Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
Giobbe ricorda il dramma del male e del dolore che contesta ogni facile risposta ed ogni teologia che voglia tutto spiegare e far rientrare ogni radicale contraddizione del vivere in un semplice ragionamento consolatorio. Le sue parole pongono una inquietante domanda sulla condizione umana, la pesantezza della sofferenza e la fatica di vivere: ‘Non ha forse un duro lavoro l’uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?… I miei giorni… sono finiti senza speranza’.
Gesù non ha fuggito il contatto con le esperienze del male e del dolore. Marco nel suo vangelo insiste molto sulla vicinanza di Gesù a persone segnate da sofferenze di genere diverso: ‘Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni”.
Nell’arco della giornata di Gesù presentata nel primo capitolo si possono individuare tre scene: una in casa di Simone e di Andrea, la seconda dopo il tramonto davanti alla porta, la terza al mattino presto in un luogo deserto.
La prima scena presenta la guarigione della suocera di Simone presentata a letto con la febbre. Parlano di lei a Gesù. L’incontro con Gesù avviene nel tessuto quotidiano dei rapporti familiari. Marco offre quasi una veloce pennellata sull’agire di Gesù: si accosta e la rialza prendendola per mano e la febbre se ne va. La descrizione in poche parole, indice di un ricordo storico. Gesù non si atteggia a taumaturgo che opera in modo sorprendente. I suoi gesti sono semplici: si fa vicino, prende per mano, porta a rialzare. E d’altra parte questo gesto diventa un paradigma ed assume una valenza più profonda. In esso Marco suggerisce è lo svolgersi dell’incontro di ogni discepolo con Gesù. Ripete l’avverbio ‘subito’ dendo alla narrazione un senso di immediatezza. I verbi utilizzati non sono casuali: Gesù si accosta e la rialzò. Viene usato il verbo della risurrezione (‘rialzarsi’) e in questo gesto è indicato l’evento che si compie nella vita del discepolo che incontra Gesù. La potenza di vita di Gesù si comunica nel farsi vicino e nel prendere per mano chi è oppresso dal male. La scena si chiude così: ‘la febbre la lasciò ed ella li serviva’. Servire come continuità è indicazione di un nuovo orientamento della vita. Servire è verbo chiave al cuore del cammino di Gesù: egli ai suoi dirà di essere venuto per servire e dare la sua vita per tutti (cfr. Mc 10,45). E’ il verbo che denota il cammino di discepoli e discepole che lo servivano (Mc 15,41). La suocera di Pietro diviene un esempio, all’inizio del vangelo di Marco, del cammino di ogni uomo e donna che incontra e segue Gesù: scopre di essere liberato dal male per mettersi a servire e continuare in questa via.
La seconda scena è ‘davanti alla porta’ dopo il tramonto del sole: ‘gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era davanti alla porta’. Gesù si immerse nel contatto doloroso e confuso con i volti, le invocazioni, le storie di tanti segnati dal male. E ‘non permetteva ai demoni di parlare’, chiede il silenzio sulla sua identità nel momento in cui più forte è la ricerca e l’esaltazione di lui da parte di una folla desiderosa di prodigi ed di risposte immediate ai propri bisogni. In tale silenzio sta l’indicazione dello stile di Gesù e di quanto chiede ai suoi: solamente sotto la croce un pagano, il centurione romano dirà ‘Veramente quest’uomo era figlio di Dio’ (Mc 15,39). Sulla croce Gesù fa propria la sofferenza e la domanda lacerante di Giobbe e la rende luogo di un amore che solleva e rialza.
La terza scena è posta in un luogo deserto: è la preghiera di Gesù, presentata come momento di rapporto intimo, unico con il Padre, per accogliere la missione da Lui accolta: ‘per questo sono venuto’. La sua venuta proviene da un invio e ha radice in una relazione di affidamento. Benché tutti lo cerchino Gesù risponde: ‘Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là’. Il suo venire è per un annuncio oltre i confini che anche i suoi discepoli non riescono a comprendere.