Commento al Vangelo di domenica 7 Marzo 2021 – p. Ermes Ronchi

I mercanti nel tempio e quelli nel nostro cuore

Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 7 Marzo 2021.

L’episodio della cacciata dei mercanti nel tempio si è stampato così prepotentemente nella memoria dei discepoli da essere riportato da tutti i Vangeli. Ciò che sorprende, e commuove, in Gesù è vedere come in lui convivono e si alternano, come in un passo di danza, la tenerezza di una donna innamorata e il coraggio di un eroe (C. Biscontin), con tutta la passione e l’irruenza del mediorientale. Gesù entra nel tempio: ed è come entrare nel centro del tempo e dello spazio.

Ciò che ora Gesù farà e dirà nel luogo più sacro di Israele è di capitale importanza: ne va di Dio stesso. Nel tempio trova i venditori di animali: pecore, buoi e mercanti sono cacciati fuori, tutti insieme, eloquenza dei gesti. Invece ai venditori di colombe rivolge la parola: la colomba era l’offerta dei poveri, c’è come un riguardo verso di loro. Gettò a terra il denaro, il dio denaro, l’idolo mammona innalzato su tutto, insediato nel tempio come un re sul trono, l’eterno vitello d’oro. Non fate della casa del Padre mio un mercato…

Mi domando qual è la vera casa del padre. Una casa di pietre? «Casa di Dio siamo noi se custodiamo libertà e speranza» (Eb 3,6). La parola di Gesù allora raggiunge noi: non fate mercato della persona! Non comprate e non vendete la vita, nessuna vita, voi che comprate i poveri, i migranti, per un paio di sandali, o un operaio per pochi euro. Se togli libertà, se lasci morire speranze, tu dissacri e profani il più vero tabernacolo di Dio. E ancora: non fate mercato della fede.

Tutti abbiamo piazzato ben saldo nell’anima un tavolino di cambiamonete con Dio: io ti do preghiere, sacrifici e offerte, tu in cambio mi assicuri salute e benessere, per me e per i miei. […]

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Non venderti in cambio di cose, non sprecare il tuo cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento.

IL BRAVO MARINAIO

A volte nel Vangelo troviamo Gesù al tempio, ma molto più spesso egli frequenta case, campi, lago, villaggi e polvere, tutta la polvere delle strade di Palestina. A dire che Dio ci raggiunge nella vita, che noi siamo tempio suo, fragile, bellissimo e infinito.
Ma oggi il Maestro compie un gesto estremo, spiazzante: prende una frusta, la brandisce e invade l’atrio del tempio come un torrente in piena travolgendo uomini, animali, tavoli e monete.

Getta a terra il Dio denaro, l’idolo mammona, vessillo innalzato nel tempio e in ogni cosa, come un re sul trono.
L’eterno vitello d’oro è rovesciato a terra, smascherata la sua illusione.
Gesù sovverte quel sistema millenario, si conclude così il tempo del sangue per lodare Dio. Come avevano gridato invano i profeti: io non bevo il sangue degli agnelli e non mangio la loro carne; misericordia io voglio! Non sacrifici (Os 6,6).
Il sacrificio di Dio per l’uomo prende il posto dei tanti sacrifici dell’uomo a Dio. Probabilmente già un’ora dopo i mercanti, recuperate le bestie, avevano ripreso possesso delle loro postazioni. Il denaro scorreva di nuovo di mano in mano, necessario e giustificato: «è per la devozione, è per le elemosine»!

Non fare mercato con Dio! La compravendita di favori, dove tu gli dai una messa, un’offerta, una candela, purché lui dia qualcosa a te ci rende dei cambiamonete, e Gesù rovescerà il nostro tavolo. Dio non si compra. Nemmeno a prezzo della moneta più pura. Lui è di tutti, e noi siamo salvi perché lo accogliamo. Semplice.
Casa di Dio è l’uomo: non fare mercato della vita! Non fare mercato del cuore! Non fare mercato di te stesso, vendendo la tua dignità per briciole di potere, per un po’ di profitto o di carriera.
Non immiserirti sulle banali leggi del tornaconto e dell’opportunismo. Non venderti in cambio di cose, non sacrificare la tua famiglia sull’altare di mammona, non sprecare il tuo cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento.
La triste evidenza che oggi determina il bene e il male, la nuova etica secondo il mondo è questa: più denaro è bene e meno denaro è male. Sotto la sua mannaia stolta passano le scelte, politiche o individuali. Leggi sbagliate stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano. Fuori devono stare!

Fuori dal tempio di Dio, che siamo noi. Profanare l’uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il Suo tempio più santo.
Dare e avere, vendere e comprare; bilancia mediocre che offende l’amore. “Se uno desse tutte le ricchezze della casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio (Ct 8, 6-7)”.
L’amore non si compra, non si mendica, non si impone, non si finge.

Non si può manovrare, è lui che invece ci trascina verso la rotta del cielo, da bravo marinaio, esperto d’infinito.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire PAGINA FACEBOOK

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