TEMPI DI ATTESA: NON SI SA, QUINDI PREPARARSI!
Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve (1Cor 7,29). E’ una frase di S.Paolo che mi ha sempre toccato nel profondo. Perché mai allora lo Sposo della parabola di oggi ritarda? (Mt 25,5) Come mai tante volte Dio ci sembra sempre in ritardo e al contempo chiede di considerare la brevità della nostra vita? Il vangelo di questa domenica ci aiuta a penetrare nel mistero dei giorni che ci sono dati da vivere, qualunque ne sia il numero. Anche un salmo invita a rivolgersi a Dio stesso per riflettere con attenzione sul tema: insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore (Sal 89,12). Ecco, oggi il vangelo ci dona preziosi suggerimenti per giungere a quella Sapienza di cui, la 1a lettura, dice che essa stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro (Sap 6,16). Se la cerchiamo davvero, scopriamo che è lei che sta cercando prima noi.
Per noi cristiani vivere veramente è saper attendere Dio, camminando incontro a Lui. Questa è un’interpretazione fondamentale che ci è offerta e che ci rammenta ogni liturgia eucaristica nell’embolismo dopo la preghiera del Padre Nostro: “nell’attesa della beata speranza e venga il nostro Signore Gesù Cristo”. Il racconto ci presenta 2 gruppi di vergini che rivelano due modi di vivere: da stolti o da saggi (Mt 25,2). Il fatto che siano percentualmente pari (5 e 5) fa pensare che in noi ci siano entrambe le predisposizioni, oppure che nel nostro cammino ci si comporta ora come le vergini stolte, ora come le sagge. La stoltezza e la saggezza sono spiegate da Gesù nel diverso comportamento preparatorio riguardo alla lampada che ciascuna vergine porta con sé (Mt 25,3-4). Eppure, il grido che si leva nella notte evidenzia nei due gruppi una medesima impreparazione: tutte le vergini sono bruscamente sorprese a dormire (Mt 25,6-7). La spiegazione antecedente sulla differenza tra un gruppo e l’altro viene però confermata dal dialogo tra esse dopo il risveglio.
Qualche giorno fa dei miei cari cugini hanno ricevuto dal competente tribunale ecclesiastico una notizia attesissima: i rispettivi primi matrimoni (non per causa loro) sono stati una farsa, sono nulli. Ma hanno dovuto attendere più di 30 anni l’annullamento. Ho seguito la loro penosa vicenda da vicino, soprattutto dopo essere diventato nel frattempo sacerdote. Se avessero riposto la loro speranza nella istituzione ecclesiale, forse avrebbero da tempo ceduto allo scoraggiamento. Quante porte chiuse davanti a loro prima che si riaprisse una porta di speranza! Nell’attesa, non hanno perso tempo nella lamentela, nel prendersela con la Chiesa poco accogliente ecc. Hanno continuato a frequentarla, hanno educato i loro figli oggi giovani negli stessi ambienti di fede. Umanamente hanno provato momenti difficilissimi, ma il passare degli anni è stato per loro un preparare, nella speranza, il momento di potersi finalmente sposare con matrimonio cristiano: la sua lunga mancanza insieme agli altri sacramenti non è stato un alibi per smettere di amarsi e prepararsi a quel giorno. Ora quel momento si sta avvicinando e la gioia in casa loro nonché in casa di noi familiari si è già accesa, e quale gioia!
Per chi ha deciso di puntare sulla fede, la vita riserva non solo croci, ma anche appuntamenti indimenticabili. Non c’è nessuna ferita, nessun trauma, nessun fatto del nostro passato che ce ne possa privare, se lo si crede, ovvero se si vive il tempo presente saggiamente come occasione unica per far provvista di olio. Perché in fondo la saggezza sta tutta qua: nel riempire di olio in piccoli vasi la mia vita, nella certezza che la vita è bella, che c’è sempre da prepararsi per qualcosa di bello che mi attende, perché io sono importante per Dio. Se ci credo davvero allora il presente è sempre un tempo prezioso e mai superfluo da vivere. Non esistono giorni più importanti degli altri, semmai esistono giorni che preparano giorni sempre più belli, giorni in cui si lavora per equipaggiarsi a vivere bene ciò che ci attende. Ma l’opzione di vivere in questo modo sta solo nelle mie mani. L’acquisizione dell’olio non è delegabile. Alla richiesta delle stolte di essere rifocillate perché le loro lampade si spengono, le sagge rispondono: no, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene (Mt 25,9).
Il finale del vangelo è un sano monito a trovare in tempo, dentro noi, la decisione di vivere da persone sagge, cioè da persone che approfittano del momento presente per riempirsi di olio (Mt 25,10). C’è infatti il rischio di varcare impreparati il grido di mezzanotte (la morte) che annuncia l’arrivo dello Sposo. Egli è la Luce che mi viene incontro ogni giorno, ma dopo questa vita terrena non sarà più possibile procurarsi l’olio che mi tiene in piedi alla sua presenza. Lì mi vedrò per quello che veramente sono: uno che ha conosciuto o meno il Signore (Mt 25,12). Meglio vigilare sulla mia lampada: sono acceso o mi sto spegnendo? (Mt 25,13) Meglio cercare subito e comprare dai venditori, oggi stesso, la riserva d’olio in piccoli vasi. I vangeli delle 2 prossime domeniche ci indicheranno come e dove cercarli.
AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI
SITO WEB: https://predicatelosuitetti.com