosa sia buona in sé per sceglierla, occorre che lo sia per me in questo momento. Ci sono infatti legami in sé buoni, ma che a volte rischiano di legarci e non ci fanno camminare. 

La logica della croce

Per diventare discepoli non basta andare verso il Signore: “se uno viene verso di me…” (v.26). Non si diventa discepoli fino a quando non si trova la giusta collocazione: il discepolo deve stare infatti dietro al maestro (v.27). Solo questa sequela permette di imparare. Stare dietro al maestro ci permette di vedere dove mette i suoi piedi e imparare così il suo stile. Occorre frequentare Gesù, contemplarlo, osservarlo per imparare i suoi criteri. Solo così, quando ci ritroveremo davanti alle decisioni da prendere, potremo chiederci: in questa situazione, Gesù dove metterebbe i suo piedi? Decidere vuol dire stare da una parte piuttosto che da un’altra. Nel nostro caso significa scegliere la logica del mondo o la logica del Vangelo. Questo prendere posizione ci permette di capire cosa voglia dire portare la propria croce. Non si tratta infatti di accettare passivamente la sventura che ci è capitata addosso, ma prendere su di noi il peso della logica del Vangelo: scegliere ogni giorno, facendo la fatica di lasciarsi ispirare dalla parola di Dio. La croce è la logica di Dio e portare la croce vuol dire scegliere secondo questa logica.

Leggersi dentro

  • Quanto pesa la logica della croce nelle tue scelte?
  • Generalmente, in che modo prendi le tue decisioni?

don gaetano piccoloP. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu)Fonte

Letture della
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza
Sap 9, 13-18
 

Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
 
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
 
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
 
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
 
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)

R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone
Fm 9b-10.12-17

 
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
 
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
 
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

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