Il commento al Vangelo di domenica 8 Dicembre 2019 – Anno C, a cura di Paolo Curtaz. Qui di seguito il testo ed il video.
La nuova Eva
La colpa è sempre degli altri, ovvio.
Perché una vita bella io la volevo sul serio. Ma ho dovuto fare i conti con mille difficoltà.
Il mio carattere, in primis, troppo timido o troppo irruento, troppo ingenuo o troppo vendicativo.
E la salute. E le opportunità della vita, ingenerosa nei miei confronti. E il paese allo sfascio in cui mi trovo a vivere. E non parliamo dei politici, tutti ladri o incompetenti. E anche la Chiesa, ormai ridotta a sopravvivere alla modernità.
Vivo male, sono a disagio, sono pieno di rabbia repressa. E mi lamento. E mi sento a credito con la vita, con i miei famigliari, con Dio, finanche.
E se anche ho una parte di responsabilità in ciò che (mi) accade è nulla rispetto alle gravi responsabilità di chi ho intorno, o di chi mi ha preceduto.
I miei fratelli, ad esempio, con cui non ho mai veramente legato e che, da adulti, non mancano di rinfacciarmi questo o quell’episodio del passato.
Per non parlare dei miei genitori, inadeguati quando non dannosi.
E poi prima di loro.
Sfortune o madornali errori commessi nella mia famiglia, fra i miei ascendenti.
Su su, ripercorrendo in passato a ritroso, una somma di disgrazie infinite. E colpe inconfessabili.
Su, su, fino a ritrovarmi ad Adamo ed Eva.
Letteralmente.
In origine
La colpa è della donna che tu hai messo accanto, dice Adamo (insomma la colpa è anche un po’ tua, Dio imprevidente, sai come sono le femmine…).
La colpa è del serpente, dice Eva.
Insomma, la colpa è di qualcun altro, sempre.
Dove sei?, chiede Dio a ciascuno di noi.
Dove sei?, mi chiede in questo avvento.
Tutti intenti ad accusare gli altri. A trovare qualcuno su cui scaricare le responsabilità, per indossare i panni delle vittime, per nasconderci a noi stessi. E poi, insomma, forse è Dio stesso che ha sbagliato a crearci liberi. Così tanto liberi. Insopportabilmente liberi. Condannati ad essere liberi.
D’altronde l’albero della conoscenza del bene e del male, l’albero che ci rende come Dio, che ci dona sapienza assoluta, è così allettante. Invece di guardare tutti gli altri alberi del giardino – tutti! – siamo attratti dalla vertigine della possibilità (falsa) di diventare bastanti a noi stessi, senza limiti, infiniti. Non ci basta l’Eden, vogliamo strafare.
Di Dio siamo immagine, la somiglianza la dobbiamo creare noi.
Intessendo relazioni, assumendoci la gioia di diventare i giardinieri del Creato.
Si, figurati.
Forse anche Dio, per un istante, ha avuto un dubbio (mi perdonino i teologi seri).
Ma lo ha scacciato subito.
La prima volta è andata male, decisamente. Questa coppia che nella parabola della Genesi avrebbe dovuto esprimere la genialità del progetto divino sulla Creazione deve ancora imparare tanto.
Dio, però, pensa che l’umanità che da loro discenderà avrà in sé la forza di trovare lo spazio perfetto in tutto questo.
Esatto.
Quindi
Sono passati gli anni, le generazioni, le promesse, le alleanze.
È ostinato Dio. Cocciuto. Allora, nel sottile gioco della libertà e dell’amore, ha intessuto con un popolo, il più piccolo, il più disgraziato, una relazione d’amore, affidandogli il compito di raccontare all’umanità in ricerca di senso il suo vero volto.
Ma non sono bastati gli eroi, i santi, i profeti, i padri nobili.
Non i richiami continui alla conversione.
Alla fine Dio ha deciso, forzando il suo progetto, cambiando la sua mission.
Poiché l’uomo, anche se consigliato, indirizzato, corteggiato, non riesce ad avere un’idea precisa di sé e della Storia, non riesce ad evitare di rubare, ancora e ancora, il frutto della conoscenza del Tutto, non sa gestire il suo delirio di onnipotenza, non accetta il limite come spazio certo in cui abitare, Dio ha deciso di venire lui, in persona, a raccontarsi.
Ma, per farlo, come la prima volta, ha bisogno di una coppia. Di una casa. Di un corpo.
Di qualcuno con cui collaborare.
Di un uomo e di una donna.
L’ennesimo rischio.
Maria
È spiazzato, il principe degli angeli.
Non capisce del tutto l’inguaribile ottimismo di Dio nei confronti di queste creature volubili e scostanti che sono gli esseri umani. Ma ha obbedito e assolto il suo ruolo.
Solo che quella ragazzina lo ha stupito.
Ha avuto paura inizialmente, come tutti coloro che incontrano l’epifania luminosa del divino.
Ma poi.
Ha chiesto, interrogato, argomentato.
Come avverrà, ha domandato, essendo illibata.
Gabriele sorride. Le ha appena comunicato che l’Eterno le chiede ospitalità nel suo piccolo utero. E lei si chiede come farà col suo amato promesso sposo. Tenera.
Invita alla fiducia, l’angelo. E attende una risposta.
Tu cosa avresti detto?
Ripassa. Devo confrontarmi col mio parroco, col mio terapeuta. Ho mangiato troppo, vedo angeli.
E se Maria avesse fatto come Adamo ed Eva, delegando ad altri la responsabilità?
Attende, l’Universo. Pende dalle labbra di una acerba adolescente, il Creato.
Sì, risponde. Si.
Per quel sì siamo qui, oggi.
A fare spazio a Dio, come Maria ha fatto spazio nel suo grembo, senza delegare, diventando partecipe della salvezza.
Per quel si siamo salvi. Sono salvo.
Ecco, dai, facciamo come Maria.
Facciamo della nostra vita un si.
Letture della
II DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – Solennità
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.Dal libro della Gènesi
Gen 3,9-15.20
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 97 (98)
R. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.
Seconda Lettura
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 1,3-6.11-12
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
Parola di Dio
Vangelo
Ecco, concepirai un figlio e lo darai alla luce.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore