LโUOMO โRISPONDEโ A DIO
Dio chiama
Non cโรจ pagina della Bibbia ove non risuoni, in qualche modo, una chiamata di Dio, poichรฉ tutta la Bibbia รจ parola di lui. Ma oggi, nella 1ยช lettura e nel Vangelo, la chiamata di Dio si fa sentire nella maniera piรน esplicita, attraverso il profeta Ezechiele e per la voce di Gesรน, il Figlio nel quale Dio, dopo aver parlato in molti modi per mezzo dei profeti, ha parlato agli uomini negli ultimi tempi (cf Eb 1,1).
Gli Israeliti devono sapere che รจ Dio che li chiama. Perciรฒ Ezechiele ci dice dโuno spirito che รจ entrato in lui, lo fa alzare in piedi, parla mentre il profeta ascolta e riporta lโaffermazione pronunciata da Dio due volte: โIo ti mandoโ, e le parole che Dio stesso gli mette sulle labbra: โDice il Signore Dioโ. Quanto a Gesรน, s. Marco riferisce che โinsegnavaโ. Insegnava, leggiamo, โcome uno che ha autoritร โ (Mc 1,22). Perchรฉ รจ il Padre che lโha mandato (cf Gv 20,21), perchรฉ non solo lo chiamano maestro e signore, ma lo รจ veramente (cf Gv 13,13). Altri, meglio disposti che la gente di Nazaret, lo riconoscerร e proclamerร profeta: โUn grande profeta รจ sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popoloโ (Lc 7,16).
Dio chiama tutti e chiama ciascuno. Quando, come in ogni Messa, fa sentire la sua parola, proclamata nelle letture; quando, seguendo lโinvito del Concilio, non solo i sacerdoti, i diaconi e i catechisti, impegnati nel ministero della parola, attendono alla lettura assidua e allo studio accurato della Bibbia, ma tutti i fedeli cercano di apprendervi โla sublime scienza di Gesรน Cristoโ (Fil 3,8; Dei Verbum, 25). Dio chiama attraverso la parola dei vescovi e dei sacerdoti, che partecipano a un titolo speciale, in virtรน del sacramento dellโordine, allโufficio di Cristo profeta e sono gli โaraldi della fede… i dottori autenticiโ (Lumen Gentium, 25), โconsacrati a predicare il Vangeloโ (Lumen Gentium, 28).
โFigli testardi e dal cuore induritoโ
Parlando a Ezechiele, Dio non ricorre a mezzi termini per stigmatizzare lโostinazione degli Israeliti che hanno rifiutato e rifiutano di ascoltare la sua voce: โPopolo di ribelli… figli testardi e dal cuore indurito… genรฌa di ribelliโ. Quello che avviene a Nazaret rassomiglia anche troppo al comportamento che Dio rimprovera ai figli dโIsraele. Invece di rallegrarsi della โsapienzaโ data a un loro concittadino, dei โprodigi compiuti dalle sue maniโ, la gente di Nazaret rifiuta di credere e si โscandalizzaโ, cioรจ Gesรน diventa per loro pietra dโinciampo nel cammino che dovrebbe avvicinarli a Dio: โVenne fra la sua gente, ma i suoi non lโhanno accoltoโ (Gv 1,11). โEgli รจ quiโ, aveva predetto il vecchio Simeone, โper la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizioneโ (Lc 2,34).
Solo allora? Quanti, anche oggi, non lโascoltano! Talvolta, anche fra i piรน vicini, quelli che da sempre lโhanno sentito parlare attraverso la Bibbia, la fede della comunitร , lโinsegnamento dei pastori. ร di moda dar la colpa alla Chiesa, specialmente a questi ultimi: โNon sanno parlare il linguaggio della gente, non sโinvestono dei nostri problemi, non si rendono credibili perchรฉ i fatti non corrispondono alle paroleโ. Che ci meritiamo spesso questi rimproveri, siamo i primi a riconoscerlo; sappiamo di doverne rendere conto al Signore e lo preghiamo, come quando ci apprestiamo a leggere il Vangelo nella Messa: โPurifica il mio cuore e le mie labbra, o Dio onnipotente, perchรฉ possa annunziare degnamente il tuo Vangeloโ.
Ma si vorrร dire che Ezechiele non fosse credibile? Che non fosse credibile Gesรน? Perciรฒ, mentre il vescovo, il sacerdote deve riconoscere, con s. Paolo, la propria debolezza, gli uditori della parola debbono interrogarsi seriamente sulle loro disposizioni e mettere tutta la buona volontร . ร di questa che ciascuno dovrร rendere conto a Dio, che legge nei cuori.
Debole e forte
Le confidenze che fa Paolo scrivendo ai Corinzi valgono per tutti i cristiani. Nessuno puรฒ negare dโessere in se stesso debole e bisognoso della forza che viene da Dio. Qualunque sia la โspina nella carneโ (per Paolo, molto probabilmente, una malattia non meglio conosciuta), ognuno รจ chiamato ad affrontare prove e sofferenze, nel corpo e nello spirito. Lโapostolo vedeva in questa โspinaโ un aiuto per evitare il pericolo di montare in superbia a causa della grandezza delle rivelazioni di cui era favorito dal Signore e di cui ha informato i suoi lettori. Anche per noi le sofferenze, le contraddizioni, le debolezze morali, i difetti di carattere, sono un invito ad essere umili, a riconoscerci piccoli, a non crederci, con orgogliosa presunzione, autosufficienti. Sono un invito a pregare. Come nel salmo responsoriale: โA te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli… Pietร di noi, Signore, pietร di noiโ. La risposta di Dio non รจ sempre di liberazione dalla croce che ci pesa, ma รจ sempre un dono di grazia, un aiuto a portare la croce con fede, nella speranza, per amore. In questo senso s. Massimo ha potuto dire: โLa debolezza del cristiano รจ forzaโ.
Ma vale la pena di prolungare il pensiero espresso qui da Paolo, tenendo presente quanto egli stesso dice altrove, quando ricorda โil dovere di sopportare lโinfermitร dei deboliโ (Rm 15,1). Allorchรฉ sperimentiamo nella nostra carne la sofferenza della malattia, costatiamo lโimpossibilitร di farci valere di fronte a chi ci tratta ingiustamente, sentiamo lโangoscia della solitudine, non dobbiamo chiuderci in noi stessi, ma ricordarci dei fratelli che soffrono come noi e forse piรน di noi. Dobbiamo, continua Paolo, โavere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Gesรน Cristoโ, accoglierci gli uni gli altri come Cristo accolse noi, per la gloria di Dio (Rm 15,5.7).
Dobbiamo, ricordando che Dio con lโumiliazione del suo Figlio ha sollevato lโumanitร dalla sua caduta, pregarlo che ci conceda โuna rinnovata gioia pasquale, perchรฉ, liberati dallโoppressione della colpa, possiamo partecipare alla felicitร eternaโ (colletta).
Tratto da โOmelie per un anno 1 e 2 โ Anno Aโ โ a cura di M. Gobbin – LDC
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XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO B
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- Colore liturgico: Verde
- Ez 2, 2-5; Sal.122; 2 Cor 12, 7-10; Mc 6, 1-6
Un profeta non รจ disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6
In quel tempo, Gesรน venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: ยซDa dove gli vengono queste cose? E che sapienza รจ quella che gli รจ stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non รจ costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?ยป. Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesรน disse loro: ยซUn profeta non รจ disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa suaยป. E lรฌ non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarรฌ. E si meravigliava della loro incredulitร .
Gesรน percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore
Fonte: LaSacraBibbia.net
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